Non c’erano molte altre possibilità: come ha spiegato al New York Times il docente del Massachusetts Institute of Technology (MIT) Andre McAfee, a differenza degli scacchi «nessuno sa spiegare come si giochi a go ai livelli più alti. Gli stessi giocatori più abili non riescono ad accedere alle conoscenze che gli permettono di giocare così bene». Go è in effetti un gioco difficilissimo. Si gioca in due davanti a una griglia di 19 spazi per 19 che viene chiamata goban
Un sistema di intelligenza artificiale sviluppato da una società di proprietà di Google ha battuto il migliore giocatore al mondo di “go”, un famoso gioco da tavolo di strategia inventato in Cina più di 2500 anni fa, durante un torneo in corso in Cina. Non è la prima volta che accade: nel 2016 una versione precedente dello stesso sistema aveva battuto Lee Se-dol, un importante maestro coreano del gioco, e il campione europeo in carica Fan Hui, nato in Cina ma naturalizzato francese. Oggi invece il sistema ha battuto il numero uno del ranking mondiale di go, il 19enne cinese Ke Jie. La vittoria è importante soprattutto perché mostra che l’intelligenza artificiale ha ormai capito come battere l’uomo a go, un gioco in cui oltre a un’inclinazione razionale servono intuito e creatività, caratteristiche che di solito un computer non possiede. Il sistema si chiama AlphaGo ed è stato sviluppato da DeepMind, azienda britannica acquisita nel 2014 da Google e ora controllata da Alphabet, la nuova conglomerata che controlla le attività del motore di ricerca e le numerose altre aziende create negli ultimi anni per sfruttare le sue risorse finanziarie. Demis Hassabis, CEO di DeepMind, tempo fa ha spiegato che AlphaGo è autodidatta: ha iniziato studiando partite del passato, e poi ha giocato milioni e milioni di partite «imparando dai suoi errori». Non c’erano molte altre possibilità: come ha spiegato al New York Times il docente del Massachusetts Institute of Technology (MIT) Andre McAfee, a differenza degli scacchi «nessuno sa spiegare come si giochi a go ai livelli più alti. Gli stessi giocatori più abili non riescono ad accedere alleconoscenze che gli permettono di giocare così bene». Go è in effetti un gioco difficilissimo. Si gioca in due davanti a una griglia di 19 spazi per 19 che viene chiamata goban. Per vincere è necessario conquistare una porzione di goban superiore a quella dell’avversario, collocando le proprie pedine sulla griglia. Ogni giocatore può catturare una o più pedine dell’avversario se riesce a circondarle completamente con le proprie pedine. Il giocatore deve quindi muoversi cercando di bilanciare la necessità di espandere il propio controllo sulla griglia con le uguali esigenze dell’avversario. Il gioco finisce quando entrambi i giocatori passano a vicenda una mano, cosa che indica il fatto che nessuno dei due ha ulteriori possibilità di espandere il proprio territorio o di ridurre gli spazi occupati dall’avversario. Su un singolo goban ci sono 4,63 x 10170 diverse posizioni possibili, dato che fa capire quale sia l’enorme livello di complessità del gioco. Dato che si migliora in continuazione, il sistema che ha battuto Ke è più forte di quello che ha sconfitto Lee più di un anno fa: qualche mese fa i suoi sviluppatori ne hanno avuto la prova quando gli hanno fatto disputare alcune partite online in incognito, rivelando solo dopo che il suo account era controllato da un computer. In una di queste partite informali, AlphaGo aveva già battuto Ke. Eppure Ke era famoso per aver detto in passato che non sarebbe mai stato battuto da un computer: ora ha dovuto ammettere che la tattica di gioco di AlphaGo è «sempre più simile a quella di un Dio di go». Ke si è anche ripromesso di non ripetere di nuovo «l’esperienza orribile» di giocare contro AlphaGo, ma dovrà comunque giocare altre due partite contro AlphaGo previste dal torneo in questione, che si sta disputando a Wuzhen, nell’est della Cina. I computer sono utilizzati da tempo per competere contro gli esseri umani in alcuni dei giochi strategici più famosi e complessi, come per esempio gli scacchi. La sfida tra Deep Blue, il computer IBM, e lo scacchista russo di fama mondiale Garry Kasparov nella seconda metà degli anni Novanta è rimasta leggendaria e ha contribuito a rendere popolari i principali concetti legati all’intelligenza artificiale. Lo scopo attuale di Google naturalmente non è creare un supercampione di go ma sperimentare nuove soluzioni e tecniche per migliorare i sistemi di intelligenza artificiale, in modo che possano un giorno svolgere compiti diversi da quelli di vincere una partita ed essere impiegati per migliorare gli assistenti automatici personali, o per prevedere le necessità degli utenti e anticiparli.
Di Antonio Romano
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