Schwa non è Italiano standard per la Crusca. Ma, il genere grammaticale neutro riesce a dare voce a chi non si riconosce nel binarismo uomo – donna
Schwa non è Italiano e lo afferma il linguista Paolo D’Achille: “Non esistendo lo schwa nel repertorio dell’italiano standard, non vediamo alcun motivo per introdurlo. […] L’italiano ha due generi grammaticali, il maschile e il femminile, ma non il neutro. Dobbiamo serenamente prenderne atto”
Cos’è lo schwa – Ə
Lo schwa Ə (qui il suono, basta cliccare sul simbolo Ə per sentirlo) è un simbolo – una desinenza finale neutra – che viene usato per indicare un gruppo misto senza arbitrariamente affibbiare loro un genere maschile universale. Quindi, è un simbolo che serve a rendere il linguaggio più inclusivo. Ad esempio AmicƏ include nel suo insieme le parole amiche ed amici; in più riesce ad abbracciare chi non si rispecchia in queste definizioni di genere grammaticale, come le persone non binarie.
Lo schwa storicamente
Storicamente lo schwa esiste da diverso tempo. Viene attestato per la prima volta nell’ebraico medievale parlato da un gruppo di eruditi attorno al decimo secolo dopo Cristo. La sua etimologia non è del tutto chiara. Vi sono due principali pensieri a riguardo: da una parte c’è chi lo ritiene un antenato della parola ebraica Shav – niente, e dall’altra chi assegna allo schwa un significato simile a pari oppure uguale. In seguito è stato usato per definire i due puntini che, se posti sotto una consonante indicano una vocale brevissima o l’assenza di una vocale, in ebraico biblico.
Lo schwa nell’alfabeto fonetico
Nel 1821, il linguista Johann Andreas, inventò un simbolo per indicare una vocale molto breve. Qualche anno più tardi, Alexander John Ellis, esperto di fonetica, utilizzò il simbolo per indicare una vocale indistinta nella lingua inglese.
Schwa non è italiano: Vera Gheno sulla questione
Vera Gheno, sociolinguista, in risposta all’accusa della non esistenza di questo suono nell’italiano afferma che “è vero che non esiste nell’italiano standard ma è un suono che spesso usiamo inconsapevolmente (per esempio quando in una frase c’è una parola tronca) e che esiste in moltissimi dialetti italiani (la “e” di “curre curre guagliò’” in napoletano è esattamente uno schwa), per cui non è un suono completamente estraneo al nostro apparato fonetico. In ogni caso, questo non è un argomento ostativo. Nelle lingue succedono tante cose: possono perdere suoni o lettere o acquisirne di nuovi. Tutto dipende semplicemente dall’uso che ne fanno i parlanti.”
Un cambio dal basso o dall’alto?
“In questa discussione ci sono tanti argomenti fantoccio. – continua Vera Gheno – Quello di una fantomatica “imposizione dall’alto” è uno di questi. Non mi risulta che il comune di Castelfranco Emilia abbia emesso un’ordinanza per imporre a tutti i suoi cittadini l’uso dello schwa (riferimento alla vicenda del comune di Castelfranco Emilia che in un recente post ha annunciato di sostituire lo schwa alle forme maschili universali). E questa proposta non è nata nella mente solitaria di qualche linguista annoiata chiusa nella sua Torre d’Avorio per “imporre dall’alto” le sue fisime. Al contrario: la prima volta che mi è venuta in mente l’idea dello schwa (che poi ho scoperto essere una proposta che già circolava, per cui in verità non ho inventato proprio nulla) è stato in risposta a una persona che mi ha espresso il suo disagio nell’uso del maschile e del femminile a cui l’italiano la costringeva. Questa persona non si sentiva a suo agio perché non pensava a se stessa né come maschio né come femmina. Altro che imposizione dall’alto: questi ragionamenti vengono da esigenze espresse dal basso. Da linguista mi sono sempre occupata dei fenomeni di confine, mi sono sempre affacciata proprio lì dove la lingua cambia, si modifica – il gergo giovanile, il gergo della trap eccetera – le sperimentazioni non mi spaventano. Ho iniziato a studiare le soluzioni che erano già in uso – l’asterisco, la chiocciola, la x eccetera – che hanno tutte un forte limite: si possono scrivere, ma non si possono pronunciare. Da qui l’idea di iniziare a sperimentare lo schwa.”
Come usare lo schwa su telefoni e pc
Lo schwa -Ə- può essere digitato sullo smartphone tenendo premuto per qualche secondo il tasto “e” in modo da far comparire una schermata contente le varianti della lettera – come la è, è – e selezione il simbolo dello schwa. L’aggiornamento è disponibile sia per il sistema operativo Android che iOS. Per quanto riguarda i pc, invece, qui potrete trovare tutte le informazioni utili per inserire il simbolo dello schwa all’interno della vostra tastiera ed utilizzarlo quando e se necessario.
- Coronavirus: 14 casi in Molise, le emergenze negli ospedali
- Abruzzo Molise raddoppio Trignina. Interrogazione dei parlamentari Sigismondi e Della Porta
- Addio a Vittorio Sermonti, grande esperto di Dante Alighieri
- Infrazione a Ungheria e Polonia da parte dell’UE
- Zona rossa a Natale. Nuovo dpcm. Le restrizioni definitive