Alluvioni e frane continuano a mettere in ginocchio molte località del Mediterraneo. Questo accade sempre più spesso. Ma si potrebbero capire le cause di questi disastri e magari cercare di evitarli? Le soluzioni ci sono già: da anni gli esperti cercano di spiegarlo, ma non si prendono le giuste istanze
L’acqua che diventa nostra nemica: in Europa e soprattutto in Italia ci troviamo sempre più frequentemente a dover combattere gli effetti di frane e alluvioni. Nei giorni scorsi si è parlato dei nubifragi in Costa Azzurra, Toscana e Sicilia, ma, per l’appunto, non sono eventi episodici che non hanno seguito: in tutto il mondo qualcosa è cambiato. Gli esperti spiegano che bisogna adattarsi: la causa principale di questi problemi climatici è il surriscaldamento globale. Proprio perché gli ultimi anni stanno diventando sempre più caldi la quantità di acqua che cade dal cielo è sempre maggiore.
Il problema non è fomentato solamente da questioni di tipo naturale (che si potrebbero comunque alleviare, tenendo sotto controllo le emissioni di CO2), ma anche e soprattutto da attività di costruzione in luoghi geologicamente non idonei, come in località troppo a ridosso di corsi d’acqua, oppure in corrispondenza di aree troppo esposte al disboscamento, ciò moltiplica le possibilità che un terreno in pendenza possa franare quando l’acqua che cade dal cielo è in quantità importanti.
Mentre gli esperti si confrontano sulle connessioni possibili tra le temperature record di questi anni e i momenti di piena, le procedure di progettazione ai possibili impatti climatici dovrebbero adattarsi alla possibilità di avvenimenti alluvionali sempre più frequenti e allarmanti. Questo perché mentre il clima globale sta cambiando le regole di progettazione sono ancora al passato, quindi bisognerebbe predisporre subito un aggiornamento delle linee guida per una corretta valutazione del rischio geologico e per una progettazione degli interventi intensamente edificati, oltre che avviare programmi di aggiornamento per i tecnici comunali e d’informazione per la popolazione.
C’è sempre da considerare che il parere di esperti, come i geologi, può essere sempre utile nella previsione e nella possibilità che avvengano allarmi di questo genere: quindi, specialmente in Italia, in cui più volte durante l’anno, nei territori maggiormente esposti (ma, in generale in tutti i territori che si trovano in quella fascia climatica detta temperata), molto spesso ci si ritrova a dover contare danni e, ciclicamente, a ricostruire tutto, in seguito ad eventi di piena, quindi, considerato questo, ci si dovrebbe interrogare sul fatto che queste alluvioni avvengano sempre allo stesso modo, ma l’uomo non cambia i suoi metodi di costruzione e progettazione. Purtroppo in questo modo ci rendiamo esposti a devastazioni già annunciate senza porre rimedio, anzi finendo per recarci danno in prima persona.
Di Adriana Niro
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