Titoli esteri docenti italiani è polemica su Tfa conseguiti all’estero, Romania, Spagna, Albania, senza aver mai messo piede in quei Paesi, senza conoscere la lingua, senza aver fatto un’ora di tirocinio. Non una guerra tra poveri, ma una sollecitazione al Ministro perchè stabilisca regole chiare e uguali per tutti sui requisiti
Titoli esteri docenti italiani, la rivolta si fa sempre più compatta. Gli insegnati che negli anni passati hanno sostenuto le prove dei concorsi adesso si vedono superati da colleghi che lo hanno sostenuto successivamente. In particolare, la protesta si è focalizzata sul tema degli insegnati abilitati all’estero che,inseriti a pettine nelle graduatorie, hanno scardinato elenchi, titoli, diritti, aspettative.
Titoli esteri docenti italiani,Valditara minimizza
Il ministro Valditara respinge le polemiche e sostiene una visione più globale del mondo della scuola, specificando che anche gli insegnanti devono considerarsi inseriti in un ambito europeo e questo, dunque, implica il rispetto delle norme imposte dalla libera circolazione dei lavoratori. Infatti, come ha ricordato il ministro, ci sono diverse sentenze del Consiglio di Stato che condannano il Ministero a inserire nelle graduatorie anche i docenti che si sono abilitati all’estero. Tutto giusto. Ma c’è un ma.
Tfa estero fatto apposta per eludere le norme italiane
Il percorso di specializzazione all’estero è profondamente, radicalmente diverso da quello italiano; l’Italia è l’unico Paese europeo che prevede la figura dell’insegnante di sostegno. Significa che i corsi esteri in Romania, Spagna, Albania, sono “pensati”, “studiati”, “istituiti” esclusivamente per aggirare le severe norme di accesso selettivo ai corsi Tfa in Italia. Proprio per questo motivo il ministero, tramite corsi organizzati da Indire, avrebbe deciso, sono le parole di Valditara, di integrare la preparazione dei docenti abilitati all’estero. L’Osservatorio per la disabilità dovrà, poi, accertare le competenze acquisiste. “I colleghi che hanno scelto atenei esteri possono farlo, ci mancherebbe, – le dichiarazioni di un docente – ma è a a monte che mancano regole chiare sulle università e le modalità accettate in Italia. Docenti che discutono tesi in spagnolo o in rumeno sono per lo meno da attenzionare.
Poi, per carità, tutto si può fare, ma spetta al governo che tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti. E non solo per i docenti. Pensiamo agli studenti con difficoltà” Che poi il dover ricorrere ai titoli esteri dipende da un sistema che non funziona, è tutta un’altra storia. La guerra tra poveri si genera dall’alto….
Il controllo del MUR. In teoria
Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha il compito di controllare le competenze sulla formazione degli insegnanti che hanno acquisito il titolo all’estero sia certificato, andando, dunque, a verificare che i centri che lo hanno rilasciato siano vere università. Questo in teoria, nella pratica sarà impossibile farlo, almeno per il momento.
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