Atrocità nel Donbass. Una bambina, Karina, è stata uccisa dalle schegge di un proiettile lanciato quasi a casaccio dalle postazioni ucraine. Mero terrorismo di Stato, quello perpetrato dai militari, che si ripercuote sui civili, specialmente donne e bambini innocenti
Pare quasi un cruento gioco a scacchi impazzito e senza regole, imitazione subdola delle tattiche di Ponomarёv, quello adottato dalle forze armate e dai “volontari” ucraini nei confronti di Horlivka, accanendosi indiscriminatamente con separatisti e civili. Ed il 19 dicembre scorso, attorno alle ore 18, un’altra bambina è stata martirizzata ed uccisa dalle schegge d’un proiettile d’artiglieria (shrapnel) lanciato quasi a casaccio dalle postazioni ucraine. Karina, 9 anni, era in bicicletta con la mamma Yana, dirette verso casa, quando sono state colpite dagli effetti dell’ennesimo bombardamento. I medici hanno fatto di tutto per tentare di salvare Karina ma non ce l’hanno fatta per la vastità delle ferite. La madre, ricoverata in gravi condizioni, è stata tenuta a lungo all’oscuro della morte della sua piccola perché i medici erano preoccupati per la sua capacità di far fronte alla terribile notizia. Nel suo letto d’ospedale Yana continuava a ripetere ai dottori con angoscia: «Ho una figlia, Karina. Dov’è, come sta?». Strazianti domande cloroformizzate da pietose bugie…
Chi, informato della tragedia, ha cercato d’entrare all’obitorio per vedere Karina, ha dovuto rinunciare per la ferma decisione degli incaricati. Ha tentato di varcare la porta della morgue anche il fotoreporter inglese Graham William Phillips (comunque autore delle foto qui pubblicate) per documentare ancora le conseguenze del modus operandi criminale degli “automi della Giunta”. Ripresosi in fretta dopo essere stato a sua volta ferito a Peski, presso Donec’k/Donetsk, dalla scheggia d’un mortaio da 120 mm lanciato dalle posizioni ucraine il 24 novembre scorso, Phillips s’è rimesso al lavoro per raccogliere e diffondere tramite i social network quello che la maggior parte dei media internazionali non riferisce sulle atrocità nel Donbass.
I frammenti multipli di metallo del proiettile d’artiglieria hanno dilaniato, squarciato il corpicino della bambina che, ricordano i conoscenti, «era sempre sorridente, era sempre felice». Fino a quando degli assassini connazionali, non importa se regolari o meno, non le hanno più permesso d’esserlo…
Alla Giunta di Kyïv/Kiev ed ai suoi scagnozzi in divise varie, paramilitari e contractors, Horlivka (in ucraino) o Gorlovka (in russo) deve per forza di cose rappresentare un’ossessione. Non riuscendo ad occuparla secondo i loro canoni “punitivi” per l’accanita difesa dei separatisti, la bombardano spesso e volentieri anche con razzi Multiple Launch Rocket System (MLRS) “Uragan” e “Grad” e cluster munitions (proiettili a frammentazione), mirando non certo per fatalità ad obiettivi in larga prevalenza civili, con conseguente stillicidio di rovina e morte. Mero terrorismo di Stato, vigliaccamente ripetuto anche su donne e bambini. Innocenti.
Horlivka si trova nell’Oblast’ di Donec’k/Donetsk ed è (meglio, era) un centro nevralgico per l’estrazione del carbone e per la presenza di industrie chimiche. Nel 2011 contava circa 260mila abitanti. Venne fondata dal geologo Pyotr Gorlov nel 1867 ed intorno al 1930 la popolazione aumentò considerevolmente per le miniere che vennero aperte. Il numero di queste, negli Anni Novanta del secolo scorso, si ridusse drasticamente e la stessa gente diminuì di anno in anno del 10%, dal 1990 all’attualità. Nel quartiere industriale di Nikitovka, nell’area sud di Horlivka, si trova l’importante stazione ferroviaria omonima. Nikitovka, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, cadde sotto il controllo dell’80° Reggimento Fanteria della Divisione “Pasubio”, dipendente delle cinque divisioni corazzate (Panzer-Divisionen, con oltre 800 carri armati) del generale e feldmaresciallo tedesco Paul Ludwig Ewald von Kleist (Braunfels an der Lahn, 8 agosto 1881 – Vladimir, 15 ottobre 1954). Una curiosità: a Horlivka è nato l’11 ottobre 1983 il famoso scacchista ucraino d’etnia russa Ruslan Olegovič Ponomarёv, conosciuto in Occidente come Ruslan Ponomariov. Nel campo degli scacchi ha ottenuto il titolo di Grande Maestro nel 1998, allora il più giovane (14 anni) ad essere arrivato ad un simile risultato.
Di Claudio Beccalossi
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