Il quotidiano inglese Guardian apre un’inchiesta sulla vicenda dei 61 migranti morti di fame e di sete alle fine di Marzo. Erano partiti da Tripoli ed erano diretti a Lampedusa. Durante il viaggio un problema all’imbarcazione gli ha bloccati in mare. Nonostante le richieste d’aiuto l’imbarcazione è rimasta alla deriva per 16 giorni. Solo 11 i sopravvissuti.
Un’inchiesta del Guardian getta una luce inquietante su una tragedia dell’immigrazione di cui si era già avuta notizia: a fine marzo unità militari europee e della Nato hanno ignorato la richiesta di aiuto di un barcone di migranti, 61 dei quali sono poi morti di fame e di sete. Secondo la ricostruzione del giornale inglese, il barcone con 72 migranti a bordo (47 etiopi, sette nigeriani, sette eritrei, sei ghanesi e cinque sudanesi), tra cui donne, bambini piccoli e rifugiati politici, era partito da Tripoli il 25 marzo diretto verso Lampedusa, ma dopo 18 ore di navigazione aveva cominciato ad avere problemi e a perdere carburante. I migranti avevano contattato padre Moses Zerai, prete eritreo che vive a Roma, il quale a sua volta aveva contattato la Guardia costiera italiana da cui aveva saputo che la barca era stata localizzata a circa 60 miglia a largo da Tripoli e che erano state allertate le autorità competenti.
Poco dopo, sull’imbarcazione in difficoltà era apparso un elicottero con insegne militari, da cui erano stati gettati acqua e cibo. Il pilota aveva invitato i migranti, a gesti, a mantenere la loro posizione, garantendo sul prossimo arrivo di una nave per soccorrerli. Ma non era arrivato nessuno. Nessun Paese ha ammesso di aver inviato l’elicottero, precisa il Guardian. “Noi avevamo allertato Malta che la nave si stava dirigendo nella sua zona di competenza, e abbiamo lanciato un allarme alle navi in navigazione“, dice un ufficiale italiano.
Da parte loro, le autorità maltesi hanno negato ogni coinvolgimento nella vicenda.
Il 29 o 30 marzo, il barcone si era ritrovato accanto a una portaerei della Nato. Secondo i sopravvissuti, due jet si era alzati in volo volando bassi sulla loro barca. I migranti avevano mostrato i due neonati presenti a bordo, ma nessuno era intervenuto. Stando al quotidiano britannico, la portaerei in questione sarebbe la francese Charles de Gaulle. Le autorità di Parigi inizialmente hanno negato la presenza dell’unità navale nella zona, ma di fronte alle prove mostrate dal Guardian un portavoce ha rifiutato ogni commento.
Solo 11 dei migranti erano riusciti a sopravvivere dopo 16 giorni di deriva. Di questi, riferisce il giornale, uno è morto subito dopo, un altro è deceduto in prigione a Zeitan, in Libia. “Ogni mattina ci svegliavamo e trovavamo nuovi cadaveri, che lasciavamo stare per 24 ore prima di gettarli in mare – ha raccontato uno dei sopravvissuti, Abu Kurke – negli ultimi giorni non ci riconoscevamo, pregavamo, eravamo moribondi”.
La denuncia del quotidiano è stata smentita dall’Alleanza Atlantica che ha comunque avviato un’indagine.
10 / 05 / 2011