Abbattere i muri della diffidenza per costruire ponti verso gli altri. Ma a fronte di migliaia o decine di migliaia di morti “loro”, fanno molto più scalpore le decine, forse qualche centinaio, di morti “nostri”. Le vittime del terrorismo di matrice islamica sono in prevalenza musulmani che leggono il Corano e lo “interpretano” in modo diverso, perché diverso è essere Sciita o Sunnita. E che dire di noi Cristiani? Dagli ortodossi ai cattolici, dai protestanti agli anglicani, per non parlare di Mormoni Quacheri
(UMDI – UNMONDODITALIANI) Nel nome di Allah uccidono. Nel nome di Allah abbracciano una missione che pretende sangue. E quel nome alto, legato ad una storia millenaria, diviene il simbolo stesso del terrorismo. Almeno nell’immaginario collettivo. Che è tutto dire. Il succedersi ricorrente degli attacchi di matrice islamica ha determinato una crisi di rigetto nei confronti dell’intero, eterogeneo mondo islamico. È ormai evidente un sentire comune che tende a confondere il gesto “folle” di poche centinaia, o anche migliaia o forse decine di migliaia di fanatici, che uccidono in nome di Allah, con un miliardo e duecento milioni di persone che a ben vedere, forse non sono poi così diverse da noi. Si tratta per lo più di un atteggiamento emotivo che ci tocca da vicino e che subiamo con disgusto creando in noi la paura, quando non vero e proprio terrore. Ecco che i migranti, per molti “occidentali”, sono potenziali terroristi o, quanto meno, propensi a delinquere. Ma è proprio così? Io sto riflettendo molto anche in termini statistici, quanto meno a leggere le cronache di ogni giorno! Se l’attentato si rivolge a “noi” e produce morti e feriti in numero per così dire “limitato” , paginate intere di “orrore”. Se invece le azioni sono rivolte a “loro” e producono centinaia di morti e feriti, benché molto più ricorrenti e numerose (quanti attentati alle moschee sono stati portati a termine?) allora le notizie sono relegate ai margini. Ma a fronte di migliaia o decine di migliaia di morti “loro” che sembra non ci “interessino”, fanno molto più scalpore le decine, forse qualche centinaio, di morti “nostri”. E si parla di lotte di religione o di scontro di civiltà? Io non voglio accettare questa valutazione semplicistica. Le vittime del terrorismo di matrice islamica sono in grande prevalenza musulmani che leggono il Corano e lo “interpretano” in modo diverso, perché diverso è essere Sciita o Sunnita (per ridurre al minimo le differenze che in realtà sono ben più articolate …) E che dire di noi Cristiani? Dagli ortodossi ai cattolici, dai protestanti agli anglicani, per non parlare di Mormoni Quacheri ecc. quante differenze! Orbene come si vede, rispetto al mondo islamico, il mondo cristiano è pur esso molto variegato. Certo ora non si sparge sangue! E si legge una tendenza se non all’unificazione, almeno ad un dialogo vero , sentito e praticato in molte iniziative comuni, quale ad esempio le marce della pace di Assisi. Tuttavia non va dimenticato che nel nome della religione nei secoli passati non si andava certo troppo per il sottile.. che dire ad esempio dell’inquisizione? Magari Giordano Bruno o Galileo su questo tema potrebbero eccepire non poco. Orbene di converso, neppure va dimenticato che vi fu un tempo in cui la Civiltà Araba era paragonabile se non anche superiore a quella cristiana e paradossalmente perfino più tollerante. E dobbiamo ricordare che la scienza in senso moderno ci è stata tramandata proprio dagli arabi che hanno salvato dall’oblio molti testi dell’antichità facendone la base della nostra modernità.
DIALOGARE PER POTERSI INCONTRARE
Ma se questo è il passato, che fare oggi? Innanzitutto bisogna diffondere la conoscenza della storia dei popoli (ma anche delle religioni..) e valutarne le conseguenze in termini “geopolitici”. Bisogna sforzarsi di capire gli altri per poter dialogare senza pregiudizi e a ragion veduta. Certo ci si aspetterebbe un maggiore impegno dell’intera comunità islamica per contrastare dall’interno questo fenomeno dilagante che ci riporta indietro di molti secoli. Per questo bisogna anche interpretare correttamente le Sacre Scritture (che non va dimenticato sono tra loro in continuità dalla Bibbia al Corano…) quanto meno delle tre religioni monoteiste (in fondo Cristo era circonciso..) facendo un’opera di divulgazione volta al dialogo interculturale e inter religioso . Ciò può portare al superamento dell’ignoranza, humus sul quale agiscono taluni sedicenti “predicatori”. E oggi i mezzi ci sono. Basta saper utilizzare al meglio gli strumenti telematici, agendo con pazienza e determinazione, ma soprattutto con un disegno strategico chiaro e condiviso. Tutti, però, abbiamo il dovere di operare su questa linea comune. Abbattere i muri della diffidenza reciproca per costruire ponti verso gli altri (più pregnante il termine inglese BRIDGING..) e non aver timore di attraversarli questi ponti, per incontrare gli “altri” , ovvero chi, quasi certamente , è più simile e vicino a noi di quanto possiamo immaginare. Allora sì che i timori le paure e il terrore dei singoli possono forse trasformarsi in amicizia, fratellanza, pace e amore. Non dobbiamo temere l’ignoto quando perseguiamo la conoscenza. E l’Ulisse di Dante ce ne ha dato prova evidente! Ancora una volta è la cultura che ci può veramente rendere “virtuosi”.
* Prof Enzo Siviero – Bridge Builder
Rector University eCAMPUS Novedrate Como Italy
Vice President SEWC (Structural Engineers World Congress)
Deputy Secretary General EAMC (Engineering Association of Mediterranean Countries)