I ricercatori dell’università del Nuovo Galles del Sud, hanno identificato una proteina che viene progressivamente cancellata dall’avanzare della malattia e che, se reintrodotta, evita la perdita della memoria
Alzheimer, la forma più comune di demenza degenerativa che annienta progressivamente le cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l’individuo che ne è affetto incapace di una vita normale e provocandone alla fine la morte. La malattia si presenta maggiormente oltre i 65 anni, ma può manifestarsi anche prima. Il sintomo precoce più frequente è la difficoltà nel ricordare eventi recenti. Studiando i tessuti del cervello umano, i ricercatori dell’università del Nuovo Galles del Sud, guidati da Lars Ittner, hanno identificato la proteina kinasi p38y, che viene progressivamente cancellata dall’avanzare della malattia e che, se reintrodotta, evita la perdita della memoria.
I ricercatori l’hanno reintrodotta nel cervello dei topi, dimostrando che ha un effetto protettivo contro la perdita di memoria causata dalla malattia. Due delle caratteristiche della malattia sono la presenza di placche di proteina beta-amiloide e grovigli di proteina tau nel cervello. Il loro accumulo porta alla morte cellulare, atrofia del cervello e perdita di memoria. C’è però uno stadio nel processo della formazione di questi grovigli che finora era stato male interpretato. Prima si pensava che la proteina beta-amiloide modificasse la proteina tau, con il processo di fosforilazione, che porta al suo accumulo in questi grovigli, conducendo poi alla morte cellulare e all’Alzheimer. I ricercatori suggeriscono invece che la fosforilazione della proteina tau all’inizio abbia un effetto protettivo sui neuroni, e che la beta-amiloide aggredisca questa sua funzione protettiva fino ad annullarla. È lo stadio in cui i livelli di tossicità finiscono per distruggere i neuroni, causando i deficit cognitivi tipici della malattia.
La proteina p38y, aiuta la fosforilazione protettiva e disturba la tossicità indotta dalla beta-amiloide. Man mano che la malattia avanza, la proteina si perde, anche se rimane in piccole quantità nel cervello. “Noi l’abbiamo reintrodotta – conclude Lars Ittner – e stimolata, osservando che previene i deficit di memoria. Ha un vero potenziale terapeutico”.
di Davide Colacci
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