Azoto cancerogeno da allevamenti intensivi: 168 comuni sono a rischio ambientale per eccessivi carichi di azoto. Allevamenti intensivi continuano a crescere, ricevendo importanti finanziamenti pubblici tramite la Politica agricola comune, a discapito delle piccole aziende che producono in modo ecologico, e che scompaiono in silenzio
Azoto cancerogeno da allevamenti intensivi. Secondo una relazione tecnica della Regione Lombardia, 168 comuni sono a rischio ambientale per eccessivi carichi di azoto. Principalmente imputabili alle attività di zootecnica intensiva. Ed è proprio in questi comuni che gli allevamenti intensivi continuano a crescere, ricevendo importanti finanziamenti pubblici tramite la Politica agricola comune, a discapito delle piccole aziende che producono in modo ecologico, e che scompaiono in silenzio. A dimostrarlo è l’indagine di “Fondi pubblici in pasto ai maiali”, pubblicata da Greenpeace. “In Lombardia – dichiara l’associazione – vengono allevati circa la metà dei suini e un quarto dei bovini del nostro Paese”.
“Un carico di liquami da smaltire eccessivo per i territori che ospitano queste attività – continua poi l’associazione – e che non sembra andare verso una diminuzione, dato che la Regione ha fatto richiesta di deroga per innalzare la soglia massima di chili di azoto per ettaro autorizzata”. Decisione intrapresa per soddisfare le esigenze dei grandi allevamenti, ma che mette ulteriormente a rischio la salute delle comunità.
Azoto cancerogeno da allevamenti intensivi: quali sono i principali rischi?
Sicuramente i rischi per l’acqua e per la salute . Con lo spandimento sui campi degli affluenti zootecnici, le grandi quantità di azoto finiscono nei terreni agricoli. Finendo così, nelle falde acquifere, mettendo a rischio la qualità delle acque aumentando la possibilità di esposizione dei cittadini a nitrati con ripercussioni serie per la salute. “Alcune indagini – spiega nel rapporto Carlo Modonesi, membro del Comitato scientifico dell’Associazione medici per l’ambiente – hanno evidenziato una possibile relazione tra l’esposizione cronica a nitrati e una maggiore incidenza di cancro negli adulti”. Tanto che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, emanazione dell’OMS, li ha inseriti nel gruppo dei probabili cancerogeni per l’uomo.
Italia sotto procedura perchè?
“Il problema – spiega Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia – sta nell’eccessivo numero di animali allevati, soprattutto a concentrazioni così elevate come in Pianura Padana”. “La soluzione – continua Ferrario – non può essere una ulteriore deroga”. La direttiva Nitrati d’Europa ha fissato il limite di carico di azoto che ogni terreno può assorbire. Bruxelles ha chiesto a ogni Paese di classificare i suoi territori in Zona Vulnerabile da Nitrati e non. Le ZVN sono territori caratterizzati da acque già contaminate o che potrebbero diventare tali in assenza di interventi adeguati. Per questo motivo, in queste aree il limite legale di azoto al campo annuo, derivante dalle deiezioni animali, è fissato a 170 chili ad ettaro ossia la metà del limite fissato per i terreni non vulnerabili.
L’Italia è già sotto procedura di infrazione da parte della Commissione europea proprio per mancato adeguamento alla Direttiva nitrati. In particolare Bruxelles contesta carenze nella designazione delle ZVN, nei monitoraggi delle acque e nell’adozione di misure supplementari per contrastare l’inquinamento da nitrati.
Lombardia richiesta aumento azoto. Tuteliamo le aree più a rischio
Le aree dove si superano i limiti devono quindi essere maggiormente tutelate dal punto di vista ambientale, cosa che invece non sempre accade. Stando ai dati della relazione tecnica di Regione Lombardia, nel quarantatre per cento dei comuni lombardi in ZNV il carico di azoto supera i limiti fissati. “Il limite di 170 chili a ettaro di azoto è superato in gran parte delle aree agricole di pianura delle province di Bergamo e Brescia – si legge sui documenti ufficiali della Regione – nella parte sudoccidentale e nordoccidentale della provincia di Mantova, nel settore settentrionale della provincia di Cremona e in alcuni comuni della provincia di Lodi”.
La trasparenza nell’erogazione dei sussidi – L’indagine ‘Fondi pubblici in pasto ai maiali’ ha sovrapposto alla mappa dei carichi di azoto prodotta dalla Regione Lombardia quella dei fondi europei destinati agli allevamenti lombardi, elaborata con i dati ottenuti solo dopo una lunga serie di richieste di accesso agli atti agli organismi pagatori della Pac, andando a rilevare come quasi la metà dei fondi finiscano proprio nei 168 comuni ‘fuorilegge’.
“Maggiore trasparenza nell’erogazione dei sussidi e maggiori controlli sulle pratiche agricole sono necessari – aggiunge Federica Ferrario – ma ciò che serve con urgenza è modificare radicalmente il sistema che sostiene i modelli di produzione intensiva e valorizzare invece le tante produzioni di qualità su piccola scala, per renderle ancora più sostenibili e resilienti anche a crisi come quella legata al Covid-19”.
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