Carla entrò molto giovane nell’azienda di famiglia, negli anni ’50, al fianco delle sorelle Paola, Anna, Franca e Alda. E’ a lei che si deve l’internalizzazione del marchio Fendi e la sua conquista dei mercati esteri, in particolare dell’America
Il Made In Italy perde un altro suo pezzo importante. Dopo Krizia, Micol Fontana e Laura Biagiotti, la moda italiana dice addio a Carla Fendi, la nota stilista italiana scomparsa all’età di 80 anni. È a lei che si deve l’internazionalizzazione del marchio Fendi e la sua conquista dei mercati esteri, in particolare dell’America. Carla entrò nell’azienda di famiglia ancora giovane, negli anni ’50, dopo aver completato gli studi classici, al fianco delle sorelle Paola, Anna, Franca e Alda. “Siamo come le cinque dita di una mano, diceva sempre nostra madre, ognuna ha la sua funzione”. La sua formazione copriva settori diversi che vanno dall’amministrazione alla produzione, dalle vendite alla progettazione. Negli anni sessanta si dedica anche alle relazioni pubbliche, punta al mercato più difficile, quello americano: una strategia che la premia con il successo che contribuisce a sancire in tutto il mondo la fama della firma Fendi. Negli anni Ottanta, matura una grande attenzione per Spoleto e il suo Festival. Erano gli anni del maestro Giancarlo Menotti e mentre il Festival dei due Mondi diventava uno degli eventi più importanti della cultura italiana, Carla Fendi, nel suo ruolo di responsabile della comunicazione, scelse di legare il marchio Fendi alla manifestazione.
Il valore della bellezza come cultura e formazione
Da non dimenticare la nascita della Fondazione Carla Fendi nasce nel 2007, nata con lo scopo di dare contributo e assistenza per preservare beni e valori culturali del passato e per garantirne la continuità e la crescita nel futuro. Opera nel campo dell’arte, della letteratura, del cinema, della moda, dell’ambiente e del sociale. Con questo spirito, la Fondazione ha promosso eventi e supportato progetti nell’ambito della difesa ambientale, la pubblicazione di opere letterarie, opere d’arte e libri. “Credo molto all’importanza e al valore della bellezza come cultura e formazione – aveva detto in un’intervista di qualche anno fa – nella mia esperienza di vita e di lavoro mi sono nutrita di bellezze estetiche, come costume ed evoluzione del sociale. Poi, questo rispetto per il bello l’ho dedicato alle bellezze artistiche che ci circondano: il bello come cultura e la cultura come linfa vitale. E come felicità, perché solleva lo spirito, è ossigeno in un mondo che ci travolge quotidianamente. Questo è il mio credo, e in questo metto tutte le mie energie”.
Di Giuseppe Priolo