Tra i tesori della Puglia, oggi i viandanti di San Michele entrano nello scrigno naturale del Tavoliere delle Puglie. Ecco la guida firmata UMDI.
(UMDI – UNMONDODITALIANI) Hanno definitivamente lasciato il Molise i pellegrini camminatori e ciclisti della seconda edizione sperimentale della “Via Micaelica Molisana” 2016. Con la tappa di ieri (LEGGI QUI) i viandanti devoti a San Michele si sono avventurati nel territorio di Foggia con destinazione finale Monte Sant’Angelo. La tappa di oggi trova la sua partenza nel comune di San Marco La Catola, dove ieri i viaggiatori hanno trovato ristoro, per arrivare a Castelnuovo della Daunia, passando per una delle meraviglie paesaggistiche d’Italia, il Tavoliere delle Puglie. Tra i Pit-stop più importanti di oggi ci sono Celenza, con visita al lago di Occhito, e il Bosco di San Cristoforo; solo nella tarda serata i camminatori/ciclisti, di FIDAPA BPW Italy e Matese Mountain Bike di Bojano, approderanno alla meta della giornata odierna. Il tratto della Via Micaelica “Da Bujan a ru Mont” si addentra sempre più in un’altra regione importantissima per le occasioni di sviluppo di cui il governo potrebbe usufruire sfruttando il turismo; il “tacco dello stivale” infatti offre al mondo un vasto patrimonio della bellezza da osservare e da cui trarre ispirazione. La bellezza della Puglia sta in tanti ambiti, ma quello che oggi la novella-guida del turista/pellegrino di UNMONDODITALIANI vuole descrivere sarà quello naturale-paesaggistico: protagonista del sesto episodio delle Micaelis tales è il Tavoliere.
Quando si parla del Tavoliere delle Puglie si fa riferimento alla pianura più grande d’Italia, dopo la Pianura Padana. In origine un fondo marino, riemerso nel tempo dalle acque. La zona è collocata nella porzione settentrionale della regione, completamente pianeggiante, e ingloba quasi la metà della Capitanata. Il Tavoliere è delimitato dai Monti Dauni, dal lato ovest, dal promontorio del Gargano e dal Mare Adriatico, nella prossimità orientale, dal fiume Fortore, nell’estremità settentrionale e dall’Ofanto, nella sezione sud.
Nessuno sa da cosa prende il nome questa vasta zona pianeggiante: l’idioma si ritrova nelle fonti dell’antico catasto romano, strutturato in Tabulae Censuariae, ovvero supporti sui quali venivano registrate le proprietà terriere destinate alle attività di pastorizia o, anche, di agricoltura; le coltivazioni traggono beneficio dalle esondazioni autunnali dei fiumi e dei torrenti che lo attraversano, al contempo nelle stagioni più calde, purtroppo, periscono la siccità.
Dall’alto medioevo, per secoli, fu terra di pascoli invernali per le greggi (per questo anche attraversata dal Tratturo, nel caso della Via Micaelica, del tratto Pescasseroli-Candela. La funzione agricola è mantenuta tutt’oggi, con l’intensa messa a coltura dei prodotti tipici dell’area come il frumento, la barbabietola e il pomodoro, che caratterizzano soprattutto, la zona di competenza foggiana, insieme ad oliveti e vitigni, che consentono la produzione di oli e vini pregiati (DOP e DOC).
Nuovo appuntamento a domani per la tappa Castelnuovo della Daunia-San Marco in Lamis.