Berline, Cabriolet, Alfa Romeo esposte per ripercorrere il processo di innovazione che interessa il mondo dell’automobilistica tra la fine della Seconda guerra mondiale e la metà degli anni sessanta.
Berline, cabriolet, Alfa Romeo. Queste e altre automobili sono in esposizione alla mostra al Museo Nazionale dell’automobile di Torino, intitolata “Crossroads. Incroci Italia –Usa, dal dopoguerra al boom economico”. L’esposizione è un percorso storico per far capire l’evoluzione delle vendite di autovetture: negli anni sessanta solo una minima parte della popolazione mondiale poteva vantarsi di avere una macchina e in quegli anni ci fu un periodo di cambiamento negli aspetti sociali e culturali. L’esposizione, a cura di Luca Beatrice e Rodolfo Gaffino Rossi, resterà in scena fino al prossimo 25 giugno per raccontare il boom economico del dopoguerra. Tredici in tutto le auto esposte: berline e cabriolet simbolo del sogno americano, accanto a capolavori made in Italy: fra costoro un’Alfa Romeo 6C 2500 Sport Cabriolet “extra lusso” Stabilimenti Farina del 1947, imponente cabrio sul telaio Alfa Romeo 2500 disegnata da Giovanni Michelotti. Questo modello è uno dei pochi ancora esistenti della piccolissima serie costruita. Un altro esemplare spettacolare è la Cisitalia 202 SMM Spider Nuvolari, anche lei prodotta nel 1947, progettata sotto la direzione dell’ingegnere Giovanni Savonuzzi. La Spider ha la scocca interamente in alluminio, con le pinne aerodinamiche appenna accennate sui parafanghi posteriori.
“Tra la fine della Seconda Guerra mondiale e la metà degli anni sessanta – ha dichiarato Luca Beatrice – in Europa e negli Stati Uniti si assiste a un fermento culturale difficilmente ripetibile; sia aldilà dell’oceano che in Italia si assiste ad una rivoluzione intellettuale ed estetica ad ampio raggio che coinvolge l’arte, la musica, il cinema, la pubblicità. Un processo di innovazione che interessa anche il mondo dell’industria, in particolare quella automobilistica, dando luogo a esperienze creative sempre più interessanti”. “Raccontare – ha dichiarato Rodolfo Gaffino Rossi – i contesti, valorizzare le differenze e descrivere il processo creativo essenzialmente come un atto di scambio, di confronto. “Abbiamo voluto raccontare – conclude Gaffino Rossi – come artisti, intellettuali e designer si siano lasciati permeare dagli eventi socio-politici di un’epoca che fu rivoluzionaria, in che modo ne abbiano riletto o interpretato le sollecitazioni, in che modo forme d’arte diverse e diversi linguaggi si siano lasciati contaminare e arricchire dal dialogo reciproco. Perché tutto questo sia di ispirazione e insegnamento alle nuove generazioni”.
di Giuseppe Priolo
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