Quasi quarant’anni fa moriva Aldo Moro. L’auto che lo trasportava dalla sua abitazione alla Camera dei deputati fu intercettata e bloccata in via Mario Fani a Roma da un nucleo armato delle Brigate Rosse.
39 anni fa, il 16 marzo 1978, veniva sequestrato dalle Brigate rosse Aldo Moro, politico, accademico e giurista italiano, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri, segretario politico e presidente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana. Quel giorno non era casuale, ma era il giorno in cui il nuovo governo guidato da Giulio Andreotti stava per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia. L’auto che trasportava Aldo Moro dalla sua abitazione alla Camera dei deputati fu intercettata e bloccata in via Mario Fani a Roma da un nucleo armato delle Brigate Rosse. In pochi istanti, sparando con armi automatiche, i brigatisti rossi uccisero i due carabinieri a bordo dell’auto di Moro (Oreste Leonardi e Domenico Ricci), i tre poliziotti che viaggiavano sull’auto di scorta (Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.
Il rapimento Dopo una prigionia di 55 giorni, durante la quale Moro fu sottoposto a un processo politico da parte del cosiddetto tribunale del popolo, istituito dalle Brigate Rosse e dopo aver chiesto invano uno scambio di prigionieri con lo Stato italiano, Moro fu ucciso. Il suo cadavere fu ritrovato a Roma il 9 maggio, nel bagagliaio di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani, una traversa di via delle Botteghe Oscure, a poca distanza dalla sede nazionale del Partito Comunista Italiano e da Piazza del Gesù, sede nazionale della Democrazia Cristiana.
Il perdono è a vantaggio di chi lo da Per commemorare la scomparsa dello statista democristiano, è intervenuta la terzogenita Agnese Moro. “Il perdono va a vantaggio di chi lo dà, infinitamente più che a vantaggio di chi lo riceve” – avrebbe affermato – “Quando si subisce un torto, infatti, soprattutto se questo torto è grave, si resta prigionieri di sentimenti fortissimi e terribili come il rancore, la rabbia, l’odio. Senza che ce ne accorgiamo questi stati d’animo prendono il sopravvento e diventano padroni della nostra vita, tenendoci bloccati nel passato, lì dove tutto si è compiuto. Il torto subito si ripete continuamente nella nostra mente, come se avvenisse oggi, facendoci rivivere ogni giorno quel medesimo dolore”.
di Federica Notte