Mali colpo di stato: si era già combattuta la guerra civile in Libia contro l’allora presidente Muammar Gheddafi, a cui avevano partecipato anche potenze straniere, soprattutto Francia e Stati Uniti. La difficile situazione in Mali, iniziata nel 2012, è importate non solo per il futuro del paese, ma anche per l’intera regione dell’Africa occidentale. Ormai da anni nel territorio nazionale sono presenti soldati occidentali impegnati contro i gruppi jihadisti
Mali colpo di stato avvenuto in Africa, portato avanti da una parte dell’esercito contro il presidente Ibrahim Boubacar Keita e il governo guidato dal primo ministro Boubou Cissé. Keita presidente dal 2013 si è dimesso e ha sciolto il parlamento, dopo l’arresto di alcuni ministri avvenuto nella capitale di Bamako. Dopo le continue proteste contro Keita, accusato di aver rubato le ultime elezioni parlamentari, e il malcontento generale accumulato per anni, riguardo l’incapacità del governo di combattere la corruzione e i gruppi islamisti armati si è giunti al colpo di stato.
Mali colpo di stato: come un dejà-vu
La difficile situazione in Mali, iniziata nel 2012, è importate non solo per il futuro del paese, ma anche per l’intera regione dell’Africa occidentale. Ormai da anni nel territorio nazionale sono presenti soldati occidentali impegnati contro i gruppi jihadisti. La difficile situazione in Mali è iniziata nel 2012, quando ribelli e jihadisti presero il controllo di grandi territori del Nord del paese come l’Algeria. L’anno precedente si era combattuta la guerra civile in Libia contro l’allora presidente Muammar Gheddafi, a cui avevano partecipato anche potenze straniere, soprattutto Francia e Stati Uniti. Dopo la destituzione di Gheddafi, centinaia di ribelli armati maliani, tra cui membri di al Qaida che avevano combattuto a fianco del leader libico, erano tornati in Mali e avevano attaccato le città del nord, prendendone il controllo. Le aree governate dai jihadisti furono costrette a seguire rigidissime regole religiose. L’instabilità del nord, favorì il successivo colpo di stato compiuto dai militari, che destituì l’allora presidente Amadou Tourè. Fu nel successivo vuoto di potere che emerse la figura di Keita.
La discesa di Keita
Ibrahim Boubacar Keita era allora un politico molto popolare. Era stato primo ministro e presidente del parlamento e aveva l’appoggio soprattutto dei giovani, che in un popolo giovane come quello maliano significava avere già fatto una buona parte del lavoro. Era visto come un politico onesto e giusto, ha scritto il New York Times. Nell’agosto 2013, un anno e mezzo dopo il colpo di stato, Keita fu eletto presidente a larghissima maggioranza, anche grazie alla promessa di combattere la corruzione. Negli ultimi anni, tuttavia, la popolarità di Keita è scesa progressivamente, così come è peggiorata sensibilmente la sicurezza del Mali, nonostante l’intervento di forze straniere.
Mali colpo di stato: la storia
Nella regione del Sahel, quella fascia di territorio dell’Africa subsahariana che include anche il Mali, sono attivi da diverso tempo soldati e programmi militari di Stati Uniti e Francia. Il dipartimento di stato americano ha destinato 323 milioni di dollari per l’addestramento di forze di sicurezza e per altre forme di assistenza ai cosiddetti “paesi del G5”, cioè Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad e Mauritania. La Francia è diventato lo stato straniero con la maggior presenza militare nella regione. Durante la presidenza di Keita, e dopo l’avanzata dei gruppi islamisti nel nord del paese, la Francia aiutò le forze maliane a riprendere il controllo dei territori perduti: l’intervento fu un iniziale successo, ma poi i ribelli si rifugiarono nelle zone rurali dove continuarono a compiere attacchi contro la popolazione civile. Da allora le attività dei gruppi jihadisti si sono stabilite lungo i confini con Burkina Faso e Niger, due paesi che negli ultimi anni sono stati colpiti da diversi attentati.
Come nasce il colpo di stato?
L’incapacità di Keita di garantire sicurezza ai cittadini maliani sembra essere stato il principale motivo dell’ultimo colpo di stato. I critici hanno accusato Keita di non essere riuscito a migliorare la situazione economica del paese e di non avere mantenuto una delle sue più importanti promesse elettorali. Quella di combattere la corruzione. Nel corso del tempo, la fiducia dei cittadini maliani verso di lui è scesa progressivamente: nel 2018 Keita era stato rieletto presidente, ma con una maggioranza molto più bassa rispetto alle elezioni trionfali di cinque anni prima, e tra accuse di imbrogli e irregolarità.
Movimento del 5 giugno
Contro Keita, oltre alle accuse di non di non saper garantire la sicurezza dei propri cittadini, si aggiunsero quelle di avere rubato le elezioni. La Corte costituzionale del Mali aveva ribaltato gli esiti elettorali relativi a 31 seggi parlamentari, permettendo così al partito di Keita di avere la maggioranza in parlamento. I principali partiti di opposizione si riorganizzarono, collaborando con gruppi della società civile, e formarono una nuova alleanza chiamata Movimento del 5 giugno, che iniziò a chiedere le dimissioni di Keita. Proprio il 5 giugno ci fu una grande protesta antigovernativa a Bamako guidata per lo più da un importante leader musulmano maliano, Mahmoud Dicko, che fu seguita da molte altre proteste, continuate nonostante la promessa di Keita di fare riforme politiche. Tuttavia i motivi per cui l’esercito, o una sua parte abbia deciso di compiere il colpo di stato contro Keita, non sono del tutto chiari. L’ex presidente Keita, comunque, ha annunciato le proprie dimissioni dopo la mezzanotte tra martedì e mercoledì, dicendo di non avere provato a resistere all’arresto da parte dei militari per evitare «spargimenti di sangue».
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