Riorganizzazione forza lavoro per Amazon. L’intento: cercare di aumentare dipendenti in settori con maggior potenziale. Nuovi investimenti anche in America Latina. Crescente il dominio e le polemiche sul suo ruolo economico
Grandi ricchezze nutrite da ambizioni e determinazione irrefrenabili che dall’e-commerce stanno dando vita a un impero a cavallo tra vecchia e nuova economia, Amazon è tutto questo. Il suo creatore, Jeff Bezos, sta anche riportando il venerabile quotidiano Washington Post a giorni di gloria che ormai sembravano dimenticati. Solo nelle ultime ore è stata annunciata la riorganizzazione della sua forza lavoro, eliminando alcune centinaia di posti presso il quartier generale di Seattle e nel ramo retail. L’intento non è una ritirata, ma cercare di aumentare dipendenti in settori con maggior potenziale, dall’intelligenza artificiale dell’assistente virtuale Alexa ai servizi cloud di Amazon Web Services (Aws). Presto la sede di Seattle sarà affiancata da una seconda sede centrale in una città ancora da identificare con 50.000 neoassunti e cinque miliardi di investimento. Bezos ha scelto inoltre di costruire una warehouse da 50.000 metri quadrati nei pressi di San Paolo in Brasile, e servirà da trampolino, per una campagna di “colonizzazione” dell’America Latina. Ha nominato un nuovo capo dei suoi Amazon Studios: Jennifer Salke da Nbc Entertainment.
Controllo di Internet
Amazon, come se non bastasse, è reduce da bilanci record. Assieme a continua crescita del giro d’affari, salito in tre mesi del 38% a 60,5 miliardi di dollari, ha anche consegnato agli investitori utili record più che raddoppiati a quasi 2 miliardi. Con il crescente dominio, però, le polemiche sul ruolo economico e sociale di Amazon e dei giganti di Internet sono in espansione. Il loro dominio, è indiscusso, a partire dagli Stati Uniti Amazon gestisce il 75% delle vendite di e-books. Google di Alphabet e Facebook controllano assieme il 63% della raccolta pubblicitaria online; sempre Google e Apple forniscono il 99% dei sistemi operativi degli smartphone; Apple e Microsoft hanno il 95% degli operating systems dei desktop. Ci si chiede se la posizione che queste aziende hanno ormai conquistato abbia cessato di avvantaggiarli e invece li porti alla rovina e se questi enormi gruppi possano, in un futuro ravvicinato, frenare l’innovazione.
di Romina Nocera
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