Una passione fortissima per la storia, l’arte, l’archeologia, la cultura. Della terra Alfonsina riesce a sentire la voce silente attraverso i secoli, il racconto di popoli e di ere che si sono susseguiti nel tempo. Parla di tutela e di ricerca, ma anche di accoglienza, turismo, riscoperta delle radici. Lascio, con vivo dispiacere, questa regione dal grande fascino abitata da gente splendida che si caratterizza per un amore “antico”, autentico per la propria terra e per le proprie radici.
Guiderà il Museo Etrusco di Villa Giulia la Soprintendente per i Beni Archeologici del Molise, Alfonsina Russo, nominata Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale. Una carriera folgorante, la sua, culminata nella recente, prestigiosa nomina, che rende merito ad un impegno professionale appassionato e costante. Giunta in Molise dalla Puglia, Alfonsina si è impegnata a potenziare e a valorizzare il ricco patrimonio archeologico della terra dei Sanniti, di cui resta traccia nei siti di Sepino (Altilia) e Pietrabbondante.
“A Campochiaro ad esempio – aveva spiegato la Russo in una intervista qualche tempo fa – stiamo lavorando per aprire il santuario di Ercole, un posto che domina il tratturo Pescasseroli Candela. E’ anche importante salvaguardare la viabilità antica, perché le aree archeologiche sono strettamente collegate ai tratturi”.
Ma la nomina recente, nello stesso periodo in cui un’altra donna eccellente, Maria Rosaria Barbera (proveniente dalla Soprintendenza archeologica della Toscana), è approdata alla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, la più importante d’Italia, ha imposto un fermo alle idee progettuali della Russo in Molise, lanciandola vero lidi ambiziosi.Una passione fortissima per la storia, l’arte, l’archeologia, la cultura, della terra Alfonsina Russo ode la voce silente attraverso i secoli, il racconto di popoli e di ere che si sono susseguiti nel tempo. Parla di tutela e diricerca, ma anche di accoglienza, turismo, riscoperta delle radici. Non ama parlare di sé, s’infiamma, al contrario, se c’è da descrivere un sito, un manufatto, un pezzo di uno dei “suoi” musei, quelli che ha guidato nel corso della sua carriera. “L’archeologo – dice – sfoglia il libro della terra”.
“I miei studi – rivela – sono stati sempre indirizzati alle problematiche di interscambio culturale tra genti diverse: Greci, Italici, Romani. Mi sono laureata presso l’Università di Perugia, dove ho anche conseguito il Dottorato di Ricerca in Archeologia, con una tesi sugli insediamenti antichi e sull’edilizia domestica italica. Mi sono specializzata in Archeologia presso l’Università degli Studi di Lecce, con una tesi su una necropoli italica arcaica. Attualmente sono nei ranghi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ho diretto numerosi scavi, ho partecipato a convegni nazionali e internazionali e sono autrice di numerose pubblicazioni. Sono stata curatrice di mostre, di cui alcune anche all’estero. Tra queste “Magie d’Ambra. Amuleti e gioielli dalla Basilicata antica” è stata in esposizione presso il Museo Archeologico Nazionale di Salonicco. Ho curato, con altri archeologi, l’allestimento di diversi Musei della Basilicata: da Policoro a Melfi, a Potenza.
Ho svolto un’intensa azione di tutela sul territorio, in particolare seguendo costantemente i lavori ENI in Val d’Agri. Tutta la mia attività è comunque finalizzata alla valorizzazione del territorio in cui opero e al coinvolgimento costante delle comunità locali.
Ai molisani ha scritto una lettera commovente e vera, proprio come vera è la sua anima innamorata dell’Arte e della Bellezza.
“Una professionista, una donna eccezionale – l’amica e collega del Mibac, Fernanda Bruno – che mette la passione in ogni cosa che fa riuscendo a contagiare chi le sta vicino”
“Nei prossimi giorni – scrive nella lettera aperta – la mia recente nomina quale Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale mi imporrà di lasciare il Molise.
A conclusione della mia esperienza molisana, sento, innanzitutto, il dovere di ringraziare il mio Direttore Regionale Gino Famiglietti, per il suo sostegno e il suo incoraggiamento costanti, e tutti colleghi della Soprintendenza, per la collaborazione importante, senza riserve. A loro mi lega una riconoscenza e un affetto che resterà negli anni.
Lascio, con vivo dispiacere, questa regione dal grande fascino abitata da gente splendida che si caratterizza per un amore “antico”, autentico per la propria terra e per le proprie radici.
Quello che, in questi anni, la Soprintendenza ha cercato di fare, mettendoci tutta l’energia e l’entusiasmo possibile, è stato di dialogare con le istituzioni, con le comunità locali, con le associazioni per condividere con loro il rispetto per un patrimonio, come è quello archeologico, di assoluto rilievo, per trovare insieme una strada che consentisse di far conoscere, a livello nazionale e internazionale, i valori identitari del Molise e facesse sentire la gente molisana ancor più orgogliosa delle proprie radici.
Molte delle iniziative condotte hanno avuto lo scopo di rendere le genti molisane ancor più partecipi della propria storia: un’archeologia, dunque, che non fosse un “castello d’avorio”, il cui accesso era riservato solo agli addetti ai lavori, ma che, al contrario, fosse avvertita innanzitutto dalle nuove generazioni come energia positiva, di cui sono portatori i musei, le aree archeologiche, i paesaggi del Molise.
E sono state proprio le comunità e le associazioni molisane in prima fila, protagoniste insieme alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici e alle Soprintendenze in una serie di azioni importanti finalizzate a preservare il paesaggio molisano.
Un grazie di cuore a tutti e un pensiero affettuoso, che resteranno vivi per me anche in questa nuova esperienza di lavoro”.
La sua permanenza nel Molise è servita a trasmettere la conoscenza di una regione ricca di storia millenaria, crogiuolo di popoli fieri e di culture, terra di popoli italici che hanno combattuto per la propria libertà, anche e soprattutto contro l’avanzata di Roma. (Come testimoniato dal Ver Sacrum, originale manifestazione proposta ogni anno dalla Fidapa di Bojano, per rievocare i rituali sanniti e la fondazione della loro capitale alle sorgenti del Tifernum. Proprio in Molise, infatti, si stendeva Bovaianom, l’attuale Bojano, che era l’antica capitale dei Sanniti Pentri, descritta da Tito Livio e da altri grandi autori latini per la fierezza delle sue genti.
Alfonsina Russo, dunque, dopo aver lavorato per far riemergere la storia dei popoli italici, torna all’impegno di una vita, nella cultura di due mondi vicini eppure distanti, come quello di Etruschi e Romani.
di Mina Cappussi
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