La costituzione non si tocca, lo hanno ribadito con forza gli italiani. In essa la seconda regione più piccola d’Italia, ex Abruzzi e Molise, ha un posto definito come la più giovane del Bel Paese. L’autonomia della Regione Molise era e resta un punto fermo nell’azione di rappresentanza delle questioni che si pongono sul nostro territorio. Intitolato ad uno dei primi presidenti della Regione, Florindo D’Aimmo, il Palazzo dell’Assemblea Legislativa.
La Regione Molise ha compiuto 53 anni. La seconda regione più piccola d’Italia dopo la Valle d’Aosta, fino al 26 dicembre 1963 formava insieme all’Abruzzo la regione Abruzzi e Molise. Il 27 dicembre 1963 si staccò dall’Abruzzo per essere autonoma dopo che è stata approvata e promulgata la legge costituzionale che istituiva la ventesima regione d’Italia. Con il Consiglio Regionale, presieduto dal Presidente Vincenzo Cotugno, lo scorso 27 dicembre, è stato commemorato il 53° anniversario dell’autonomia regionale in occasione del quale è stata scoperta anche la targa ufficiale di intitolazione del Palazzo dell’Assemblea legislativa regionale a Florindo D’Aimmo. L’Assise aveva votato all’unanimità il 10 maggio scorso l’intitolazione del Palazzo assembleare al suo primo Presidente, scomparso qualche anno fa. La cerimonia, svoltasi nell’Aula assembleare, è iniziata con l’esecuzione dell’Inno nazionale e la proiezione di un video, gentilmente messo a disposizione dagli archivi dalla RAI, sulle varie tappe che portarono all’autonomia regionale. Quindi il Presidente Cotugno ha introdotto l’argomento. Sono dunque intervenuti per la Minoranza, il consigliere Iorio, e per la Maggioranza, il consigliere Monaco. E’ stata poi la volta del Presidente dell’Associazione ex Consiglieri regionali, Di Lisa, cui è seguito il commosso intervento del rappresentante della famiglia D’Aimmo, il figlio del compianto onorevole, Antonio. Ha chiuso i lavori il Presidente della Giunta regionale, Paolo di Laura Frattura. Tutti gli interventi, pur con varie sfaccettature, hanno ricordando l’importanza storica della conquista dell’autonomia del Molise fatta da una classe politica lungimirante e coraggiosa di cui faceva parte appunto l’onorevole Florindo D’Aimmo. Prendendo esempio dal signorile e coinvolgente modo di concepire e fare la politica del primo presidente della Regione, comune è stato il richiamo di tutti gli intervenuti all’unità di intenti, pur nelle diversità politiche e partitiche, nella responsabilità che ogni eletto deve sentire nel dare il proprio apporto nella delineazione delle direttrici su cui sviluppare la crescita sociale ed economica del Molise, dando così continuità alle conquiste susseguite, nei trascorsi 53 anni, all’autonomia regionale. Ci si è quindi spostati all’entrata dell’edificio dove, dopo la benedizione dell’Arcivescovo Bregantini, i Presidenti Cotugno e Frattura, insieme alla famiglia D’Aimmo, hanno scoperto la targa che di intitolazione del Palazzo del Consiglio Regionale al suo primo Presidente.
Per l’evento, l’assessore regionale, Michele Petraroia ha dichiarato: “Il Referendum sulla Costituzione del 4 dicembre ha fermato con venti milioni di NO, la deriva plebiscitaria dell’ultimo ventennio con cui sono state svuotate le Assemblee Legislative a vantaggio degli Organi Esecutivi con un eccesso di accentramento di poteri formali e sostanziali, in capo a figure monocratiche quali i Sindaci, i Presidenti di Province e Regioni, ed il Capo del Governo. In pochi hanno afferrato la portata politica di questo pronunciamento popolare che ha stoppato la stagione del maggioritario e riaperto il confronto politico sull’assetto costituzionale, sulla divisione dei poteri e sul principio della sovranità popolare. Nel calderone della semplificazione istituzionale, riassetto degli Organi dello Stato e razionalizzazione dei costi, dopo il varo delle riforme costituzionali si intravedeva l’accorpamento delle regioni ed il superamento dell’autonomia del Molise, non a caso menzionato da Matteo Renzi quale esempio poco virtuoso in tutta la campagna referendaria. Niente di sorprendente in una simile prospettiva, se non fosse che ipotizzare la fuga dello Stato dai territori svantaggiati con la chiusura progressiva di Comunità Montane, Province e Regioni, non è di per sé una soluzione utile per le popolazioni delle aree interne e meno sviluppate del Mezzogiorno”.
“Archiviato questo disegno di accentramento – continua Petraroia – sponsorizzato dalla JP Morgan e dalla finanza internazionale, è indispensabile avviare una riflessione che riparta dai diritti essenziali di ogni cittadino, anteponendo il principio di uguaglianza di trattamento su tutto il territorio nazionale allo schema di divisione di funzioni amministrative tra Comuni, Province, Regioni e Stato. La questione cruciale, era e resta, la concreta fruibilità dei diritti sanciti nella Costituzione da parte di ogni cittadino italiano, al di là del luogo dove nasce, vive o lavora. Spetta allo Stato organizzarsi in modo tale che ciò avvenga con un’attenta e puntuale distribuzione delle funzioni tra Ministeri, Regioni e Autonomie Locali. Alla persona che abita in uno qualsiasi dei 136 Comuni del Molise, poco importa se il soddisfacimento dei propri bisogni viene assicurato più dallo Stato che dalla Regione o dalla Provincia. Il punto è se in quel territorio ci siano o meno, una scuola sicura, un ospedale pubblico efficiente, una viabilità dignitosa, una pubblica amministrazione di qualità o un sistemi di servizi di trasporto, protezione civile o di emergenza-urgenza capace di dare risposte efficaci e rapide in caso di necessità.
“Ebbene in un simile contesto – ha concluso Petraroia – l’Autonomia della Regione Molise, in assenza di alternative più credibili, era e resta, un punto fermo nell’azione di rappresentanza delle questioni che si pongono sul nostro territorio. Tornare indietro in un macro-territorio più vasto, dopo aver svuotato le Province e svilito le funzioni dei Comuni, determinerebbe l’accentuazione dell’isolamento e della perifericità del Molise con danni e penalizzazioni per la nostra popolazione. Per riprenderela tessitura di un nuovo progetto di sviluppo regionale serve rispettare ed attuare la Costituzione, affermare il ruolo del Consiglio Regionale, evitare l’ulteriore spoliazione delle Province, chiamare i Consigli Comunali a svolgere la propria attività in chiave collegiale, e sostituire sudditi, cortigiani e clienti, con cittadini liberi e responsabili”.
29 / 12 / 2016