La presenza anche del cognome della madre collega figli e figlie all’ambito familiare materno e garantisce loro di potersi sentire inclusi in esso, allo stesso modo in cui, grazie al comune cognome, si sentono inclusi nella famiglia paterna
Oggi è più facile aggiungere il cognome materno a quello paterno. Chiunque potrà chiedere di aggiungere il cognome materno a quello paterno.
Lo prevede il decreto presidenziale (che modifica il D.P.R. 396/2000 in materia di stato civile).
In passato le domande dei cittadini venivano certamente presentate alle Prefetture, ma poi il provvedimento finale era adottato direttamente dal Ministero dell’interno con tempi lunghissimi, invece da oggi il Prefetto diventa l’unica autorità abbattendo i tempi.
Le domande sono in costante crescita: oltre 400 all’anno e questo chiude il discorso a chi fa ancora del “benaltrismo”.
Le donne divorziate o vedove potranno aggiungere il cognome del nuovo marito ai propri figli.
Se il figlio non viene riconosciuto contestualmente da entrambe i genitori, nell’interesse dello stesso minore deve essergli attribuito il cognome di chi per primo ha avanzato il riconoscimento, non essendo disposta la prevalenza di un regime del per il patronimico.
Inoltre è possibile aggiungere al cognome del padre anche quello della madre portando come elemento fondamentale, la decisione del Consiglio di Stato, con la sentenza n.2572 del 27 aprile 2004, che respinse il ricorso del Ministero di Grazia e Giustizia avverso la decisione del giudice di primo grado che aveva annullato il provvedimento dell’amministrazione con il quale era stata respinta un’istanza diretta ad ottenere l’aggiunta del cognome materno.
Ricordiamo che in Italia non c’è una legge che attribuisce il cognome paterno, ma una “consuetudine” e non è poco.
I tribunali italiani fanno un po’ troppa confusione, spingendo la Corte Costituzionale a pronunciarsi quando non ce ne sarebbe bisogno, mentre sarebbe più semplice assecondare il volere dei genitori, usando il buon senso.
Sostanzialmente è palese che oggi va riconosciuto il diritto dei figli d’acquisire alla nascita il cognome della madre, oltre che il cognome paterno come oggi accade, per molte ragioni psicologiche, educative e sociali, come la presenza anche del cognome materno, evidenziando la pari dignità familiare e sociale della coppia genitoriale. Contribuisce nei bambini allo sviluppo del rispetto verso l’altro genere e nelle bambine allo sviluppo di una maggiore fiducia nel proprio.
Il cognome della madre collega figli e figlie all’ambito familiare materno, potendosi sentire parte di tutto questo, allo stesso modo in cui, grazie al comune cognome del padre, si sentono inclusi nella famiglia paterna.
Avere il cognome della madre, elimina ogni possibile disagio in coloro che, nati da più matrimoni o convivenze della stessa madre, non sono uniti e resi pari tra loro da un cognome di famiglia comune.
Oggi, la maggior parte delle coppie non sposate che decide di avere un bambino, e si tratta di una coppia su 4, sceglie un escamotage semplice e efficace. Quando nasce un figlio viene riconosciuto solo dalla madre, dopo un mese lo riconosce il padre, aggiungendo così il proprio cognome. In tal modo, se non ci sono obiezioni, si ottiene il giusto risultato, ma va detto che il legislatore ancora fa “melina”.
La corte costituzionale ha più volte bacchettato il Parlamento, invitandolo a intervenire per equipararci a molti paesi stranieri, anzi moltissimi e allora cosa stiamo aspettando?
Di Simona Aiuti
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