Obbligo GreenPass a lavoro sono ancora circa 4,1 milioni: 3,7 milioni nel settore privato e circa 400 mila nel pubblico. Ovviamente il governo ed i datori di lavoro sperano e confidano sul fatto che questi lavoratori si metteranno in regola entro il 15 ottobre
Obbligo GreenPass a lavoro una parte poi, avrebbero un obbligo che nessuno controlla. Lo dice la fonte massima di legge della moderna legislatura post covid della Repubblica Italiana: le FAQ ministeriali, altro che Costituzione. Ipotizzando per assurdo: che di questi 4,1 milioni di italiani tutti, o la maggior parte, non facciano il Green Pass, avremmo un 15%-17% di lavoratori che, in teoria, da un giorno all’altro, non potrebbero recarsi a lavorare.
Obbligo GreenPass a lavoro. Qual è la cosa migliore?
La soluzione “migliore” sarebbe sostituirli con il 9% di disoccupati, ma non è così, perché, in primis, i disoccupati non è detto che abbiano il green pass e come seconda cosa non si possono sostituire figure con licenze e abilitazioni speciali (infermieri, camionisti, carrellisti) o titoli di studio specifici (avvocati, ingegneri geologi) con la prima persona presa per strada.
Molto probabilmente le catene produttive legate all’autotrasporto, le attività con dei risvolti professionali o anche banali attività come l’immagazzinaggio o l’edilizia, che richiedono però di certificazioni lavorative specifiche, verrebbero a subire dei forti ritardi, se non addirittura fermarsi: stiamo vedendo quello che succede nel regno Unito per una carenza nel numero di autotrasportatori per i carburanti. Un cantiere non va avanti se il ruspista deve restare a casa. Un magazzino non lavora se magari un terzo dei lavoratori ai carrelli elevatori non può operare. Poi ci sono i saldatori, gli elettricisti industriali etc.
Se quello posto dal governo era un ultimatum, sembra più che altro posto a se stesso ed all’economia, non ai lavoratori.
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