SEMBRA UN FIUME IN PIENA, IMPETUOSO COME IL SECCHIA CHE SCORRE NELLA SUA QUISTELLO PRIMA DI ANDARE AD INGROSSARE IL PO’, TANTE SONO LE RIFLESSIONI E GLI SPUNTI CHE OFFRE, SOLLECITATI DAI PROFONDI ARGOMENTI DEL CONVEGNO. NON CI SIAMO PERSI IN QUESTO GRADEVOLE ED APPASSIONANTE VIAGGIO ALLA RICERCA DELL’ETICA PERDUTA, ALLA RICERCA DI QUEI VALORI CHE UNA VOLTA ERANO ALLA BASE DELLE RELAZIONI TRA POLITICA, IMPRESA, FINANZA ED INFORMAZIONE. L’ETICA IMPONE, SPESSO, DECISIONI IMPOPOLARI. NON HA MAI RINNEGATO I TRASCORSI NELLA DC.IL POPOLO USA CONSUMA DI PIU’ DI QUANTO PRODUCE.
Coinvolgente, profondo, colto ed ironico come solo i grandi uomini sanno essere, l’onorevole Bruno Tabacci ha calamitato l’attenzione del numeroso pubblico che ha affollato l’auditorium della biblioteca Albino a Campobasso con un discorso ricco di gradevoli sorprese e di illuminanti insegnamenti. Ha parlato di politica, di ideali, di principi, ponendo inevitabilmente l’accento sulla profonda crisi etica che attraversa la nazione; lo ha fatto non in tono cattedratico, distaccato, ma adoperando sapientemente un tono confidenziale, quasi fosse ad un ritrovo di vecchi amici. Ironico come quando con una faceziosa “boutade” associa l’etica ai fagioli, o meglio alla cotica, di rimando ad una commedia di Montesano, monito della evidente perdita di interesse e di importanza dei valori in questione. Sembra un fiume in piena, impetuoso come il Secchia che scorre nella sua Quistello prima di andare ad ingrossare il Po’, tante sono le riflessioni e gli spunti che offre, sollecitati dai profondi argomenti del convegno. Parla a braccio seppur prendendo spunto da alcuni foglietti, pagine piene di appunti, ma le sue sono essenzialmente pagine di vita vissuta, di decisioni prese, di conseguenze affrontate con responsabilità. Racconta la sua esperienza di uomo e di amministratore, di quando appena ventiquattrenne entra nel consiglio comunale del suo paese, della decisione di sopprimere quattro piccoli centri ospedalieri per crearne uno solo di eccellenza. La protesta popolare artatamente montata da chi non voleva perdere i propri privilegi non lo spaventa, ben consapevole che l’etica impone di prendere anche decisioni impopolari. Parla di una sanità a misura di primario e non di paziente riprendendo quanto denunciato dal Consigliere regionale del Molise, Massimo Romano, per il quale l’onorevole Tabacci spende parole di sincero apprezzamento, definendolo il suo “allievo migliore” ed anche “uno dei giovani più attrezzati per fare politica”. Riapre ferite ancora aperte quando parla del caso Parmalat, dell’atteggiamento delle società di rating, che assai poco eticamente non svolgevano un controllo effettivo ma un controllo mediato dai dati forniti dallo stesso controllato, e quindi inutile oltre che fuorviante. Legge la contingente situazione politica del Paese con il disincanto di chi ne ha viste tante, racconta la sua esperienza ai tempi della DC, trascorso che non ha mai rinnegato, poi la rivoluzione della seconda repubblica con la chimera di una nuova politica, ma di quell’etica che imporrebbe un distacco tra interessi personali ed interessi collettivi non intravede neanche l’ombra. Bacchetta bonariamente i leghisti, o meglio i padani, affermando che rivendicare particolarismi significa rivendicare il nulla, evidenziando come la crisi dei grandi partiti abbia comportato la nascita del pragmatismo. Critica il sistema universitario stigmatizzando la scarsa attitudine al sacrificio ed alla competitività dei giovani, spesse volte poco disposti ad allontanarsi dall’università sotto casa, ma evidenzia anche il fenomeno degli atenei a misura di docenti e ricercatori, anziché di discenti. Le università sarebbero diventate dei licei con alcune lauree pari a poco più di un diploma, mentre sarebbe necessario puntare sulla qualità dato che nelle migliori duecento università l’unica del nostro Paese è la Bocconi. Passa poi ad analizzare la situazione finanziaria internazionale criticando il sistema degli Stati Uniti, un sistema che non riesce a reggersi in quanto il popolo statunitense consuma maggiormente di quanto produce; è illusorio credere, come fa qualcuno, che la crisi americana sarà scongiurata dall’economia cinese, che al contrario produce più di quanto consuma, per un misterioso sistema di vasi comunicanti. Anche la crisi della Grecia non può far stare del tutto tranquilli i paesi dell’area mediterranea e ritiene realisticamente il sistema euro poco sostenibile in paesi dalle impostazioni economiche troppo differenti fra loro. Quanta etica vi è poi in un sistema fiscale che è poco attento all’emersione del sommerso e colpisce solo pochi contribuenti di reddito medio? L’evasione sarebbe peraltro facilmente prevenibile grazie ad un sistema incrociato dei vari dati patrimoniali e reddituali. Avrebbe moltissime altre cose da dire, molti altri esempi da portare e d’altronde si starebbe per ore ad ascoltarlo senza minimamente annoiarsi, ma il suo messaggio è stato ampiamente recepito. Può con coscienza affermare di dormire sonni tranquilli, ma allo stesso tempo si dice preoccupato per le sorti del suo Paese, soprattutto per il futuro delle nuove generazioni. Auspica un ritorno ai valori etici dell’impegno, del lavoro del sacrificio e della responsabilità, valori che fanno poca presa su una generazione delle “lotterie”, una generazione che spera con la cabala di risollevare non solo le proprie finanze ma anche il proprio futuro professionale. Non ci siamo persi in questo gradevole ed appassionante viaggio alla ricerca dell’etica perduta, alla ricerca di quei valori che una volta erano alla base delle relazioni tra politica, impresa, finanza ed informazione. Sappiamo bene che questo intreccio da tempo non è più ancorato all’etica delle responsabilità e del preminente interesse collettivo ma tutti noi, in particolare le giovani generazioni, possiamo fare tanto per cambiare le cose. Non a caso il Mahatma Gandhi ha consegnato all’umanità il suo straordinario monito “tu devi essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”!
di Alessio Papa
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