Tumore al seno: alcuni cicli di dieta prolungati per una media di circa sei mesi riducono alcuni fattori di crescita che aiutano a favorire la proliferazione cellulare e possono influenzare la crescita tumorale
Tumore al seno: secondo uno studio internazionale coordinato da IFOM Milano e dal Policlinico Universitario San Martino di Genova, con il sostegno di AIRC, si è visto come la dieta può avere un ruolo chiave nel trattamento del tumore al seno. Una dieta ipocalorica, infatti, a base vegetale è stata testata per determinare il suo effetto sulla crescita del tumore in combinazione a terapia ormonale nei topo e nelle pazienti. Ad esempio le donne in terapia ormonale in Italia sono circa 400 mila, ovvero tre su quattro di quelle che ricevono diagnosi di carcinoma mammario.
Cicli di dieta che influenzano la crescita tumorale
Tramite alcuni studi clinici condotti all’Ospedale Policlinico San Martino di Genova e all’istituto Nazionale Tumori di Milano da Filippo De Braud e Claudio Vernieri mostrano come alcuni cicli di dieta prolungati per una media di circa sei mesi riducono alcuni fattori di crescita che aiutano a favorire la proliferazione cellulare e possono influenzare la crescita tumorale. I dati, tuttavia, sono ancora preliminari e devono essere confermati in più studi clinici. Inoltre sia i cicli di dieta, sia le settimane di intervallo prevedono protocolli precisi e devono avvenire sotto stretto controllo medico. Non è perciò consentito un approccio “fai da te” che aumenterebbe il rischio di malnutrizione, una condizione che nei pazienti oncologici può essere molto pericolosa, minando l’esito delle terapie.
Tumore al seno: Alessio Nencioni sperimenta la mima-digiuno
“La dieta che abbiamo sperimentato – spiega Alessio Nencioni, del Dipartimento di Medicina Interna del Policlinico San Martino – valutandone gli effetti clinici per la prima volta in donne con tumore della mammella anche metastatico in terapia ormonale, è un regime alimentare vegano ipocalorico che induce nel corpo gli effetti metabolici del digiunare, e per questo è stata chiamata mima-digiuno”. “Nei topi – aggiunge Valter Longo dell’IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare), che da 15 anni studia l’effetto del digiuno contro i tumori – la dieta mima digiuno non solo ha rallentato la crescita tumorale, ma ha fatto regredire i tumori anche dopo l’acquisizione di resistenza alle terapie farmacologiche standard”. “Le pazienti con tumore alla mammella in terapia ormonale – continua Nencioni – hanno seguito i cicli di questa dieta per una media di circa 6 mesi, senza mostrare effetti collaterali consistenti, ma soltanto fastidi lievi e transitori come mal di testa e debolezza”.
Dieta ipocalorica e terapie ormonali limitano la laptina
Alcune pazienti assumono la terapia per cicli mensili da quasi due anni senza alcun problema, è perciò un intervento ben tollerato se adeguatamente pianificato. La dieta ipocalorica abbinata alle terapie ormonali ha ridotto i livelli di glucosio in circolo ma soprattutto la leptina, l’ormone che regola la sazietà, l’insulina e il fattore di crescita insulino-simile (IGF1), tutte proteine che favoriscono la proliferazione delle cellule di tumore della mammella.
Le modifiche metaboliche indotte dalla dieta mima-digiuno sono associate a effetti antitumorali positivi, che peraltro vengono mantenuti a lungo nel tempo – riprende Nencioni – Ciò significa che questo regime di restrizione dietetica potrebbe essere un’arma in più per combattere il tumore della mammella nelle donne in terapia ormonale, senza il rischio di effetti collaterali seri. Abbiamo infatti osservato che il protocollo non compromette lo stato nutrizionale delle pazienti, se fra un ciclo di dieta e l’altro si prescrive un’alimentazione adeguata per evitare malnutrizione e perdita di peso”.
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