In Italia era identificato con due personaggi: Nico Giraldi alias Er Pirata e Sergio Marazzi alias Er Monnezza. Dopo i primi lavori teatrali a Broadway, si trasferì in Italia dove collaborò con registi del calibro di Lattuada, Zurlini, Visconti, Pasolini e Bolognini. Fu protagonista di film western e di commedie erotiche all’italiana.
Tomas Milian, nome d’arte di Tomás Quintín Rodríguez Milián è stato un attore, sceneggiatore e cantante cubano, cittadino italiano dal 1969. Era noto soprattutto come protagonista di film polizieschi all’italiana a cavallo tra gli anni settanta e ottanta. E’ stato trovato morto nella sua casa di Miami in seguito a un ictus. Aveva 84 anni. In Italia era spesso identificato con due personaggi: il primo, Nico Giraldi, è un maresciallo, dal 1981 ispettore di polizia, romano dai modi poco garbati, ma efficaci, che conosce bene gli ambienti malavitosi avendone fatto parte in gioventù col soprannome de “er Pirata“. Il secondo, Sergio Marazzi alias Er Monnezza, è un ladruncolo romano.
Tomás nacque a L’Avana. Ancora giovane si trasferì negli Stati Uniti dove si iscrisse all’Università dell’Accademia Teatrale di Miami e poi si trasferì a New York. Da qui i primi lavori teatrali a Broadway e, nel 1957, la sua partecipazione alla serie televisiva statunitense “Una donna poliziotto”. Alla fine degli anni cinquanta ebbe inizio la sua fortunata carriera italiana: arrivato in Italia con soli cinque dollari in tasca, partecipò nel 1959 al Festival di Spoleto: recitò una pantomima di Jean Cocteau e venne individuato e scelto dal regista Mauro Bolognini per il personaggio di un film che aveva intenzione di girare. Milian firma un contratto che lo lega alla Vides di Cristaldi e tra il 1960 e il 1966 recita in ruoli impegnati lavorando con registi del calibro di Alberto Lattuada, Valerio Zurlini, Luchino Visconti e Pier Paolo Pasolini, oltre allo stesso Bolognini. A questo periodo della sua carriera appartengono i ruoli interpretati in molti film insieme a Claudia Cardinale, in opere quali “I delfini” e “Il bell’Antonio” del 1960, “Gli indifferenti” del 1964, e “Ruba al prossimo tuo” di Francesco Maselli del 1968. Contrariato dal doppiaggio, insoddisfatto dei ruoli e dei guadagni, non rinnova il contratto e tenta la strada del cinema popolare. Nel 1967, dopo il buon successo di “The Bounty Killer”, fu protagonista di “La resa dei conti”, spaghetti-western diretto da Sergio Sollima; quindi continuò con questo genere, diventandone uno degli attori simbolo. Indimenticabili i suoi personaggi western di “Cuchillo” e di “Chaco”. Il grande successo giunse però negli anni settanta, anche grazie all’eccellente doppiaggio di Ferruccio Amendola, con film polizieschi all’italiana che la critica ufficiale ha sempre giudicato di qualità inferiore ma che sono stati a poco a poco rivalutati, e oggi sono diventati dei cult movie. Famoso il suo sodalizio con il regista Umberto Lenzi, che lo ha diretto in molti polizieschi divenuti cult come “La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide” di Sergio Martino, con Luc Merenda e Mel Ferrer, “Roma a mano armata”, con Maurizio Merli, “Il giustiziere sfida la città”, “Milano odia: la polizia non può sparare” con Henry Silva e Ray Lovelock e “La banda del gobbo”. Tra il 1976 e il 1981 si era dedicato anche a film della commedia erotica all’italiana come “40 gradi all’ombra del lenzuolo”, un film ad episodi di Sergio Martino con Edwige Fenech, “Uno contro l’altro, praticamente amici” con Anna Maria Rizzoli e Renato Pozzetto e “Messalina, Messalina!” di Bruno Corbucci del 1977. I successi di molti film polizieschi li ebbe negli anni 60-70 con Gastone Moschin in “Squadra volante, Mario Carotenuto, Ray Lovelock, “La banda del trucido” di Stelvio Massi, e anche “Squadra antifurto” di Bruno Corbucci con Lilli Carati del 1976. Nella sua filmografia ci sono anche due film a sfondo politico con Gian Maria Volonté: uno è “Banditi a Milano” di Carlo Lizzani e un altro è “Faccia a faccia” di Sergio Sollima. I thriller più famosi girati furono “La vittima designata” di Maurizio Lucidi, con Pierre Clémenti, “I cannibali” di Liliana Cavani, con Pierre Clémenti, “Il consigliori” di Alberto De Martino, con Martin Balsam.
Tornò agli impegni drammatici iniziali con “La luna” di Bertolucci e “Identificazione di una donna” di Antonioni. Il declino del genere poliziesco sembrò coincidere con quello della sua carriera ma, dopo un periodo di scarse apparizioni in pellicole non certo indimenticabili, all’inizio degli anni novanta tornò negli Stati Uniti per partecipare, sia pure per parti minori, a film diretti da noti registi internazionali come Tony Scott, Sydney Pollack, Oliver Stone, Steven Spielberg, Steven Soderbergh, Andy Garcia e in varie produzioni televisive. In America riscopre il teatro, partecipando inoltre alla sit-com “Frannie’s Turn”, che purtroppo dopo una mezza dozzina di puntate naufraga per mancanza di audience. Nel 2011 è ritornato in Italia, dopo un’assenza di vent’anni, per girare il film “Roma nuda”, rimasto tuttora inedito per problemi distributivi, con la regia di Giuseppe Ferrara, dove interpreta il ruolo di un funzionario di polizia in pensione. Durante una sua intervista per il programma Rai Da Da Da del 2010, ha dichiarato che alla sua morte vorrà essere sepolto sotto la terra di Roma, città che ha regalato all’artista una notorietà inossidabile nonostante i tanti anni di silenzio artistico. L’8 ottobre 2014, dopo una lunga gestazione, esce la sua autobiografia, scritta con la collaborazione di Manlio Gomarasca, “Monnezza amore mio”. Il 16 ottobre dello stesso anno, Milián ha ricevuto il Marc’Aurelio Acting Award alla carriera al Festival internazionale del film di Roma. Nel 2014 è protagonista del documentario “The Cuban Hamlet – Storia di Tomas Milian” diretto da Giuseppe Sansonna, nel quale Tomas Milian ritorna dopo 58 anni nella sua Cuba, che aveva lasciato nel 1956. Il film è un’intervista sull’onda dei ricordi e delle emozioni provocate nell’attore dal suo ritorno alla natìa L’Avana.
di Giuseppe Priolo
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