Il disastro dell’11 settembre a New York è avvenuto un martedì e alla stessa ora dell’orrore cileno del 1973. Non c’era spettacolarizzazione. Né media. Né reiterazione. Ma era la stessa data. Allende era convinto che “le tradizioni democratiche dell’esercito cileno” non avrebbero mai portato i militari a sparare contro il proprio governo. Pagò tragicamente con la vita. Le pagine nere della storia hanno insegnato che sapere non previene né salva
L’11 settembre ricorre l’ anniversario del golpe militare fascista in Cile, che introdusse una lunga epoca di sanguinosa dittatura delle forze della borghesia dei compradores sul popolo cileno sotto la guida degli USA. Nell’11 settembre del 1973, guidate dalla giunta militare del generale Pinochet, le forze armate attaccarono un Cile impegnato nella battaglia per la costruzione di una società socialista. Nel 1970 era stato eletto legalmente al vertice dello Stato il Presidente Allende, quale candidato del Partito Socialista. Egli fu ucciso durante il colpo di stato e con lui furono uccisi migliaia di cileni rivoluzionari e democratici appartenenti a diversi schieramenti politici.
Aerei militari bombardavano il palazzo presidenziale e i sostenitori del presidente spodestato venivano arrestati, messi in carcere, torturati, perseguitati, fatti sparire. L’11 settembre cileno scriveva un’altra pagina nera della storia, segnava una divisione fra oppressi e oppressori. La divisione fra conservatori e progressisti, fra persone di destra e persone di sinistra, doveva considerarsi superata dal momento in cui le bombe si erano sostituite alla discussione e al dialogo. Allende proponeva nella legalità delle istituzioni, di rendere più consistente la democrazia. Questo progetto, nuovo e pacifico, suscitava l’attenzione della Spagna, dell’Italia, della Francia. In quel mattino dell’11 settembre 1973, in Cile, ci furono violenza e brutalità, senza limiti. Furono giorni di sofferenza, settimane che inaugurarono un lungo terrore fino a trovare la strada per sconfiggere, alle elezioni del 1988, la dittatura di Pinochet.
L’11 settembre 1973, i corpi speciali dell’esercito cileno comandati dal generale Pinochet destituirono con la forza il governo democraticamente eletto di Unidad popular, uccidendo 50000 militanti del movimento operaio. Il golpe, venne sostenuto e preparato nei minimi dettagli dalla Cia. John Ranelagh, autore del libro “L’agenzia: ascesa e declino della Cia”, spiega che la decisione di preparare un golpe venne presa in una riunione segreta del Comitato 40, composto da alti funzionari della Casa Bianca, tra cui Henry Kissinger. Allende, fino all’ultimo, confidava nel fatto che i generali non avrebbero rotto la legalità e avrebbero difeso il suo governo e poco prima del golpe nominò i generali Leigh Guzman e Pinochet capi dell’Aviazione e dell’Esercito rispettivamente.
Allende era convinto che “le tradizioni democratiche dell’esercito cileno” non avrebbero mai portato i militari a sparare contro il proprio governo. Pagò tragicamente con la vita.
Non c’era spettacolarizzazione. Né media. Né reiterazione. Ma era la stessa data. 11 settembre1973. 11 settembre 2001.
Il compito di un giornalista sarebbe quello di riportare i fatti, cercando di essere obiettivo ed imparziale. Nell’attimo in cui questi fatti vengono guardati ed osservati da un occhio umano, inconsapevolmente, oggettivi non restano più. Non che si falsifichino o si riportino cose infondate, ma semplicemente gli si dà una interpretazione.
Resta però, di fronte ad alcuni eventi, un pensiero fondamentale. Davanti ad un bar, a scuola, a casa, con amici, esperti si può discutere di teorie, complotti, nuovi disegni e strategie. Ognuno può esprimere o crearsi un’opinione. Di fronte a tante vittime però, ci si sente davvero così piccoli e doloranti che ogni teoria, parola, pensiero o rabbia perde valenza. Pedine o caso, fondamentalismo o dittatura, guerra o golpe, i soli volti delle persone morte, la sofferenza, gli strascichi, le insicurezze, l’impotenza generano solo altro dolore perché, a volte, capire, non serve a molto. Capire non cancella tutte le sensazioni provate. Aiuta a metabolizzare, ma come le pagine nere della storia hanno insegnato, sapere non previene né salva.
di Stefania Paradiso
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