Il nuovo anno si apre vietando la commercializzazione dei sacchetti di plastica non biodegradabili per l’asporto delle merci. Il divieto riguarda la “commercializzazione” dei sacchi contenenti polietilene
In un comunicato del 30 dicembre 2010, il Ministero dell’Ambiente precisa che “il divieto di commercializzazione dei sacchi da asporto merci non conformi ai requisiti di biodegradabilità indicati dagli standard tecnici europei vigenti, di cui all’ 1, comma 1130 della legge 26 dicembre 2006, n. 296, come modificato dall’art. 23, comma 21-novies del decreto legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n.102 sarà in vigore dal 1° gennaio 2011. Resta consentito lo smaltimento delle scorte in giacenza negli esercizi artigianali e commerciali alla data del 31 dicembre 2010, purché la cessione sia operata in favore dei consumatori ed esclusivamente a titolo gratuito. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e il Ministero dello Sviluppo economico, in collaborazione con le autorità competenti, effettueranno controlli per verificare il rigoroso rispetto della normativa vigente.”
La norma, che sarebbe dovuta entrare in vigore il 1° gennaio 2010 (ma il termine era stato poi prorogato di un anno) non fornisce modalità dettagliate sulle modalità di applicazione del divieto, quali ad esempio la gestione delle scorte ed il regime sanzionatorio a carico dei trasgressori, ma si limita a recepire lo standard europeo che definisce le caratteristiche che un materiale deve possedere per poter essere definito compostabile: la biodegradabilità, la disintegrabilità, bassi livelli di metalli pesanti e assenza di effetti negativi sulla qualità del compost.
Tuttavia il 30 dicembre 2010 è stata diffusa una nota interministeriale che, nel confermare il divieto di commercializzazione, chiarisce che lo smaltimento delle scorte in giacenza negli esercizi artigianali e commerciali alla data del 31 dicembre 2010 resta consentito purché la cessione sia operata in favore dei consumatori ed esclusivamente a titolo gratuito. Il divieto riguarda la “commercializzazione” dei sacchi contenentipolietilene. Ogni anno, infatti, in Italia vengono distribuite agli utilizzatori finali quantità esorbitanti di shopper non biodegradabili per l’asporto delle merci e la loro produzione, in peso, si attesta su 260.000 tonnellate (di polietilene – PE), di cui il 28% circa diventa rifiuto.
“Per portare a casa la spesa – dichiara il responsabile di Fiesa-Confesercenti Stefano Micheli – non potranno essere più consegnate le buste in plastica non biodegradabili anche se non sono ben definiti nemmeno i criteri di biodegradabilità dei sacchetti che dovranno essere distribuiti alla clientela”.
Di Margot
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