Oggi una violenta sequenza esplosiva parossistica ha interessato l’area centro-meridionale della terrazza craterica. Tre i maremoti registrati nel Medioevo
Nella carta di identità firmata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) online la sua attività è indicata come “high level“. Si presenta così Stromboli, uno dei pochi vulcani in attività “persistente” da almeno 4.000 anni. Ha una superficie di 12.2 km2 e raggiunge una altitudine di 924 metri sul livello del mare, ma le sue ”radici” arrivano a 2.000 metri sotto il mare. La sua morfologia, ricordata anche dall’antico nome greco “Strongyle” – che significa rotonda, – è molto semplice ed è il frutto del susseguirsi di vari cicli vulcanici di uno stesso edificio centrale. Ma l’isola di Stromboli è leggermente allungata in direzione Nord-est, verso l’isolotto di Strombolicchio. Sul versante settentrionale la Sciara del Fuoco, una struttura di collasso riconoscibile fino ad una profondità di circa 1.700 metri sotto il livello marino, raccoglie i materiali piroclastici e lavici eruttati dai crateri sommitali. Prima dell’eruzione “parossistica” e delle esplosioni che oggi hanno causato una vittima, il vulcano si è “fatto sentire” in altre occasioni più o meno recenti. Sequenze esplosive si sono verificate lo scorso anno, il 24 aprile, il 7 e il 18 marzo. Prima ancora, nel corso del 2017, il 1 dicembre, il 1 novembre, il 23 ottobre e il 26 luglio.
Eruzione molto violenta
Ma quella di oggi sembra essere stata più violenta degli ultimi 30-35 anni, tanto che gli esperti la paragonano a quella avvenuta tra il 2002 e il 2003, seguita da uno tsunami. Il 30 dicembre 2002 l’attività dello Stromboli ha causato una frana che, a sua volta, ha generato un’onda anomala di circa 20 metri, causando feriti, danni a diverse imbarcazioni e ha fatto scattare il piano di evacuazione dell’isola. Il maggior pericolo delle eruzioni dello Stromboli, infatti, è legato proprio al rischio tsunami. E all’imprevedibilità dell’attività vulcanica che, anche se classificata come a ‘bassa energia‘, è ininterrotta e – come si è visto – può scatenare eventi devastanti. Di recente uno studio italiano, pubblicato sulla rivista Scientific Reports ha documentato ben tre tsunami che nel Medioevo hanno raggiunto le coste della Campania. Stando ai ricercatori, sarebbero avvenuti nel periodo compreso fra il 1343 e il 1456. Il principale dei tre tsunami è stato quello del 1343 e, secondo gli esperti, è quasi certamente riconducibile alla grave devastazione dei porti di Napoli e Amalfi di cui fu testimone il poeta Petrarca. Questo indurrebbe a ritenere che le eruzioni dello Stromboli potrebbero avere effetti devastanti anche oggi.
di Andrea De Marco