Lascia il mondo dell’arte un’altra grande personalità, Jannis Kounellis. L’esordio era stato con una mostra personale alla galleria romana “La Tartaruga” in via del Babuino, mitico ritrovo per artisti e intellettuali
E’ morto all’età di 80 anni Jannis Kounellis. Il grande artista, esponente di primo piano dell’arte povera, era ricoverato a Villa Mafalda a Roma. Proprio la capitale è stata la sua città adottiva, il posto in cui era arrivato dalla Grecia nel 1956, appena ventenne. A Roma aveva frequentato l’accademia di Belle Arti, guidato da Toti Scialoja. L’esordio era stato con una mostra personale nel 1960 alla galleria romana “La Tartaruga” in via del Babuino, mitico ritrovo per artisti e intellettuali. Erano altri anni, in giro c’era voglia di cambiamento. L’invito a quella mostra s’intitolava “Alfabeto” ed era un’esplosione su sfondo bianco di lettere e parole in libertà.
Successivamente Kounellis iniziò ad usare materiali organici e inorganici, a organizzare performance. Risalgono al 1967 le prime mostre che lo avvicinano all’arte povera, in cui mette insieme animali vivi e putrelle di ferro, sacchi di juta: pezzi di carne e legno. L’arte tradizionale appartiene ormai al passato. Quando doveva spiegare a chi si era ispirato, quando gli veniva chiesto di fare il nome di un maestro, un modello, lui rispondeva Pollock. Non amava la pop art, ma paragonava Pollock ai grandi innovatori del passato, a Caravaggio e Masaccio. Tra le mostre memorabili della sua prima fase creativa, l’esposizione-performance nel 1969 di cavalli vivi nella galleria romana di Fabio Sargentini. Negli anni 70 a San Benedetto del Tronto riuscì a murare una porta con delle pietre. Ormai era diventato un artista internazionale, la sua arte aveva varcato le frontiere: Baden-Baden, Londra, Colonia. Due anni dopo partecipava per la prima volta alla Biennale di Venezia.
L’artista considerava il suo studio come il suo teatro. Infatti, è una rappresentazione teatrale uno degli interventi più belli dell’ultima fase: nel luglio 2016, alla Pescheria Pesaro, un cavallo vivo attraversa una stanza. Per terra, sul pavimento, giacciono abbandonati corpi ricoperti da teli bianchi. Era il suo modo per parlare della morte. Kounellis ha fatto spesso scandalo, ma essenzialmente per la novità e la forza dei suoi lavori. La sua ricerca, iniziata dal quadro nudo e puro, sfonda in seguito i limiti della pittura e sfocia presto nel rifiuto dei mezzi tradizionali.
Di Federica Notte
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