Carlo vive e lotta insieme a noi: il ricordo della terribile morte di Carlo Giuliani per mano di un carabiniere. A Genova Manu Chao ricorda l’accaduto.
Carlo vive nei nostri ricordi e nella nostra rabbia. Genova 20 luglio 2001, piazza Alimonda, ore 17.27. Carlo Giuliani viene ucciso dal colpo di pistola sparato dal carabiniere Mario Placanica. Vent’anni dopo, come ogni anno, i manifestanti sono tornati nella piazza dove, insieme ai genitori del giovane Carlo, procedono a ricordarlo con un minuto di silenzio. Sul palco anche Manu Chao che nel 2001 suonò a Genova che si preparava al G8.
Carlo vive nelle nostre idee
Il giovane 23enne venne ucciso da un colpo di pistola del carabiniere Mario Placanica in seguito agli scontri per le strade di Genova che ospitava il G8. I manifestanti presenti quest’anno hanno ripercorso simbolicamente il corteo delle “tute bianche” interrotto dalle cariche delle forze dell’ordine e dai lacrimogeni. Tra i tanti striscioni spiccava “un altro mondo è – ancora – possibile”. Parole che si ispirano a quelle del 2001. Il corteo si è fermato nell’atrio del Palazzo Ducale che 20 anni fa ospitò i capi di Stato riunitisi per il G8 nella, cosiddetta, “zona rossa” inviolabile.
Il dolore di una famiglia
“Questa piazza deve servire perché se quelli che sentono queste cose, le conoscono, le capiscono e le continuano a raccontare e le fanno conoscere è possibile cambiare un po’ questo Paese e rimetterlo sulla strada giusta”, dice da sotto il palco il padre Giuliano. Da vent’anni la famiglia Giuliani diffonde una ricostruzione dei fatti diversa da quella giudiziaria, su quella morte non ci fu un processo.
Carlo vive per un altro mondo che è possibile
“Per me oggi è molto difficile parlare. – Afferma la sorella di Carlo, Elena Giuliani – Sono passati ormai 20 anni e la cosa che ho sentito dire più spesso è: “Genova è stata devastata” – dichiara -. Quello che posso dire io è che di questa devastazione materiale non vi è ormai traccia, perché le cose si riparano. Vent’anni fa sono stati devastati i nostri diritti. Allora si diceva “un altro mondo è possibile”, ma oggi dico che un altro mondo è necessario. La pandemia è stata l’ultima delle dimostrazioni: avevamo ragione. Dobbiamo camminare tutti insieme per raggiungere lo scopo comune. Dopo 20 anni a questa piazza resta il ricordo di Carlo, di quei giorni e delle sue idee. A me invece resta un vuoto, qualcosa che mi divora da dentro“.
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