Studente speciale insegnante speciale. Il “NO” di Ianes ad una cultura falsamente inclusiva

Studente speciale insegnante speciale. Il “NO” di Ianes ad una cultura falsamente inclusiva

Attualità Scuola/Università/Sanità

Studente speciale insegnante speciale è il binomio che Dario Ianes, professore di Pedagogia e Didattica Speciale, contesta con forza, evidenziandone tutta l’incongruenza. Che inclusione è, infatti, quella che appioppa un docente ad uno studente, uno ad uno, mentre tutti gli altri studenti fanno riferimento al docente curriculare alla cattedra? Quale inclusione e rispetto della privacy dei dati sensibili medici quando è evidente che qualcosa non va come per gli altri? L’inclusione scolastica anche quest’anno appare in netto peggioramento a causa della carenza di insegnanti di sostegno e della loro inadeguata formazione o specializzazione.

Studente speciale insegnante speciale, un binomio medico-individuale

Il prof. Ianes si chiede provocatoriamente: “Che cosa succederebbe se il Governo riuscisse a specializzare tutti i 270mila insegnanti di sostegno?”

Queste iperboliche e folli soluzioni – risponde il pedagogista – non farebbero altro che rinsaldare la struttura distorsiva che è alla base della crisi irreversibile del sostegno e cioè che ad un alunno “speciale” debba corrispondere un insegnante altrettanto “speciale”, un binomio indissolubile, figlio di una cultura medico-individuale delle disabilità”.

Specialismo è l’esatto contrario di inclusione

Se realizzassimo magicamente la “copertura totale” – prosegue il professore di Didattica Speciale – si creerebbero (peggiorerebbero) la deresponsabilizzazione degli insegnanti “normali”, l’impoverimento della loro professionalità, la delega esclusiva al sostegno, il consolidamento di una cultura “speciale-speciale”, forme di specialismo che aprirebbero le strade a soluzioni “speciali” separate, per non parlare dell’immagine che si farebbero i compagni/e di classe nel vedere il loro compagno/a con disabilità sempre sotto stretta tutela di personale “speciale.”

Inclusione come inserimento nella classe, senza differenze

Il messaggio che Ianes vuole trasmette è profondamente significativo: occorre sempre ambire all’inclusione, che deve essere intesa in senso ampio, ovverosia come inserimento, accoglimento dell’alunno con disabilità in un unicum, dove non vi siano distinzioni o differenziazioni. Insomma, la classica immagine dell’insegnante di sostegno seduta accanto ad un unico alunno è l’esatto contrario dell’inclusione e stigmatizza l’alunno “speciale” (il diverso) accompagnato da un insegnante “speciale” (altrettanto diverso).

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Michele Fratantuono

Ho 28 anni e sono uno studente di Giurisprudenza con una fervente passione per il diritto, la giustizia e l'uguaglianza. Oltre agli studi legali, sono appassionato di lettura, in particolare di saggi storici e filosofici, che arricchiscono la mia visione del mondo.