Santi Devozioni Transumanza, ma anche identità, natura e cultura, il 7 e 8 gennaio 2020 presso la Tensostruttura a cavallo tra i territori di Bojano e San Polo Matese, lungo Le Vie Della Transumanza
Santi Devozioni Transumanza un argomento, anzi due, di grande attualità nel momento presente. Si intitola, appunto “Santi e Devozioni lungo la Via della Transumanza” la due giorni di lavori organizzata presso la tensostruttura tra Bojano e San Polo Matese da Centro Studi Agorà per Molise Noblesse, progetto ormai divenuto appuntamento di rito con la cultura e la promozione territoriale del Molise nell’ambito di Turismo è Cultura, sostenuto dalla Regione Molise, Avviso per il sostegno ad attività di promozione, marketing, autonarrazione, comunicazione della cultura regionale. Nel corso degli appuntamenti in programma è prevista la presentazione dello Studio sulle dinamiche delle agiografie lungo le reti tratturali per una geografia della devozione, in collaborazione con Via Micaelica, Matese Arcobaleno, Matese Mountain Bike.
Santi Devozioni Transumanza
In particolare è stata analizzata la toponomastica di siti, borghi, chiese, stazzi che testimoniano una prassi religiosa. Il progetto, che proseguirà con successive edizioni, intende valorizzare il fenomeno storico della Transumanza nell’aspetto delle devozioni e del rapporto natura e cultura, identificato dal New York Times come fattore di primario interesse per il turismo. Nell’attualità del riconoscimento Unesco, l’argomento si presta alla costruzione di itinerari che, dai grandi centri, portino al Molise. E la regione è ricca di cammini della fede costellati di chiese rupestri, segnacoli, cappelle che intersecano la Via Francigena e la Via Micaelica, dedicata all’arcangelo Michele.
Via Micaelica
Quello di San Michele Arcangelo è un culto portato dai Bizantini nei primi secoli del cristianesimo, adottato poi dai Longobardi dopo il 663. La devozione a San Michele è fortissima nelle nostre terre e nello scenario agro-pastorale che ci è familiare, divenuto entità protettiva dei cicli lunari germinativi, propiziatrice dei raccolti e delle attività agricole in genere. La città di Bojano, al centro della pianura matesina, è nota per la forte devozione a San Michele che si estrinseca in un pellegrinaggio che un tempo si faceva a piedi, dalla capitale sannita a Monte Gargano in Puglia, luogo di fede in onore di San Michele Arcangelo. Proprio la storiografia longobarda ha dato inizio al culto micaelico, che si diffuse successivamente durante tutto il Medioevo. Contribuirono ad accrescere il culto di San Michele nell’area sannita il rito della transumanza ed i pellegrinaggi verso il Gargano. In Molise è costituita da anni un’associazione molto attiva, denominata Via Micaelica Molisana, che fa capo alla dr.ssa Mariantonietta Romano, che si sta occupando di mappare il percorso del Cammino, ripulire i sentieri, ripristinare la segnaletica.
Calendario della Transumanza da settembre a maggio
Al Santo si lega infatti il calendario della transumanza che iniziava e finiva con i due pellegrinaggi da parte dei pastori alla grotta di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo, il 29 settembre, data di inizio della transumanza, e l’8 maggio data della sua fine. Per quanto detto sopra, è evidente che San Michele sia legato indissolubilmente al percorso del Regio Tratturo Pescasseroli-Candela. La toponomastica dei luoghi attraversati dal percorso per San Michele conservano tracce più o meno evidenti dell’antica devozione, attraverso l’intitolazione di diverse chiese e la celebrazione di feste religiose e popolari sotto la spada di fuoco dell’arcangelo che ha vinto il male.
Cero votivo e penitenza
Ma la transumanza ha accompagnato anche altri riti, altre devozioni. Nel mese di settembre, come dicevamo, iniziava dall’Abruzzo il lungo cammino della transumanza, assieme alle greggi, per trascorrere l’inverno in Puglia, dove il clima era certamente più mite. Alla vigilia della partenza i pastori più devoti si preparavano alle incognite del tratturo ed alla lontananza dalla famiglia. Portavano un cero votivo al santo Patrono del paese facendo penitenza per 40 ore. Prima del viaggio di ritorno alla montagna si recavano alla Fiera di Foggia e non doveva mancare il pellegrinaggio di ringraziamento a San Michele Arcangelo del Gargano e al Santuario della Madonna Incoronata. Secondo la tradizione questo santuario sorse nell’anno 1001 in seguito all’apparizione della Vergine con il Bambino nei pressi del torrente Cervaro la Vergine che, indicando fra i rami di una quercia una statua della Madonna. Sul luogo giunse un pastore che pascolava i buoi, si avvicinò al simulacro, appese ad un ramo della quercia la sua caldarella trasformata in lampada con dell’olio e uno stoppino, e si prostrò in preghiera. Da allora i fedeli nel santuario dell’Incoronata, uno dei più antichi d’Italia, si fanno ungere con l’olio benedetto della lampada per ottenere grazie.
La Festa dell’Incoronata
“La festa dell’Incoronata di Foggia – scrive Giuseppe Gentile su Serracapriola net – Le Madonne della transumanza dal n.7 anno III del La Portella – viene celebrata nell’ultimo sabato di aprile. Il venerdì, vigilia della festa, dopo la “vestizione”, nel pomeriggio si svolge la Cavalcata degli Angeli (un corteo di cavalli, bardati da drappi e piume policrome, cavalcati da bambini e ragazze, vestiti da angeli alati, da santi e da fraticelli) che gira lenta intorno al santuario per tre volte, accompagnata dai pellegrini per lo più pugliesi. Una tradizione secolare, folcloristica ma che racchiude una coralità di fede semplice di umili lavoratori meridionali”.
La Madonna dal volto nero
“Le feste e i santuari dedicati alla Madonna della transumanza – continua – sono sparsi lungo il percorso tratturale dal Sannio molisano a gran parte del territorio frentano, in Abruzzo. Le visioni della Madonna di Foggia, di Loreto (il cui simulacro, trasportato da un elicottero nel marzo del 1990, sostò per una settimana nella chiesetta del nostro convento) e di Casalbordino apparse a pastori e pellegrini su un albero di quercia, sono state concretizzate in parecchie statue dislocate in santuari e chiese del Molise, Abruzzi e Puglia. Gli elementi fondamentali che caratterizzano questa iconografia sono il colore scuro del volto della Vergine, la corona e la quercia. Il colore oltre a ricordare un dato etnico in quanto Maria era abitante della Palestina, simboleggia la Dea Madre o Cibele riassorbita dal Cristianesimo.
E le altre Madonne
“Le altre Madonne, – prosegue Gentile – presenti nel meridione, che hanno l’incarnato chiaro (come la nostra Incoronata) sono state volute così dai vari dominatori d’oltralpe. La corona indica la regalità della Regina Coelis. L’albero allude alla forza vitale e rigeneratrice della natura. Il gruppo scultoreo ligneo della Madonna Incoronata di Faifoli, nelle vicinanze di Montagano, della seconda meta del secolo XVIII, è composto da un quercia con ricco fogliame, in mezzo al quale è seduta l’Incoronata con veste bianca e manto azzurro decorato di stelle. In alto ai lati della corona due angioletti sorreggono un drappo. Due chiodi sporgenti sul piedistallo dovevano un tempo fissare figure di pastori prostrati ai piedi della Madonna. Questa scultura è caratterizzata dalla dinamicità della composizione molto movimentata. La Madonna del Carmelo nella chiesa di S.Alfonso a Colletorto, e gli altri gruppi scultorei ubicati nella chiesa dell’Assunta a Bagnoli del Trigno, nella chiesa di S. Michele a Baranello, la Madonna Incoronata di San Polo matese e della chiesa di S. Maria Assunta a Carovilli, ricalcano lo stesso soggetto”.
In genere la religiosità popolare cerca di umanizzare il divino, anche se, a parte la solenne ieraticità delle icone, la nostra Incoronata del 1700, venerata dai pellegrini durante la transumanza prima di proseguire verso il santuario del Cervaro, conserva un portamento di assoluta compostezza seduta sul tronco di quercia fra due ali di fogliame appena accennato con i due angioletti che sorreggono la corona. In occasione del millenario (1001 – 2001) dell’apparizione della Madonna Incoronata la comunità parrocchiale. di S. Maria e S. Mercurio ha organizzato le celebrazioni in onore della Madre di Dio. Esse hanno avuto inizio il 1° gennaio 2001 con l’esposizione dell’effige nella chiesa di S. Mercurio. Le varie funzioni sono culminate con la Festa in memoria dell’apparizione del 28, 29 e 30 aprile, con il pellegrinaggio dal tratturo iniziato dal Passo di S. Giacomo per proseguire con la processione attraverso il paese. Dopo la peregrinatio, la reposizione dell’effige nelle varie chiese