Castellino non entra a Montecitorio e l’impianto della democrazia parlamentare italiana va a farsi friggere. D’ora in poi, per entrare alla Camera, bisognerà avere una coscienza specchiata e il benestare del PD che tanti danni ha causato agli italiani con la gestione scellerata della cosiddetta pandemia, assieme alle maggiori sigle sindacati, CGIL in testa, che non hanno difeso i lavoratori vessati, allontanati, sospesi, messi da parte, sviliti, vilipesi
Castellino non entra a Montecitorio, un po’ come quella frase di manzoniana memoria “Questo matrimonio non s’ha da fare!” E sì, perchè a decidere chi entra e chi non entra nella sede della rappresentanza degli Italiani non è una Commissione d’Inchiesta radunata per chissà quali misfatti, bensì partiti, sindacati, ominicchi che si ergono a censori e stabiliscono i buoni e i cattivi, scrivendoli alla lavagna, come quando eravamo alle Elementari.
Castellino non entra mentre esce la democrazia
Giuliano Castellino, ex leader di Forza nuova, è stato cancellato dalla lista dei presenti alla conferenza stampa alla Camera prevista alle 14,00 per la presentazione del partito Italia libera La sala stampa era stata prenotata dal deputato di “Sud chiama Nord”, Francesco Gallo. «Questa non è democrazia – ha detto. – In Italia non esiste il libero pensiero, c’è il pensiero unico e questo ne è un esempio classico. In Italia tutti possono parlare tranne Castellino? Fino ad oggi sono innocente, non ho condanne definitive».
Pensiero unico e domande vietate
Ma noi non ci meravigliamo di nulla. Dopo due anni di pensiero unico sostenuto da tutti i media (tranne pochissimi non allineati, in primis Radio Radio) in cui non si potevano nemmeno lontanamente ipotizzare domande o dubbi sulla validità di un vaccino che oggi si è ampiamente dimostrato pericoloso, inutile a fronteggiare il contagio, causa di malesseri, patologie invalidanti, morti improvvise, anche tra i giovanissimi, sebbene utilissimo a far schizzare alle stelle i guadagni delle case farmaceutiche e della politica che le sostiene.
Castellino non entra a Montecitorio come Puzzer non entra a Roma
La Suprema Corte sull’ex leader di Forza Nuova si è espressa così: «Persiste una condizione di rifiuto delle norme di convivenza civile» parlando addirittura di pericolosità sociale». La disposizione durerà tre anni e prevede l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza. Un po’ come quel provvedimento vergognoso, indegno di un Paese civile, nei confronti del povero Stefano Puzzer, il portuale di Trieste a capo della protesta pacifica e non violenza contro green pass e sieri obbligatori, raggiunto di un Foglio di via obbligatorio con divieto di soggiorno, per un anno, a Roma, come il peggiore dei criminali.
Pericolosità sociale di un governo che ha represso con la forza il dissenso
Per Castellino i supremi giudici della Corte di Cassazione hanno respinto il ricorso contro il decreto della Corte di Appello che aveva confermato la decisione del Tribunale di applicare la misura nei confronti dell’ex leader di Forza Nuova indicato come il fomentatore del presunto assalto alla Cgil. Hanno parlato di pericolosità sociale mentre avrebbero dovuto applicare tale misura a coloro che, proprio da Montecitorio, hanno guidato la più grande opera di repressione della storia contemporanea nei confronti di coloro che non hanno voluto sottomettersi alla dittatura sanitaria e all’imposizione, incostituzionale, di sieri sperimentali e non abbastanza sperimentati, che oltretutto non difendevano dal contagio, ma spacciati per medicina miracolosa in grado di fermare la trasmissione dell’infezione. Pericolosità sociale, dunque, di un governo che ha represso con forza e violenza il dissenso sociale, che ha aperto gli idranti contro cittadini inermi, che ha messo in mezzo ad una strada famiglie e lavoratori, che consentiva alle forze dell’ordine di guardare nei sacchetti della spesa!
Castellino non entra a Montecitorio, bloccato alle transenne
E così l’ex-leader di Forza Nuova responsabile dell’assalto alla Cgil, Giuliano Castellino, è stato bloccato nei pressi delle transenne, all’ingresso della Camera dei Deputati dove era atteso per la conferenza stampa di presentazione del movimento politico Italia Libera. Castellino, come anticipato, è rinviato a giudizio per i disordini dell’ottobre 2021, che portarono alla devastazione della sede nazionale del sindacato.
La resistenza degli avvocati Taormina, Trisciuoglio, Bacco, Provenzale
Sulla questione sono intervenuti, con forza e convinzione, gli avvocati Taormina, Trisciuoglio, Bacco, Provenzale. “Un eventuale diniego ad ITALIA LIBERA di svolgere la presentazione del partito alla Camera dei Deputati – hanno detto – qualora vi acceda anche Giuliano Castellino è uno sfregio al volto della democrazia.
I dirigenti di ITALIA LIBERA Avv. Prof. Carlo Taormina, Avv. Nicola Trisciuoglio, Dott. Francesco Bacco, Prof. Giuseppe Provenzale denunciano la minaccia di un eventuale diniego dell’autorizzazione concessa per la presentazione del partito presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati.
“È un vergognoso atto di discriminazione nei confronti della libera partecipazione democratica alla vita politica del paese. Un bavaglio alla libera espressione del pensiero garantita dai Nostri padri Costituenti”.
Serracchiani e Cazzola si indignano, ma non si indignavano quando i lavoratori erano affamati
Ad indignarsi per la conferenza stampa convocata alla Camera dei Deputati, tra gli altri, Cazzola della Cgil, nonchè la deputata del Pd, Debora Serracchiani che ha chiesto di bloccare l’evento, ricordando l’assalto alla Cgil del 9 ottobre 2021 per cui Castellino è attualmente sotto processo. Castellino, dal canto suo, proclama le sue ragioni. «Io sono innocente – ha rimarcato – ho ancora un processo in corso e credo di meritare di difendermi come tutti i cittadini italiani. Dell’assalto alla Cgil io non sono pentito, perché non ho commesso alcun reato e lo dimostrerò nel corso del procedimento giudiziario. Non ho commesso alcuna violenza. Ribadisco però che la Cgil non ha difeso i lavoratori nel momento del bisogno, quando c’era da lottare per il Green pass». E ha perfettamente ragione. Un solo sindacato ha preso le difese dei lavoratori sospesi, licenziati, sottodimensionati, lasciati a casa senza stipendio per non essersi uniformati alla massa. Questo sindacato è l’Anief, che non ha arretrato d’un passo quando si è trattato di affiancare i lavoratori, docenti, medici, sanitari, carabinieri, poliziotti.
Cgil Lombardia: “Il vaccino è un atto di responsabilità!” Smentiti dalla Pfizer stessa
E a proposito del coinvolgimento del Sindacato nella manovra politica che ha esautorato gli italiani di tutti i loro diritti primari, ecco cosa troviamo ad oggi sul sito della CGIL Lombardia, in un articolo del 23 agosto 2021. Prima che possano sparire dal web, le argomentazioni ampiamente smentite dalla stessa Pfizer.
Domande e risposte in merito alla posizione della Cgil sulla campagna vaccinale e sul Green Pass
In che modo la Cgil intende proteggere i lavoratori dal rischio contagio?
Lo facciamo applicando in tutte le aziende i protocolli Covid-19 che derivano da un accordo sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil con i datori di lavoro e con il governo, validati dalle autorità sanitarie e resi vincolanti all’interno di norme di legge.
Questi prevedono l’obbligo dell’adozione di quelle procedure, dispositivi e modalità organizzative del lavoro considerate dall’autorità sanitaria necessarie ed allo stesso tempo adeguate per affrontare e prevenire il rischio contagio. In assenza del rispetto delle procedure previste l’attività lavorativa non può proseguire.
Come la Cgil intende agire per promuovere la vaccinazione generalizzata?
Come Cgil, da quando sono disponibili i vaccini, siamo impegnati a promuoverne l’assunzione in ogni occasione possibile. La CGIL ha sempre indicato nella vaccinazione non solo una opportunità ma un atto di responsabilità verso la salute pubblica e verso la collettività.
Abbiamo inoltre concordato con aziende, governo e autorità sanitaria, con l’aggiunta di pareri chiari e stringenti da parte del Garante della Privacy, un protocollo per la vaccinazione in azienda.
Su questo punto in particolare, nonostante le dichiarazioni iniziali, non è stata avviata nessuna vaccinazione generalizzata nelle aziende. Per scelta delle stesse, come è noto e per la carenza strutturale nell’approvvigionamento dei vaccini.
Come la Cgil intende agire per rendere obbligatorio il vaccino contro il Covid 19?
Non è disponibile per il sindacato alcuna azione ulteriore, al di fuori di quanto già attivato. La questione è competenza esclusiva del legislatore. Come già ampiamente è chiaramente affermato da tempo, la Cgil non sarebbe contraria ad un provvedimento che renda obbligatorio il vaccino. Sarebbe l’unica possibilità prevista dalla Costituzione per istituire un trattamento sanitario obbligatorio.
Come la Cgil intende agire per determinare l’obbligo vaccinale come condizione per aumentare la prevenzione in azienda?
La questione potrebbe essere affrontata in maniera relativamente facile. È necessario innanzi tutto definire il contagio come un rischio specifico legato all’organizzazione e allo svolgimento dell’attività lavorativa (responsabilità del datore di lavoro).
Quindi definire la vaccinazione come un’azione preventiva (come è, ad esempio, attualmente, il vaccino antitetanico).
Essendo però il vaccino un trattamento sanitario, occorre (come è per il vaccino antitetanico), un provvedimento di legge che ne autorizzi l’obbligo (competenza esclusiva del legislatore).
Non sarebbero sufficienti per questo fine, una FAQ sul sito del Governo, un atto unilaterale aziendale e nemmeno un accordo sindacale che sarebbe illegittimo e del tutto inefficace.
A quel punto, con il rischio specifico definito e la norma di legge promulgata, rischio e azione preventiva vanno inseriti nel DVR, determinando un obbligo per il lavoratore al quale viene contestualmente garantito il diritto alla gratuità e all’intervento del SSN (responsabilità del datore di lavoro previa consultazione del RLS ed eventualmente l’intervento dell’autorità sanitaria).
Anche in questo caso, se ci fosse un provvedimento di questo tipo, come già ampiamente affermato, non ci sarebbe nessuna opposizione da parte sindacale. Come è semplice vedere, non è uno scaricabarile. È banalmente una questione di competenze esclusive.
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