È morto a Roma, dov’era ricoverato da alcuni giorni per il peggioramento delle sue condizioni di salute, Luciano De Crescenzo. Aveva novant’anni, era nato il 20 agosto 1928. Era malato da tempo. Fu poliedrico artista, attore, scrittore, poeta e regista, amatissimo in città e all’estero. Napoli piange uno dei suoi figli più amati: con le sue opere raccontò con ironia la città e gli antichi filosofi dell’età Greca. Funerali sabato a Napoli a Santa Chiara, camera ardente al Campidoglio a Roma. Tante le manifestazioni di cordoglio in tutto il Paese. A Napoli lutto cittadino
È morto poco dopo le ore 16 di giovedì 18 luglio a Roma, all’ospedale Gemelli, dov’era ricoverato da alcuni giorni, Luciano De Crescenzo, artista poliedrico, napoletano doc: scrittore, regista, attore e autore che arrivò al grande pubblico dapprima come ironico divulgatore della filosofia, autore di bestseller di saggistica tradotti in decine di lingue e poi come regista, attore e conduttore televisivo. De Crescenzo era nato il 20 agosto 1928 nel borgo di Santa Lucia (abitò al civico 40 di via Generale Orsini, nello stesso stabile in cui era nato il suo storico amico Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer), viveva ormai da tempo a Roma ed è stato assistito col cuore e con la mente, fino all’ultimo, dalla figlia Paola De Crescenzo, dal genero, dai nipoti e dal suo storico agente Enzo D’Elia. Al capezzale dell’intellettuale napoletano c’erano anche i due amici di sempre, Marisa Laurito e Renzo Arbore. Luciano, pur avendo dato grande prova di lucidità in alcune interviste che ha concesso alla soglia dei novant’anni, soffriva di una patologia neurologica. Di recente una polmonite aveva determinato un peggioramento delle sue condizioni generali. De Crescenzo già da qualche anno ormai non prendeva più parte a eventi pubblici. L’ultimo grande applauso del suo pubblico gli è stato tributato qualche settimana fa a Positano, dove il comico e regista Alessandro Siani aveva presentato il libro scritto a quattro mani con il filosofo, “Napolitudine”. Il sindaco di Napoli ha proclamato lutto cittadino nel giorno dei funeral
Vita e carriera di Luciano De Crescenzo
Difficile raccontare la carriera di Luciano, l’ingegnere filosofo. Fu ricca di colpi di scena, come ricca di ‘picchi’ la sua vita: dapprima ingegnere all’Ibm ma con la grande passione per la divulgazione, i libri, la filosofia, Luciano fu ospite di Maurizio Costanzo e lì, con un clamoroso ‘referendum’ televisivo chiese: «È meglio che faccio lo scrittore o che torno a fare l’ingegnere?». La risposta la diede il pubblico: milioni di copie vendute, sempre con Mondadori, la sua casa editrice dal primo all’ultimo giorno decretarono il successo dello scrittore-filosofo-divulgatore. Parliamo di quasi 20 milioni di copie vendute nel mondo, di cui 7 milioni in Italia. Le sue opere sono state tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 Paesi nel mondo, dal greco al giapponese, dal tedesco al francese. «Ricordo – racconta Costanzo – quando a Bontà Loro, nel 1977, presentai il libro “Così parlo’ Bellavista‘. Allora era un ingegnere. Ecco, lo dico sinceramente: quella trasmissione lo fece dimettere da ingegnere e fece lo scrittore├. Fra il 1976 e il 1977 il libro sul professor Gennaro Bellavista vendette la bellezza di 600mila copie. Un vero e proprio caso letterario. Ma Luciano De Crescenzo non era solo uno scrittore. Fu anche un grande e apprezzatissimo divulgatore televisivo. Bello, affascinante, occhi azzurri, sorriso sardonico e profondo, capace di grande empatia: la tv e il cinema ne furono subito estasiati. Così nacque il sodalizio con un altro grande amico, Renzo Arbore. E ancora, le collaborazioni con Roberto Benigni, un momento magico per il mondo dello spettacolo napoletano che era ‘di stanza’ a Roma ma portava il sorriso partenopeo in tutta la città. E nacquero capolavori di ironia come “Così parlò Bellavista”, film delizioso e ancora gettonatissimo nelle tv private napoletane Luciano andò via da Napoli ma con la città ebbe sempre un rapporto incredibile, intenso, mai interrotto. Pareva di poterlo incontrare da un momento all’altro all’angolo di un vicolo o fermo ad ammirare una statua o meglio ancora, a spiegare a un turista straniero la bellezza di quel palazzo o la storia di quell’antica via napoletana. Mai rassegnato ai ‘mali di Napoli’ ma consapevole del fatto che fosse necessario il concorso positivo di tutti per sconfiggerli, De Crescenzo ha sempre fatto vincere la speranza legata all’antica ironia partenopea: mai una parola fuori posto, mai un attacco scomposto, un signore d’altri tempi. E anche questo ha decretato un legame con Napoli che lo proietta fra i grandi in assoluto della cultura partenopea moderna.
di Andrea De Marco
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