Allevamento intensivo implica sfruttamento, dolore e morte. Principalmente nel Sud del mondo, galline, maiali, oche, conigli, mucche sono oggetto di terribili sofferenze. Gli animali soffrono sia durante la loro breve e triste vita, ma soprattutto durante la macellazione. Tutti noi abbiamo l’obbligo di sapere quanta crudeltà ci viene nascosta
Allevamento intensivo, tra le principali cause delle emissioni globali di gas serra e delle catastrofi ambientali. Negli ultimi anni l’Amazzonia è arrivata a produrre il 20% in più della quantità di anidride carbonica. Il tasso di disboscamento di foreste pluviali della Terra è in crescita. 42mila km quadrati di ettari sono stati disboscati nelle regioni più preziose per la salute del Pianeta. Bruciamo le foreste pluviali della Terra per nutrire, soprattutto di carne, una specifica parte di mondo. E’ forte la denuncia di Animal Equality, importante organizzazione internazionale che lavora con la società civile, i governi e le aziende per porre fine alla crudeltà sugli animali allevati a scopo alimentare.
Allevamento intensivo, non tutto è Made in Italy
Animal Equality, fondata nel 2006, raduna migliaia di persone decise a salvare il destino degli animali sfruttati in tutto il mondo, ha fatto ricerche per capire cosa c’è dietro l’allevamento intensivo. La maggior parte dei bovini sono sfruttati per la produzione di latte e vivono chiusi tutta la vita nei capannoni per gli allevamenti intensivi. In Italia, vengono consumati 77kg di carne pro capite all’anno, ma da dove viene il resto della carne? È importante sapere che arriva da paesi come Francia, Polonia, Germania e Brasile. Un animale allevato e macellato oltreoceano, ma lavorato in Italia, ottiene il marchio IGP. Mentre i consumatori credono di acquistare e di mangiare un prodotto 100% Made in Italy.
Sofferenza nei capannoni
Se gli animali coinvolti nell’allevamento intensivo potessero pascolare liberi tra i campi, non ci sarebbe più spazio per gli esseri umani. È per questo che gli allevatori ammucchiano quanti più animali all’interno dei capannoni e gabbie strette. Una crudeltà disumana! Tutto questo accade nel Sud del mondo. Mucche, polli, galline e maiali hanno bisogno di vivere, non di soffrire.
Mangime super proteico
Ogni giorno per nutrire solamente un maiale allevato sono 2kg di mangime. Un mangime studiato per una crescita veloce, ovvero il mangime super proteica che contiene la soia. Per coltivare tutta la soia necessaria per nutrire gli animali da allevamento bisogna comprarla da altri paesi, poiché in Italia non c’è sufficiente spazio per la coltivazione. Il prezzo più alto da pagare non è la soia il disboscamento di intere foreste.
Allevamento intensivo: la doppia sofferenza
“Gli animali allevati in aree disboscate – scrive Animal Equality -vengono inviati in macelli clandestini, dove non viene rispettata alcuna norma minima di benessere animale. A causa di questo sistema perverso – per cui è impossibile tracciare tutta la filiera – gli animali soffrono doppiamente: soffrono durante la loro breve vita, e patiscono le pene dell’inferno al momento della macellazione, che avviene senza stordimento e tramite sistemi a dir poco brutali.”
La fame nel mondo
Animal Equality inoltre ci fa notare come la disuguaglianza tra Nord e Sud nel mondo continua a peggiorare : “Se le terre agricole destinate alla coltivazione della soia fossero destinate alla produzione di cibo per i 2 miliardi di persone che sono gravemente malnutrite, ridurremmo drasticamente il problema della fame nel mondo. La maggior parte delle terre agricole sono destinate alla coltivazione della soia per i mangimi degli allevamenti intensivi. In un mondo fortemente globalizzato, dove non esistono più barriere di alcun tipo e dove gli scambi economici legano indissolubilmente un paese a un altro, una parte del mondo è responsabile di ciò che avviene dall’altra parte del globo.”
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