Aborti in Molise effettuati dal 69enne, definito il “medico degli aborti”. Da tempo in età pensionabile, continua ad essere prorogato in servizio per garantire alla regione l’accesso libero e gratuito all’interruzione di gravidanza – legge 22 maggio 1978, n. 194 –
Aborti in Molise a suon di proroghe concesse al dottor Michele Mariano: “Io qui sono definito “il medico degli aborti”: si scordano che faccio anche partorire”. L’unico ginecologo non obiettore di coscienza della regione Molise si racconta a “La Repubblica”. Tra una proroga e l’altra, ed un parto e l’altro, si occupa di garantire il diritto all’IVG su tutto il territorio regionale. Targato – come egli stesso ammette – “medico degli aborti” porta il peso di svolgere il suo lavoro in maniera rispettosa e puntuale.
Un problema etico
A 69 anni il dottor Mariano ha ricevuto una proroga di servizio, niente pensione. Per sostituirlo non si è fatto avanti nessuno. Persino il concorso pubblico non ha trovato alcuna risposta. Intanto è stato affiancato nel Dipartimento IVG dalla ginecologa Giovanna Gerardi, anch’ella non obiettrice di coscienza, per 18 ore settimanali. Il problema è lo sempre lo stesso: l’obiezione di coscienza dietro la quale si celano i medici che si rifiutano di effettuare prestazioni sancite dalla legge.
Aborti in Molise: “In Italia c’è la Chiesa”
Valentina Ruggiu, giornalista de “La Repubblica”, ha intervistato il dottor Mariano. Alla domanda sul perché non siano arrivate risposte al bando pubblico, il ginecologo risponde: “Perché chi fa aborti non fa carriera: trovatemi un primario che ne faccia. In Italia c’è la Chiesa, e finché ci sarà il Vaticano che detta legge questo problema ci sarà sempre. Ci sarà sempre un vescovo che chiama il politico di turno e si assicura un primario non obiettore per un pugno di voti. E poi perché la maggioranza dell’opinione pubblica — e dei colleghi — considera chi pratica le Ivg come qualcuno da mettere da parte, ginecologi di serie B, che fanno qualcosa di brutto. Io qui sono “il medico degli aborti”: si scordano che faccio anche partorire”.
Aborti in Molise: Michele Mariano applica la legge
“Sono 40 anni che faccio questo lavoro. – prosegue Mariano – Non mi sento un sicario, come disse Bergoglio, applico solo la legge. Nessuno si diverte a fare interruzioni di gravidanza. Per strada mi salutano solo le donne che ho fatto partorire, di rado le altre, perché c’è vergogna. Ma sapesse quante mi ringraziano privatamente per averle aiutate a interrompere una gravidanza, specie quelle che lo hanno fatto per ragioni mediche”.
Michele Mariano sui problemi nazionali concernenti la 194
In seguito viene posta la domanda sui problemi nazioni cui il dottor Mariano fa riferimento, rispetto all’applicazione della 194. “Prima di tutto l’obiezione di coscienza. La legge la consente, e allora la battaglia va fatta a monte: già all’università, non bisognerebbe permettere a chi vorrà fare il ginecologo di diventare obiettore. Poi bisogna impedire che un ginecologo possa scoprirsi di colpo obiettore dopo essere stato assunto, magari con un concorso bandito per garantire l’applicazione della 194. In Svezia, i ginecologi che rifiutano di praticare le IVG vengono licenziati, perché un aborto è parte del loro lavoro. In Italia no: si fanno assumere, diventano obiettori e arrivederci. La lotta va condotta a livello nazionale, su scala locale si può fare poco. Poi è vero, le amministrazioni territoriali trascurano il problema, ma anche un direttore generale non può mettersi contro una legge che permette ai medici di esercitare un diritto”
Tra responsabilità e pensione
Infine, la giornalista Ruggiu chiede al dottor Mariano cosa ne pensa della sua pensione. “Io no, ne ho di tempo davanti per bighellonare al mattino e la felicità di far nascere bambini mi spinge a continuare. Ma ho la sensazione che, dati i tempi dell’Italia, non si riuscirà a fare questo concorso per quando me ne dovrei andare. Non sono Highlander. Io lavoro e lo faccio per il bene delle persone, ma in un modo o nell’altro dovrà finire. Probabilmente mi prorogheranno ancora”.
IVG tra realtà e finzione
La legge 22 maggio 1978, n. 194, approvata dal parlamento dopo vari anni di mobilitazione per la decriminalizzazione e regolamentazione dell’interruzione volontaria di gravidanza consente alla donna, nei casi previsti, di poter ricorrere alla IVG in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica. La legge 194 istituisce inoltre i consultori come istituzione per l’informazione delle donne sui diritti e servizi a loro dovuti. Vieta inoltre l’obiezione di struttura garantendo così il libero accesso al servizio. La regione Molise detiene il triste primato sull’obiezione di coscienza: infatti il 93,3% dei medici sono obiettori. Questo significa che l’accesso all’IVG non è libero a tutte. Una regione intera non può affidare un compito simile ad un unico medico, peraltro in età pensionabile. Il problema sembra essere storico: riappropriazione dei corpi delle donne.
Aborti in Molise : Obiezione di coscienza all’interno della 194
“ L’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento. Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare lo espletamento delle procedure previste dall’articolo 7 e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8. La regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale. L’obiezione di coscienza non può essere invocata dal personale sanitario, ed esercente le attività ausiliarie quando, data la particolarità delle circostanze, il loro personale intervento è indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo. L’obiezione di coscienza si intende revocata, con effetto, immediato, se chi l’ha sollevata prende parte a procedure o a interventi per l’interruzione della gravidanza previsti dalla presente legge, al di fuori dei casi di cui al comma precedente.” Nella legge 194, quindi, viene sancita la libertà dell’obiezione di coscienza rispetto all’IVG. Questa libertà, però, non può mettere a rischio la conquista della legge sull’aborto ed in particolare non può mettere a rischio la vita delle pazienti.
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