Aeroporto Frosinone ricordi 1 parte, la scuola militare volo elicotteri, l’hovering”, coordinazione tra la pedaliera (elica posteriore), il “ciclico” (cloche) e il “collettivo”, i marescialloni, Saddam Hussein. Salem Salim: lunghi baffi che arricciava continuamente, beniamino tra le ragazze di Frosinone. Col tempo seppi che quasi tutti erano morti, abbattuti durante gli scontri con l’esercito iraniano
Aeroporto Frosinone ricordi 1 parte nel lontano 1976. La Scuola di volo elicotteri, a Frosinone, fu la mia prima destinazione. Mi presentai lì in una piovosa giornata di novembre di quell’anno 1976. Era il primo incarico, il mio primo lavoro. Ero emozionato. Il personale dell’infermeria mi accolse con simpatia e cordialità. Lo staff “dei marescialloni“, molto più anziani di me, mi fu molto vicino, sempre, specialmente nell’avvio della direzione dell’infermeria. Questa era situata vicino alla linea di volo.
Aeroporto Frosinone ricordi 1: aeroplani, che passione!
Il comandante della base era un tipo autoritario ma cordiale. Avendo saputo che ero appassionato di aeroplani, mi disse che avrei potuto volare quando volevo. In questo modo sarei stato più vicino al personale navigante e avrei seguito più da vicino i loro problemi. Finalmente potevo dare sfogo alla passione per il volo che avevo coltivato sin da piccolo. Cominciai così a volare sugli elicotteri e i piloti istruttori si offrirono di insegnarmi a condurli.
Non fu facile. La macchina era complessa ed implicava un sistema di coordinazione tra la pedaliera (elica posteriore), il “ciclico” (cloche) e il “collettivo”(che regolava l’inclinazione del passo delle pale del rotore principale).
E riuscii a fare l’hovering
Dopo tanti tentativi, bene o male, riuscii ad effettuare l’hovering” (tenere ferma la macchina a mezz’aria), decollare, atterrare ma soprattutto volare. Gli allievi che frequentavano la scuola provenivano da tutte le forze armate. C’erano anche gli stranieri. Ricordo soprattutto gli allievi iracheni, ragazzi simpatici, allegri. In tutto saranno stati una decina.
Saddam Hussein
Era il periodo della guerra Iran/Iraq. Saddam Hussein dominava incontrastato. Periodicamente veniva un suo ufficiale per controllare i loro progressi e la loro condotta. Questi giovani mi raccontavano che erano intimoriti da lui. Se non avessero terminato il corso con successo o si fossero comportati male, sarebbero stati subito rimpatriati e inviati al fronte, nel deserto.
Salem Salim
Uno di loro, in modo particolare, si distingueva dagli altri. Si chiamava Salem Salim. Alto, carnagione olivastra, aveva dei lunghi baffi che arricciava continuamente all’estremità e di cui andava orgoglioso. Era sempre allegro, tipo generoso, riscuoteva un gran successo tra le ragazze di Frosinone.
Un arrivederci che è un addio
Alla fine del corso, fecero un rinfresco al circolo ufficiali. L’atmosfera era pervasa da un’allegria forzata. Era un distacco difficile non solo per il ciclo concluso ma per il futuro che li attendeva. Col tempo seppi che quasi tutti erano morti, abbattuti durante gli scontri con l’esercito iraniano. Anni dopo, all’Istituto Medico Legale di Roma, dove lavoravo, incontrai uno di loro che con uno stratagemma si era “defilato” e viveva in Italia, dove aveva sposato una ragazza di qui. Fu lui a raccontarmi la fine dei suoi colleghi. Anche Salem Salim era morto.
* Giulio Capone, medico di Medicina Generale, specialista in Dermatologia
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