Ministero della Salute presenta i dati: interruzione di gravidanza in calo del 3%. Con conseguente aumento di vendite di contracettivi d’emergenza. Cresce ancora il numero degli obiettori
Aborti in calo, soprattutto grazie all’aumento della diffusione della pillola del giorno dopo. Risulta infatti che se l’interruzione di gravidanza è scesa del 3%, il numero di confezioni di contraccettivi vendute sono duplicate. Risale ai giorni scorsi la relazione 2016 sull’attuazione della legge 194 del 78 relativa alle Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza del ministero della Salute. Nel 2016 le interruzioni di gravidanza sono state 84.926, con una riduzione pari al 3,1% rispetto al 2015. Al di sotto delle 100.000 l’anno. La relazione attribuisce, almeno in parte, questo fenomeno alla eliminazione dell’obbligo di prescrizione medica per la contraccezione di emergenza ormonale. Visto l’aumento della vendita della pillola del giorno dopo, il ministero della salute, secondo gli esperti dovrebbe eliminare l’obbligo di prescrizione per le ragazze minorenni, permettendone la distribuzione gratuita nei consultori e nei poliambulatori. Resta alta l’obiezione di coscienza tra gli operatori. Aumenta dello 0,4% tra i ginecologi, passando dal 70,5 al 70,9% tra il 2015 e il 2016, e dell’1,3% tra gli anestesisti, passando dal 47,5 al 48,8%. Ci sono punte altissime. In Molise si raggiunge il 96,6% tra i ginecologi, in Basilicata l’88,1%, in Puglia l’86,1%, in Abruzzo l’85,2. Il dato della Campania è fermo al 2013 ed è dell’81,8%, in Sicilia gli obiettori sono l’84,6%. Le grandi regioni con meno medici che si rifiutano di fare le interruzioni di gravidanza sono l’Emilia-Romagna (48,3%), il Friuli (50,9%) e la Toscana (60,1%). Per quanto riguarda l’aborto farmacologico con la pillola RU486, rappresenta il 15,7% del totale contro il 15,2% dell’anno scorso.
Consultori: presenza sul territorio
Infine la relazione rivela che i consultori sono solo 0,6 ogni 20.000 abitanti. Quando, in realtà dovrebbero essere 1 ogni 20.000 abitanti (denunciano le associazioni). Non solo, molte sedi di consultorio familiare sono servizi per l’età evolutiva o dedicati agli screening dei tumori e pertanto non svolgono attività connessa al servizio di interruzione volontaria di gravidanza.
Di R N
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