Antonio Scioli reliquie santini che alimentano una passione “sana”, sostenuta da una formazione accademica, da una curiosità da intellettuale unita ad una semplicità disarmante. Intervista esclusiva al componente della Riserva Moac, la famosa band folk rock italiana, la Drugstar 850, il crocifisso di Padre Candido Amantini, uno degli esorcisti più importanti della Scala Santa, gli ex voto, i devotionalia, gli ex pilibus, ex ossibus, ex carne,una specie di ampolla di San Gennaro, grumi di sangue di Sant’Amanzio. Hashette, HC Association e similia. Molise Noblesse e promozione territoriale
Antonio Scioli reliquie santini e centinaia di altre curiosità che vanno a braccetto con la musica, le api, la confraternita di San Michele Arcangelo che seppelliva i condannati a morte in quel di Monteroduni, l’idea “folle” di un museo speciale e la “follia” di un’amministrazione comunale, quella di Castelpetroso, che ci ha visto lungo sulle possibilità di sviluppo turistico-territoriale di una raccolta unica nel suo genere che richiama appassionati da tutto il mondo. D’altronde è il chiodo fisso di Molise Noblesse, questa promozione territoriale che passa per la conoscenza, in primis, presso gli stessi molisani, delle peculiarità di una terra incredibile“
Antonio Scioli reliquie santini: letterato figlio di farmacisti, alcolizzato sentimentale
Antonio Scioli si presenta in redazione UMDI con la t-shirt della Riserva “Alcolizzato sentimentale”, carico di scatole, contenitori, un ostensorio che fuoriesce dalla montagna di meraviglie. Un gigante buono i cui genitori sono di Monteroduni, entrambi farmacisti a Castelpetroso. L’intervista si protrae per tre ore, tante sono le cose, le domande, le curiosità per un personaggio che sembra venuto fuori da una favola.
D. Antonio Scioli collezionista. Come nasce questa passione?
R. “Può sembrare banale, ma si tratta di una passione nata per caso. Ho iniziato a collezionare santini perchémi sono imbattuto in un vecchio armadio, nel 1996. La sorella di mia madre possedeva una casa molto antica a Monteroduni: l’armadio di cui parlo si trovava in quella abitazione. Aprii le ante e scoprii che era pienozeppo di santini, tutti di fine ‘800 inizi ‘900”.
D. Chi è lo studioso Antonio Scioli?
R. “Figlio degenere di madre e padre farmacisti entrambi, sono laureato in Lettere Antiche, iscritto al collegio dei periti di Roma nella categoria Antichità e Belle Arti, sottocategoria Arte Sacra. In Italia siamo solo due, io e l’avvocato Biagio Gamba di Scalea”.
D. E Antonio Scioli nel privato?
R. “Lavorativamente mi dedico all’apicoltura, ho una società di produzione “Terre del Sacramento”, a Castelpetroso. Commercializziamo tutti i prodotti dell’alveare, ma soprattutto mi dedico attività didattica nelle scuole. Facciamo lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado, dalla primaria all’università. All’ateneo del Molise collaboriamo con il prof. Palladino, docente di entomologia”.
D. E poi?
R. “Sono appassionato di moto, ha una DRUGSTAR 850, con cui partecipo ai motoraduni in tutta Italia. Amo la musica e suono soprattutto gli strumenti antichi. Quasi me ne dimenticavo, faccio parte della Riserva Moac e suono zampogna, ghironda, cornamusa scozzese e flauti dal mondo”.
D. Ma c’è dell’altro, una Confraternita antica di 500 anni
R. “Sono Priore della Confraternita di San Michele Arcangelo e San Leonardo di Monteroduni. La più antica attestazione che riguarda la Confraternita risale al 1570. Abbiamo trovato documenti in cui si faceva menzione dell‘obbligo di seppellire i morti, soprattutto i condannati a morteperché, come sappiamo, non potevano essere sepolti nei cimiteri. La Confraternita raccoglieva i corpi e dava loro degna sepoltura.
Ne troviamo menzione in “Storia del Molise” di Masciotta, mentre tali documenti sono conservati attualmente nell’archivio della Confraternita sotto il castello di Monteroduni, nella sede originale, la stessa del 1570, che fa riferimento alla chiesa di Sant’Urbano Papa. Esattamente in quel luogo venivanoeseguite le condanne a morte.
D. Scrive su Hashette, terzo editore mondiale
R. “Per il collezionismo di santini sono stato ingaggiato da Hashette,la nota rivista di collezionismo,per la quale curavo i fascicoli sulCollezionismo dei Santini”.
Hachette è un gruppo editoriale francese. Fondato nel 1826 da Louis Hachette, fa parte del Gruppo Lagardère, che l’ha acquisito nel 1981. È il terzo editore mondiale nell’editoria di consumo e scolastica, il primo in Francia e il secondo in Spagna. Ma Antonio Scioli è anche il fondatore di HC ASSOCIATION, organismo di collezionisti di immagini sacre a livello europeo.
D. So che sta realizzando La Pietà Popolare Molisana. Un museo a Palazzo Marchesale “De Rossi” di Castelpetroso
R. “Ci stiamo lavorando. Sarà un museo di pietà popolare, una esposizione di pezzi che ho raccolto negli anni, che vanno a tradurre quella pietà popolare tradizionale che contraddistingue la religiosità delle nostre nonne, dove religione e superstizione si fondono, a livello sociologico, antropologico. Mi affascina, di questo mondo, che si va a calare in quella linea di confine tra religiosità e superstizione, quel mondo narrato dalle favole cruente, che incutevano paura. Ecco, iopasso il mio tempo a ricercare reperti, pezzi che traducano un po’ questa passione, se vogliamo, questa forma di follia in un tempo di modernità”
D. Chi è il collezionista?
R.“C’è una bella differenza tra raccoglitore seriale e collezionista. Il seriale mette dentro tutto, io ricerco il pezzo da esporre e da acquisire come feticcio personale. Inoltre siamo nel campo della religiosità. In genere il collezionista di santini, reliquie ed ex voto è un bigotto stucchevole. Io invece guardo a questi oggetti con un occhio antropologico, di studioso.
D. Cosa c’è nella sua collezione?
R. “Quadretti ex voto, devotionalia in argento(bassorilievi di gambe, seni, piedi, mani, teste, uteri), ma anche molti medaglioni confraternali delle Confraternite del Molise che si sono estinte. C’è un Reliquiario/ostensorio che contiene le reliquie ex ossibus dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo Maggiore, di San Fedele,di Papa Zaccariae soprattutto dei Santi Innocenti. Si tratta diframmenti ossei dei bambini maschi, dai 2 anni in giù, che a Betlemme vennero fatti uccidere da Erode detto “il Grande” affinché tra di loro venisse ucciso anche il bambino Gesù, secondo quanto avevano predetto i Magi. E infine, c’è un pezzetto del Velo della Beata Vergine. Tutti gli oggetti hanno il certificato di autenticità, che può essere del vescovo, ”.
D. Parlava anche di un esorcista.
R. La collezione contiene il crocifisso di Padre Candido Amantini, uno degli esorcisti più importanti della Scala Santa. La croce si apre in due ed è piena di reliquie di santi che infondono forza all’oggetto. Grazie a quella forza padre Candido faceva gli esorcisti. Ecco, sembra un crocefisso come tanti, ma dietro c’è una storia. Dietro ogni reliquia ci sono uomini e donne, speranze, dolori, attesa, gratitudine, devozione. Non è tanto il valore artistico e storico il punto di forza di questi oggetti, ma quello che rappresentano, le emozioni che vi sono condensate, la memoria.
D. E di un anello nuziale di 2000 anni fa…
R. “Questo anello di alabastro è l’anello della Vergine Maria, risale al 1132 ed è una reliquia per contatto proveniente dalla Cattedrale di Perugia, dove è custodito il vero anello del matrimonio della Vergine.
D. Sei andato a Perugia?
R. “Si, e ho potuto godere della vista dell’anello originale. Emozioni a fior di pelle, perché queste visioni appagano le passioni. A Perugia c’è l’anello originale, ma il mio è un falso originale con tanto di bolla che attesta la falsa originalità, ma resta sempre una reliquia per contatto, dunque sempre potente”.
D. E la bara? Vero che la tiene in camera?
R. “Si tratta di una bara da catafalco. L’ho acquistata sul mercato antiquario a Perugia, anzi, per essere precisi, a San Sepolcro. La tengo in casa. Si tratta però di una bara di scena, utilizzata durante le messe pro defuntis,posizionata sul catafalco a simulare la presenza di un feretro all’interno, indicato dal memento mori dipinto all’esterno. Quell’immagine ci ricorda che dobbiamo morire (Troisi docet), dunque è un monito a comportarsi bene.
D. E Antonio Scioli si comporta bene?
R. “Penso proprio di no”
D. L’evoluzione dei santini, le reliquie. Ex voto o devotionalia?
R. “La maggior parte degli oggetti della mia collezione sono non già gli ex voto, ma devotionalia.
Gli ex voto sono in genere dei quadretti dipinti dove il volvente racconta la storia per immagini della grazia ricevuta.
Invece i devotionalia sono oggetti donati da colui che chiede il voto, nel momento in cui ci si appella al divino per la concessione della grazia. “Io dono la parte malata, qui riprodotta, ricordati di guarire la mia gamba. Di origine romana ed etrusca, nel momento in cui chiedo la grazia, dono la parte malata, non quella guarita. Ce lo dice già la parola ex voto,dallalocuzione latina per ex voto suscepto, ossia “secondo la promessa fatta”.
Il devotionalia è esattamente l’elemento che valida quella linea sottile tra religiosità e superstizione. Le mie sono tutte reliquie di primo livello tutte ex ossibus. Le reliquie, in effetti, sono di vari livelli: per contatto, expilibus, exossibus, ex carne. Le mie, come dicevo, sono tutte di primo livello”.
D. Antonio Scioli reliquie santini, per esempio…
R. “Beh, tra le reliquie vediamo, per esempio: San Tommaso d’Aquino, Santa Teresa D’Avila, San Rocco, Santa Maria Francesca, San Luca Evangelista (ex ossibus), San Matteo, Sant’Antonio Abate, Sant’Urbano, Sant’Ignazio di Loyola, Santi Medici Cosma e Damiano, san Sebastiano.
D. Mi diceva che c’è una santa particolare?
R. “Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, la santa delle gravidanze impossibili. Quando una donna non riesce ad avere figli, siede sulla sedia della fertilità che si trova a Napoli nellachiesa Vico Tre Re, quartiereToledo e il miracolo, se intensamente voluto, si verifica. L’ex voto per eccellenza relativo a questa santa, sono i fiocchi della nascita che si appendono all’ingresso delle abitazioni. Tutti quelli che troviamo accanto alla santa, moderni, in rosa e celeste, testimoniano la grazia ricevuta e la nascita di un bambino o di una bambina”
D. E poi una specie di ampolla di San Gennaro
R. “Contiene grumi di sangue di Sant’Amanzio, venerato a Jelsi”.
D. Si scioglie?
R. “No, finora almeno non si è sciolto. Lo sa che anche il sangue di Santa Patrizia, compatrona di Napoli, si scioglie ogni anno, ma chissà perché è famoso solo il sangue di San Gennaro!”
D. Da dove proviene una così vasta e completa collezione?
R. “Viene fuori da anni e anni di ricerche, studi, richieste, investigazioni, colpi di fortuna. Molti pezzi mi sono stati regalati perché ho un appalto con la Curia per realizzare il Museo; molti provengono dalle Congregazioni, tante dalle Sacrestie. Sa, i preti moderni spesso non intendono valorizzare queste reliquie. E allora il museo diventa un modo per conservarne la memoria e consentire ad un pubblico più vasto di fruirne. Eppure, vede questa reliquia del 700? Sono 300 anni che sta in mezzo alla gente, pensi solo a quante persone hanno pregato davanti a questa reliquia, e quanti hanno messo nelle mani di questi santi i loro problemi, le loro storie”.
D. E l’idea del Museo “della Religiosità e della pietà popolare”?
R. “Nasce per bisogno, non per mecenatismo perché la mia collezione mi sta cacciando fuori di casa. Scherzo. In realtà mi piace condividere questa passione con gli altri. Soprattutto mi piace raccontare le storie che stanno dietro questi oggetti. E penso che un Museo che raccolga questo tipo di oggetti sia un buon fattore attrattivo per il turismo. Insomma, facciamo bene al territorio. Ma non solo. Facciamo bene a noi, alimentiamo le nostre radici. Questi oggetti hanno un valore che va ben al di là di quello intrinseco, storico e commerciale: ci viene da chiederci cosa hanno rappresentato per i nostri genitori, per i nostri nonni; ci domandiamo a chi sia appartenuto questo braccio e per quale motivo, per quale grazia richiesta l’ha donato. E se vediamo una parete intera colma di ex voto, non possiamo non sentirci contriti per le malattie e il dolore che sono dietro ognuno di questi elementi”.
Nella pratica il museo verrà allestito nel Palazzo Marchesale De Rossi di Castelpetroso per la fine dell’estate. Il sindaco, Michela Tamburri, è entusiasta, ma soprattutto l’assessore Angela Farro che si è entusiasmata subito, non appena avevo proposto l’idea. Conterrà oggetti che vanno dal ‘500 a fine ‘800, molti ex voto, tanti alamari lavorati in argento. In programma c’è un possibile collegamento con Antonio Scasserra per una collaborazione conil Musec, il bellissimo Museo del Costume. Anche il modo di vestire ci racconta molto sulle tradizioni religiose del Molise”.
D. Antonio Scioli, come si conciliano tutte queste attività passioni?
R. “Basta organizzarsi”.
D. Ma al di là del tempo per organizzarsi, come convivono passioni tanto diverse?
R. “Non ci ho mai pensato. Ma credo che il collante sia l’estetica. La bellezza intrinseca degli oggetti, la bellezza delle storie che rivelano, la bellezza della storia in cui sono contestualizzati.
D. Di tutte le anime di Antonio Scioli, quale è quella che in questo momento ti rappresenta?
R. “Forse la passione nelle storie che rivivono e vivificano ogni pezzo”
D. “Credi alle favole?
R. “No. Sono un mezzo di comunicazione, Fedro scriveva favole per far passare messaggi. Sono un mezzo di insegnamento”.
D. Sono attuali?
R. “Sempre, soprattutto Fedro”.
D. E trovi che le reliquie sono una contaminazione adulta delle favole?
R. “La reliquia è un fatto concreto e tangibile, un pezzo del corpo di una persona che è vissuta. La vita vissuta di questi personaggi”.
D. Quanto c’entra la tua personale religiosità in questo?
R. “C’entra ben poco, ma ha a che fare moltissimo, invece, con tutto quel retaggio culturale che questi oggetti trasmettono. Un oggetto ti dice da dove vieni, chi sei….”
D. A te ha cambiato la vita questa collezione?
R. “Mi ha fatto prendere maggiore consapevolezza delle mie radici“.
D. E come sono queste radici?
R. “Profondissime, le mie radici mi rappresentano a 360 gradi, non solo per il collezionismo, ma anche per gli strumenti che suono, come ad esempio la zampogna. Provo un amore smisurato per la zampogne, ne ho 5. Tradizionalmente costruite secondo gli antichi canoni, da Marco Tomassi di Cassino, ex ingegnere della Fiat licenziatosi da contratto a tempo indeterminato per fare zampogne, riconosciuto come uno dei migliori costruttori a livello europeo. E anche come apicoltore sono figlio d’arte. Il mio bisnonno, Gaetano Scioli, era apicoltore e agricoltore. Ma questa è un’altra storia. E ha a che fare con Philadelphia, che vedo qui stampata in decine di locandine che tappezzano la Redazione UMDI. La riserviamo per una prossima intervista?”
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