La Condanna della Commissione grandi rischi, il 23 Luglio nell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, grazie al sen. Domenico Scilipoti. Rassicurarono la popolaizone, a L’Aquila e a Bojano. Il Direttore dell’Enea di Bologna, l’ing. Alessandro Martelli, Vladimir Kossobokov, scienziato dell’Accademia Russa delle Scienze, Giuliano Francesco Panza, professore di sismologia dell’università di Trieste, Carlo Doglioni, docente di Scienza della Terra dell’Università di Roma, Antonella Peresan, ricercatrice dell’Università di Trieste, il Professor Alberto Carpinteri, Presidente dell’Istituto nazionaledi ricerca metrologica, parlano di un terremoto distruttivo che dovrà verificarsi nel Sud Italia, tra la Calabria e la Sicilia, addirittura del grado 7.5 della Scala Richeter. Nonostante la condanna della Commissione Grandi Rischi, nessuno si prende la briga di pretendere la messa in sicurezza le fabbriche chimiche e petrolchimiche che non sono costruite secondo i criteri sismici e che, in caso di terremoto si trasformerebbero in vere e proprie bombe in grado di scatenare l’inferno. Dolce e Bertolaso dissero che nelle scuole, poi abbattute perchè non sicure, ci avrebbero mandato i loro figli
I terremoti si possono prevedere? La risposta la leggiamo negli allarmi ripetuti, lanciati da queste pagine, circa le dichiarazioni di numerosi scienziati che, per esempio, hanno previsto un terremoto distruttivo al Sud. Ma spesso gli allarmi si mettono a tacere perché è fastidioso colloquiare con la popolazione impaurita. O arrabbiata. Però il punto fermo su questa questione l’ha messo un giudice coraggioso e illuminato, Marco Billi, che ha condannato la Commissione Grandi Rischi che sapeva, e non disse nulla. Su questo tema delicatissimo il Senatore Domenico Scilipoti e la Fondazione Liberal Laburista hanno organizzato la presentazione del libro “La Condanna della Commissione grandi rischi” Responsabilità istituzionali e obblighi di Comunicazione nella società del Rischio, di Stefano Maria Cianciotta e Fabio Alessandroni, che avrà luogo il giorno 23 Luglio p.v., alle ore 10.00 , presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, via di Campo Marzio 74. Per poter partecipare è necessario, come sempre, accreditarsi.
I sette scienziati della Commissione Grandi Rischi, tra cui Mauro Dolce e Guido Bertolaso, si riunirono all’Aquila cinque giorni prima del sisma che uccise oltre 300 persone. Ma lasciarono il loro “sapere” chiuso in un cassetto, e si prestarono a una “operazione mediatica” – voluta dall’allora capo del dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso – esattamente come accadde a Bojano, centro in provincia di Campobasso, dove la protesta delle mamme aveva innescato una vera e propria guerra civile dopo il disastroso terremoto di San Giuliano di Puglia che distrusse, guarda caso, solo la scuola, e portò alla morte di 27 bambini e della loro maestra, seppelliti sotto la sopraelevazione della loro scuola, dedicata a Jovine.
Il vasto movimento popolare sorto a Bojano, all’indomani di quel terremoto che e provocò morti solo in quella struttura, chiedeva verifiche sulla tipologia degli edifici scolastici della città e, inascoltato, sottrasse i bambini di Bojano all’obbligo scolastico.
Ma ci vollero le catene per richiamare l’attenzione istituzionale alla necessità di verificare seriamente gli edifici scolastici. Le mamme coraggio di Bojano dovettero incatenarsi per ben 18 mesi al cancello di quella scuola che obbligava i loro figli a restare, per cinque ore al giorno, in edifici non sicuri dal punto di vista sismico, in una zona a rischio sismico elevatissimo. Una vicenda umana terribile, quella, che a chi scrive costò una denuncia e una causa finita con l’assoluzione con formula piena. In quel turbinio di eventi che hanno segnato grandemente la città di Bojano, si inseriscono Guido Bertolaso e Mauro Dolce.
Non riuscendo a calmare la popolazione, giustamente preoccupata per l’incolumità dei bambini, venne architettata un’assemblea popolare a Palazzo Colagrosso. Anche a Bojano la gente era preoccupata, ocsì come è accaduto poi a L’Aquila. Lo sciame sismico aumentava nel tempo. C’era bisogno di tranquillizzare la popolazione. In una intercettazione telefonica del 30 marzo 2009, Bertolaso definiva la convocazione degli esperti della Commissione Grandi Rischi “una operazione mediatica” e affermava che la riunione non era convocata “perchè siamo spaventati o preoccupati, ma perchè vogliamo tranquillizzare la gente”: “Un’operazione mediatica per zittire qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni”.
Già, ormai Bertolaso e Dolce erano diventati degli esperti nel “calmare il popolo”. Lo avevano già sperimentato a Bojano. In quella assemblea pubblica a Palazzo Colagrosso, un’assemblea in cui furono distribuiti persino i numeretti per limitare la partecipazione della gente, l’esperto Mauro Dolce dichiarò che non c’era nulla da temere, che le scuole erano sicure e che lui vi avrebbe mandato i suoi figli.
Ma la gente sapeva che si trattava di pure illazioni. Quello stessa persona che forniva false rassicurazioni ebbe l’incarico, Bojano, profumatamente pagato dall’Amministrazione Comunale, di effettuare la verifica delle scuole. In quella relazione, che la sottoscritta pubblicò all’epoca sul Nuovo Molise (dal quale fu licenziata su pressione sul magnate Giuseppe Ciarrapico, oggi onorevole) era scritto che le scuole sarebbero diventate “sicure” solo a seguito di precisi interventi, quali l’eliminazione del terzo piano e del sottotetto in cemento armato, la creazione di giunti tecnici di dilatazione, il rafforzamento delle fondazioni. Quei ferri arrugginiti delle fondazioni, accuratamente conservati in una scatolina, chi scrive li portò all’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Gianfranco Fini.
Dopo le rassicurazioni di Dolce e di Bertolaso, solo grazie alla caparbietà delle mamme di Bojano che non accettarono quelle rassicurazioni e all’unica giornalista che all’epoca le sostenne, TUTTE LE SCUOLE DI BOJANO, furono dichiarate inagibili e chiuse dalla Protezione Civile: erano costruite nello stesso modo della scuola di San Giuliano di Puglia, una struttura in muratura sopraelevata, solo pochi giorni prima del terremoto, con un piano in cemento armato.
Quella sopraelevazione sprofondò sui 27 bambini, una intera generazione, chiudendosi come un coperchio sulle strutture sottostanti, sbriciolatesi sotto il peso del cemento armato che non potevano sopportare. Non ci voleva un tecnico a capirlo. Eppure Bertolaso e Dolce “rassicurarono” la popolazione e si ingraziarono l’Amministrazione di Bojano che affidò l’incarico professionale al prof. Dolce. Chi scrive perse allora la battaglia. Ma, come si sa, tutti i nodi vengono al pettine. Se gli era andata a bene a Bojano, l’abitudine a sottovalutare il rischio sismico e a fornire false rassicurazioni è costata cara ai due big delle emergenze e delle catastrofi.
Bojano è classificata come a rischio sismico elevatissimo e nel tempo è stata completamente rasa al suolo da successivi terremoti, che si ripresenteranno secondo una casistica studiata presso l’Ufficio Sismico Nazionale. Ma, se mai sarà, gli oltre duemila studenti della città saranno al sicuro. Tutte le scuole di Bojano sono oggi antisismiche, costruite con tipologie all’avanguardia.
Per questo non possiamo ringraziare né Guido Bertolaso, né Mauro Dolce. Loro, in quelle scuole che sono state abbattute perché estremamente pericolose in un’area S 12 ci avrebbero mandato i loro figli.
A L’Aquila la riunione della Grandi Rischi “disinnescò” in una parte della popolazione “la paura del terremoto” e indusse 28 delle 309 vittime della tragedia del 6 aprile 2009 “ad abbandonare le misure di precauzione individuali seguite per tradizione familiare in occasione di significative scosse di terremoto, con tragiche conseguenze”.
Lo scrive il giudice Marco Billi in una delle 946 pagine di motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna a sei anni di reclusione per omicidio colposo plurimo e lesioni gravi dei componenti della Commissione che si riunì a L’Aquila il 31 marzo del 2009, su ordine del Governo Berlusconi., Franco Barberi, (presidente vicario della Commissione Grandi Rischi dell’epoca) Bernardo De Bernardinis (già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile) Enzo Boschi (all’epoca presidente dell’Ingv) Giulio Selvaggi (direttore del Centro nazionale terremoti), Gian Michele Calvi, (direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case), Claudio Eva (ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile)
“Gravi profili di colpa si ravvisano nell’adesione, colpevole e acritica, alla volontà del capo del Dipartimento della Protezione Civile di fare una ‘operazione mediatica’ che si è concretizzata nell’eliminazione dei filtri normativamente imposti tra la Commissione Grandi Rischi e la popolazione aquilana. Tale comunicazione diretta, favorita dall’autorevolezza della fonte, ha amplificato l’efficacia rassicurante del messaggio trasmesso, producendo effetti devastanti sulle abitudini cautelari tradizionalmente seguite dalle vittime e incidendo profondamente sui processi motivazionali delle stesse” si legge nel dispositivo. “
“Valutazioni approssimative e generiche”. “Le migliori professionalità scientifiche a livello nazionale” che in base ai loro singoli studi (pubblicati in Italia e all’estero) erano pur ben consapevoli della storia sismica del territorio, del “grave rischio di una forte scossa entro il 2015”, del valore dello sciame sismico in atto come “precursore di un forte evento“, si limitarono in quella riunione a una valutazione “superficiale, approssimativa e generica” con “affermazioni apodittiche e autoreferenziali, del tutto inefficaci ai doveri normativi imposti”.
“Non si contesta il mancato allarme“. La parte della sentenza che ha fatto più discutere: quella sulla possibilità di prevedere i terremoti. Ma il giudice lo scrive chiaramente: “I terremoti non si possono prevedere, ma la valutazione del rischio è stabilita dalla legge per ‘mitigare gli effetti tragici’, per ‘ridurre il più possibile il numero delle vittime'”.
“Non dovevano dunque prevedere il sisma, ma valutare il rischio sulla base delle loro effettive conoscenze e calibrare una corretta informazione”. Non si contesta quindi un “mancato allarme”, ma una “inidonea valutazione del rischio” e una “inidonea informazione“.
E’ quello che succede ancora oggi. Il Direttore dell’Enea di Bologna, l’ing. Alessandro Martelli, ha riportato tre diversi studi, in Italia e all’estero, che parlano di un terremoto distruttivo che dovrà verificarsi nel Sud Italia, tra la Calabria e la Sicilia, addirittura del grado 7.5 della Scala Richeter. L’ing. Martelli è fortemente preoccupato per il fatto che nella zona identificata insistano fabbriche chimiche e petrolchimiche che non sono costruite secondo i criteri sismici. In caso di terremoto si trasformerebbero in vere e proprie bombe in grado di scatenare l’inferno. Ebbene, nonostante tali autorevoli dichiarazioni, nonostante gli studi paralleli che portano alla stessa conclusione, quelli di Vladimir Kossobokov, scienziato dell’Accademia Russa delle Scienze, Giuliano Francesco Panza, professore di sismologia dell’università di Trieste, Carlo Doglioni, docente di Scienza della Terra dell’Università di Roma, Antonella Peresan, ricercatrice dell’Università di Trieste, nonostante l’incontro di studio promosso dall’on. Scilipoti l’anno scorso, esattamente il 2 luglio 2012 in cui il Professor Alberto Carpinteri, Presidente dell’Istituto nazionale di ricerca metrologica, che aveva parlato di emissioni di neutroni come precursore sismico assieme alle emissioni acustiche ed elettromagnetiche, nonostante la sentenza del giudice Billi e la condanna della Commissione Grandi Rischi nessuno si prende la briga di pretendere la messa in sicurezza di quelle fabbriche.
Di Mina Cappussi
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