Beirut, quattromila feriti: la Croce Rossa Libanese ha rivolto un appello urgente per chiedere sangue, a giudicare anche dalle immagini diffuse dai social media e dalle televisioni che mostrano persone rimaste intrappolate sotto le macerie di edifici crollati
Beirut, quattromila feriti, la capitale Libanese subisce ancora una volta una terribile esplosione. Il primo scoppio risale a quindici anni fa, e viene ricordato per la detonazione dell’autobomba che uccise Rafiq Hariri. La sua morte portò alla fine dell’occupazione siriana del Libano, cambiando così la storia del Paese. Secondo Michel Aoun, presidente del Libano, l’esplosione sarebbe stata provocata da un incendio in un deposito nel porto dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate diversi anni fa da una nave.Il bilancio delle vittime è ancora provvisorio,si contano più di ceto morti e i feriti sono oltre quattromila. Tra questi, un militare italiano, Roberto Caldarulo, caporal maggiore del battaglione Gestione Transiti (RSOM) di Bari. Ma il conteggio potrebbe essere piu’ pesante, avvertono le autorità: secondo il governatore della città, Marwan Abboud, i dispersi sono piu’ di 100.
La testimonianza di Lorenzo Trombetta
Due dei principali quotidiani sono stati abbatuti, l’edificio di Orient le Jour e al Nahar. Anche la redazione di Daily star, quotidiano in lingua inglese. Ferito anche parte dello staff del New York Times. “Sono vivo per miracolo – tweetta Lorenzo Trombetta, corrispondente dell’Ansa e di Limes, e fondatore del sito di informazione SiriaLibano.com. – ma le schegge hanno ferito i miei più cari. Vivi per miracolo. Oggi sono entrato in un inferno mai visto”.
Beirut, quattromila feriti. Incidente o atto terroristico?
Sembrerebbe che le due esplosioni siano collegate: il Tribunale speciale dell’Onu, fra due giorni emetterà il verdetto per l’omicidio dell’ex ministro libanese risalente al 14 febbraio 2005. La colpa del delitto verrà addossata alla Siria e al movimento sciita di Hassan Nasrallah, alleato di Bashar al Assad alla cui influenza Hariri avrebbe voluto sottrarre il Libano. Attualmente non ci sono prove per collegare i due tragici fatti. Secondo Donald Trump, le esplosioni a Beirut assomigliano ad un terribile attentato. Il pensiero del presidente dell’USA è emerso in una conferenza stampa. “Dirigenti militari USA – aggiunge Trump – pensano ad un attacco: a una bomba di qualche tipo”.
Beirut, è il momento di mettere da parte le controversie
Prese di distanza dei principali attori della Regione. Fonti israeliane hanno sottolineato che Israele non ha alcun legame con le esplosioni avvenute al porto di Beirut e si impegnano così a prestare aiuti umanitari al Libano. “Abbiamo grande esperienza – il portavoce dell’esercito su Twitter – su come affrontare queste situazioni. E’ il momento di mettere da parte le controversie”. Anche Hezbollah ha dichiarato che la deflagrazione non è stata causata da missili. “Le terribili immagini che arrivano da Beirut – ha twittato il premier italiano Giuseppe Conte – descrivono solo in parte il dolore che sta vivendo il popolo libanese. L’Italia farà tutto quel che le è possibile per sostenerlo”.
Beirut, bilancio vittime rimane incerto
Il numero delle vittime potrebbe comunque aumentare, a giudicare anche dalle immagini diffuse dai social media e dalle televisioni che mostrano persone rimaste intrappolate sotto le macerie di edifici crollati. Un testimone che vive sulle colline a est della capitale, alcuni chilometri dal porto, ha riferito che lo spostamento d’aria è stato talmente potente da far saltare tutte le placche delle prese di corrente nella sua abitazione. In interi quartieri del centro praticamente nessun edificio è rimasto con i vetri intatti. La Croce Rossa Libanese ha rivolto un appello urgente per chiedere sangue. Alcuni testimoni riferiscono inoltre di cadaveri in strada, ma al momento non sono state fornite cifre ufficiali sulle vittime.
Farnesina, attiva l’unità di crisi
Tra i feriti ci sarebbe anche un militare italiano che non è grave, è il caporale maggiore Roberto Caldarulo, del battaglione Gestione Transiti (RSOM) di Bari, mentre altri sono sotto osservazione in stato di choc. Lo apprende l’Ansa da fonti qualificate, secondo cui i militari fanno parte di un’unità del contingente italiano in Libano. La Farnesina, attraverso l’Unità di Crisi e l’Ambasciata in Libano, si è attivata per “prestare ogni possibile assistenza ai connazionali presenti nel Paese e continua a monitorare la situazione”. Lo riferiscono fonti del ministero degli Esteri. Il ministro ha annunciato lo stato di emergenza in tutti gli ospedali della capitale. Dopo la potente esplosione che ha sconvolto Beirut, il presidente libanese Michel Aoun ha convocato una riunione di emergenza del Consiglio nazionale di Difesa. Lo riferisce l’agenzia di stato, Nna.
Beirut, quattromila feriti: nave civile italiana distrutta
Vincecnco Orlandini, 69 anni, è stato intervistato dalla tv Lazeer. Orlandini membro dell’equipaggio di una nave civile italiana, la Regina d’Oriente, ormeggiata vicino al luogo dell’esplosione. Era coperto di sangue dopo che l’esplosione lo ha lanciato attraverso una cabina della sua nave, mentre diverse persone a bordo sono state ferite e portate in ospedale, ha detto Azhari. “Ho sentito l’esplosione – dichiara Orlandini – e sono volato sul lato opposto della lobby. Sono atterrato sul tappeto e sono stato fortunato perché penso che mi abbia salvato. La nave è completamente distrutta: le cabine, il salone, tutto”.
Beirut, quattromila feriti: la dinamica
Ancora non è chiara la dinamica degli eventi. Secondo quanto riporta una fonte locale, la prima esplosione accidentale sarebbe partita da una nave che trasportava un carico di fuochi d’artificio. Da qui si sarebbe innescata una seconda esplosione più grande in un deposito chimico. Ora una nuvola gigantesca sovrasta la città e gli abitanti sono in fuga. Secondo il canale televisivo panarabo Al Mayadeen la violenta esplosione è stata sentita anche a Cipro, e a 240 chilometri di distanza.
Beirut, quattromila feriti: la nube tossica
Il ministro dell’interno del Libano, Mohamed Fehmi, ha dichiarato ai giornalisti che l’esplosione al porto sarebbe stata causata “dal nitrato di ammonio, immagazzinato in grande quantità”. Le dichiarazioni confermerebbero le notizie circa la formazione di una nube tossica, riconducibile a una sostanza chimica, segnalata dai residenti di Beirut. Anche una testata libanese, al Mayadeen, riporta di un deposito di sostanze chimiche, in particolare il benzene.
L’italia è vicina agli amici libanesi dichiara Di Maio
“I nostri pensieri”, ha scritto in un tweet il Ministro degli Esteri, vanno alle famiglie delle vittime, a cui esprimiamo il nostro profondo cordoglio, e alle persone ferite, a cui auguriamo una pronta guarigione”.
Gravi danni all’Ambasciata australiana
L’ambasciata australiana a Beirut è stata danneggiata in modo significativo dalle devastanti esplosioni che ieri hanno riportato il terrore nella capitale libanese. E’ stato il premier australiano Scott Morrison a confermare, come riportano i media australiani, che la rappresentanza diplomatica – a circa 1,8 km dal luogo delle deflagrazioni – è stata “colpita in modo significativo”. “Possiamo dire che tutto il personale sta bene, ma l’edificio dell’ambasciata è significativamente compromesso”, ha aggiunto. Tra le vittime delle esplosioni c’è anche un cittadino australiano.
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