Gi.U.Li.A contro la violenza sulle donne in occasione della giornata dedicata a questo tema. Le loro iniziative riscuotono sempre un grande successo tra i partecipanti.
(UMDI – UNMONDODITALIANI) In occasione della Giornata Mondiale della violenza sulle donne è immancabile l’intervento di Gi.U.Li.A. Si tratta di una rete di giornaliste e Giulia sta proprio per Giornaliste Indipendenti, Unite, Libere, Autonome: in soli due mesi dalla sua nascita, hanno aderito in oltre 350 a un manifesto che è un ulteriore segno dalla ripresa di protagonismo pubblico delle donne. Il suo manifesto sostiene, tra l’altro, che l’informazione è come l’acqua, ossia un bene pubblico, ma che occorre riportare al suo centro la vita reale e che serve una svolta culturale nel modo in cui le donne vengono rappresentate.
Quindi in occasione della giornata mondiale del 25 novembre molte giornaliste parteciperanno, a nome di Giulia, a dibattiti e manifestazioni contro la violenza sulle donne nelle diverse città. Lo stesso giorno partirà la Billion Rising Revolution 2017 del prossimo 14 febbraio, mentre il 26 novembre saranno alla manifestazione nazionale NonUnaDiMeno a Roma. Soprattutto stanno riscuotendo grande successo le loro iniziative, come l’innovativo progetto delle #100esperte che è stato presentato al Festival della Scienza di Genova e come l’importante Forum internazionale delle giornaliste del Mediterraneo, il 23 novembre a Bari e il 24 a Lecce. Il loro impegno è quello di dare visibilità allo sfruttamento e alle ingiustizie, ma anche alle buone pratiche, è ancor più importante in questi tempi regressivi nei confronti della giustizia e della solidarietà sociali. Anche ricordando chi non c’è più, come Tina Anselmi, ma la cui buona battaglia rimane.
“Giulia è nata per provare a lavorare e ragionare insieme, tra giornaliste della carta stampata, della radio, della televisione, del web e degli uffici stampa, con un posto sicuro o freelance, sull’informazione che facciamo e che non ci piace” – spiega Alessandra Mancuso, famosa giornalista – “Un’informazione che fa sempre meno inchieste e dà sempre più spazio al sensazionalismo e alla cronaca-spettacolo. E che continua a rappresentare in modo distorto la donna, i giovani, la società. Per non dire delle discriminazioni che viviamo nelle redazioni, tanto più se madri e precarie.”