Un raduno di ragazzi ad Alessandria d’Egitto che marciano per la libertà e la stabilità del loro paese. Uno stato ancora non formatosi nella libertà ma che chiede a gran voce e pacificamente che non ci sia più corruzione, intolleranza e violenza. Chiedono il rispetto delle regole. Poche ma giuste.
ALESSANDRIA- Mentre stamattina vedo il mar Mediterraneo e penso che al di là di questo mare azzurro c’è l’Italia e l’Europa, una moltitudine di giovani, organizzati e provenienti non solo da Alessandria ma anche dal Cairo e dalle più grandi città Egiziane si sono ritrovati in una marcia silenziosa lungo la la cornice stupenda di Alessandria di Egitto. Presumo per la prima volta, alle otto del mattino, si sono riuniti almeno in 50.000 davanti alla biblioteca di Alessandria e la cosa impressionante è che questa lingua di gente arrivava al mare (8km) sulla spiaggia di Gilliam, mentre gli ultimi lasciavano Alessandria.
Hanno detto in un comunicato stampa a Zaaoh, durante la marcia, che è ora il momento e questa è l’opportunità per costruire il lavoro di squadra e la cooperazione tra gli egiziani e chi li guarda da fuori, al fine di aumentare la produzione, la ricostruzione e la creatività e per essere dei “Masrahassan”, “un paese nel mondo”.
Un appello è giunto da questi giovani al popolo egiziano e al Consiglio Militare, ovvero quello di guardare davanti e seguire delle regole, regole semplici: non gettare immondizie per strada, rispettare le regole del traffico, non corrompere, non accettare la corruzione, denunciare il clientelismo, aumentare la produzione in ogni settore, usando sempre e comunque “dolcezza e rispetto”.
Una bella partenza. Ma esistono i vecchi dinosauri. Riusciranno i nostri giovani egiziani a fare l’Egitto visto che ancora non c’è né lo stato né il popolo formato?
di Michel Upmann, giornalista Stampa Estera in Italia, inviato di guerra
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