Amanda Sandrelli è in scena alla Sala Umberto di Roma con una commedia brillante che parla degli uomini e delle donne di oggi, sempre di corsa e schiavi della routine. L’attrice parlando in un’intervista del suo personaggio e delle donne che, raggiunta la mezza età, guardano con cinismo i giovani che credono ancora nell’amore, commenta “a 40-50 anni non bisogna cedere alla deriva del cinismo”
Un cast d’eccezione ed una trama avvincente quella di “Non c’è tempo amore” commedia dal testo originale e sempre attuale, scritta, diretta e interpretata da Lorenzo Gioielli assieme e tre importanti e bravissimi attori, che hanno dimostrato grande affiatamento e naturalezza come Amanda Sandrelli, Blas Roca Rey e Edy Angelillo. Da martedì la commedia è tornata in scena alla Sala Umberto di Roma: storie di uomini e donne di oggi, sempre di corsa, affannati dalla routine tanto odiata e che però non si riesce a cambiare. Amanda Sandrelli in un’intervista a Fattitaliani.it commenta “le commedie che amo di più anche come attrice sono quelle che ti divertono ma che ti fanno uscire con qualcosa in mente, qualcosa che ti resta” e per quel che riguarda il lavoro di cui è protagonista resta il messaggio “che in qualche modo sia difficile continuare nell’amore e nelle cose che sono poi in realtà le uniche davvero importanti. Il mio personaggio dice “Non c’è niente per cui valga la pena di vivere se non l’amore” e io credo che sia una verità”. E concludendo dice “Col passare degli anni ti rendi conto che c’è una sorta di stratificazione del cinismo che ci porta a guardare i giovani che ancora ci credono come degli ingenui, degli stupidi a volte. Ecco, in questo spettacolo c’è un tentativo della nostra età – quaranta, cinquant’anni – di non cedere alla deriva del cinismo e nello stesso tempo, però, di non fingersi giovani. È un’età di mezzo che non solo corrisponde alla nostra età anagrafica, ma credo proprio a un’età dell’Occidente: siamo in un momento di decadenza, però questo non deve incupirci e deprimerci; ma è bene saperlo e cercare di spostarci e di provare a vedere il mondo per esempio come lo vedono i ragazzi.”
di Giovanni Zambito
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