Il fuoco che divampa, l’odore acre dei carboni, il fumo che sale, come respiro ancestrale del popolo dei monti. Non si può descrivere la ndocciata, e non si può comprendere la ndocciata, senza averla vista almeno una volta. Questa tradizione secolare che si ripete ogni anno l’8 dicembre, nella Terra dei Sanniti Pentri, Agnone, considerata l’Atene del Sannio, ha suggellato, ancora una volta., un rito che si perde nella notte dei tempi.
“La ‘Ndocciata è cosa antica” dicevano gli avi ed i contadini di Agnone. All’imbrunire della Vigilia di Natale quando dal campanile più alto si ode il suono della campana maggiore…ad Agnone si fa silenzio, un fiume ardente corre per le strade …solo il crepitio dei legni delle ‘Ndocce, delle ginestre in esse contenute, diventano il sottofondo sonoro di un momento Sacro.
Fin dai tempi antichi i Sanniti usavano queste torce come fonte di luce durante gli spostamenti strategici che avvenivano di notte, la tradizione è stata tramandata ai contadini di epoche più recenti (subito dopo l’800) che le adoperavano per illuminare il cammino che dalle varie contrade li portava in paese la notte di Natale per raggiungere le numerose chiese ed assistere alla Natività.
Loro i portatori, avvolti dalle cappe, dagli antichi indumenti che hanno significato fierezza ed orgoglio degli Osci, abbracciano le loro torce in una forma tacita di preghiera e di umiltà. Il peso dei torcioni piega le spalle, ma loro sanno che la “luce” che portano rischiarerà le tenebre, come il Figlio di Dio che nella notte Sacra squarciò il buio per donare all’umanità la Luce Vera. Le stille di sudore si mescolano alle lacrime. Si, perché quando il rito si ripete sono molti a commuoversi in questa processione che non lasciò insensibile neanche il Santo Padre:
“…. Recando sulle spalle le gigantesche torce di abete e formando quasi un fiume di fuoco per costruire il Falò della Fratellanza, voi proclamate l’amore di Colui che è venuto a portare sulla terra il fuoco del Vangelo…” Con queste parole il Santo Padre Giovanni Paolo II , la sera dell ‘8 dicembre di otto anni fa, in occasione della ‘Ndocciata di Roma in Piazza San Pietro, ammirando la sfilata delle duemila ‘Ndocce agnonesi, salutò le migliaia di fedeli molisani. Nel 2000 la storia si ripete con la Grande ‘Ndocciata del Giubileo dove Agnone ed il Molise tutto rivolse al Sommo Pontefice la preghiera di manifestare la Fede attraverso il Fuoco della Vita.
Erano oltre trentamila le persone che quella sera dell’Immacolata Concezione, affollarono le vie del centro della cittadina per assistere alla più grande manifestazione natalizia legata al fuoco che si conosca in Europa e nel mondo…
Da sempre i veri protagonisti della ‘Ndocciata di Agnone sono i portatori, in rappresentanza delle 5 contrade della città. Il gruppo che rappresenta Agnone Centro è quello denominato “Capammonde e Capabballe” che sta ad indicare la parte alta e quella bassa della cittadina altomolisana; la contrada di Sant’Onofrio è sicuramente fra i gruppi più antichi della ‘Ndocciata essendo stato costituito nel 1932; la contrada Colle Sente proviene da un nucleo abitato situato ad oltre 1000 metri di altitudine; Guastra, anche se appartiene al comprensorio di Capracotta è legata alle tradizioni di Agnone; San Quirico, infine, ha sullo stendardo di identificazione il Ruscello, il Mulino ed un ramo d’ Ulivo tutti elementi, questi, presenti nel contado. Alla ‘Ndocciata non c’è età, il più piccolo portatore che si ricordi aveva due anni mentre il più anziano sfiorava gli ottanta.
Le ‘Ndocce agnonesi, così come oggi vengono preparate, sono struttura dalla caratteristica forma a raggiera, detta pure a ventaglio. Si tratta di torce multiple, di numero pari, variabile da due fino a esemplari costituiti da ben venti fuochi. Le ‘Ndocce vengono trasportate da uno o più portatori che introducono la testa tra i raggi e afferrano saldamente due fiaccole tenendo in equilibrio l’intera struttura.
Il materiale usato per la costruzione delle ‘Ndocce agnonesi è l’abete bianco. Il legno d’abete è rintracciabile nei boschi e nelle fustaie di un’area piuttosto vasta che comprende vari comuni della provincia di Isernia. L’abete usato per la festa di Agnone è reperito nel bosco di Montecastelbarone.
Forse, però, la scelta dell’abete ha anche altre ragioni. Esso, infatti, è il più importante fito-simbolo della Natività. L’abete è l’albero di Natale, una pianta che esprime criptovalenze spirituali e materiali, generalmente considerato come albero cosmico, è una delle più evidenti forme dei culti arborei, espressioni religiose forti e persistenti nelle culture popolari.
Una volta le ‘Ndocce erano accese soprattutto nell’agro delle città e davanti gli usci delle case. Oggi esse vengono destinate ad una spettacolare sfilata nel centro cittadino ed a un enorme falò finale. Sono decine e decine le ‘Ndocce condotte in processione, che trasformano la strada in un rilucente ®fiume di fuoco che da vita al più grande rito del genere che si conosca oggi nel mondo.
Quest’anno, il Comune di Agnone in concerto con la Regione Molise, la Provincia di Isernia e la Por Loco di Agnone hanno deciso di istituire la data fissa dell’8 dicembre per la realizzazione della ‘Ndocciata, a perenne ricordo dell’evento offerto a S.S. Giovanni Paolo II l’8 dicembre 1996 e in concomitanza con l’imminente nascita della Fondazione che in futuro gestirà la manifestazione .
L’evento verrà trasmesso sul nuovo sito web www.landocciata.it , realizzato dallo studio DATAUP di Maurizio Cacciavillani in collaborazione con l’Associazione Turistica Pro Loco
“Agnone …la più desta e arguta città del Molise, l’Atene del Sannio, paese di suoni antichi”, lì dove nasce la “Voce degli Angeli” grazie alla Pontificia Fonderia di campane risalente all’anno 1000 ed alle 16 chiese con cinque conventi testimonianza di una cultura mai assopita.
Quante definizioni per questo centro antico e industrioso che, nascosto e protetto dalla cerchia di monti dell’Alto Molise, si adagia con una sorta di nobile fierezza ad 840 mt. sul suo aspro sperone di roccia a strapiombo sulla valle del fiume Verrino …. la Sannitica Aquilonia … dalle vetuste chiese ricche di portali egregi, è luogo dove le epoche si sovrappongono e si fondono in un odore di operosità.
Città medievale stemmata di blasoni, ottocentesca cesellatrice di ori, lavoratrice di rami, ha sparso ovunque il suo borbottio col cupo rintocco di martello ligneo dei suoi calderari che hanno saputo trasportare la laboriosità artigianale in virtù artistica.
Per due volte meritò di fregiarsi del titolo di “Regia Città”, ha parlato e parla al mondo intero con la voce bronzeo-argentina dalle sue campane; addolcisce il suo amaro socio-economico con la soavità zuccherina dei suoi confetti mandorlati ricci.
Con un dialetto, che è vera lingua, offre una limpida calma, dolcezza di clima e panorama, salubrità delle sue abetaie, il profumo della sua cucina tipica che sprigiona un odore allettante di roba saporosa.
Agnone ha nel suo carattere di “nobile e gentile signora” la possibilità di cordiale accoglienza, di pronta ospitalità e dell’invito ad ogni ritorno, ha sempre affascinato, e continua a farlo, i visitatori di ogni tempo.
Agnone è fiera della propria arte, della cultura, della storia e delle sue tradizioni, la più antica e più importante è quella della ‘Ndocciata unanimemente riconosciuta come la più grande rappresentazione natalizia legata al fuoco che si conosca nel mondo.
di