“E’ un problema che riguarda gli anziani, non ci tocca” così rispondono i ragazzi della movida. Appello al buonsenso delle persone da parte dei politici più influenti. La Nazione è zona protetta e la sanità è al collasso, molti scelgono l’isolamento volontario: solo collaborando ce la faremo
L’ultimo bollettino ufficiale di sabato 7 marzo contava 5.883 positivi al virus e 233 morti: il Covid-19 non ha fermato la movida del sabato. Incuranti dell’emergenza sanitaria che ci stava attendendo, in pochi hanno preferito restare a casa. Molti ragazzi, intervistati da alcuni reporter, parlavano e parlano di finto allarmismo, eccessiva preoccupazione, terrorismo psicologico perché, a detta loro, “è un problema che riguarda gli anziani, non ci tocca”. Bar e pub pieni ed affollati, senza alcun rispetto della distanza di sicurezza, benché, è necessario precisare, i proprietari stessi ci abbiano provato a far rispettare le norme igienico-sanitarie emanate dagli ultimi decreti. Poche ore dopo si è creato il caos: con la diffusione della bozza del decreto legge del governo, firmato intorno alle 3 della notte tra sabato 7 e domenica 8 marzo, che dichiarava la chiusura della Lombardia e di altre zone rosse, c’è stato un vero e proprio esodo di giovani e meno giovani, dai principali aeroporti, e dalle principali stazioni di Milano, che hanno fatto di tutto per riuscire a tornare a casa prima dell’emanazione ufficiale del decreto, evitando di restare bloccati nelle città che li hanno adottati, dato il divieto dell’indomani di spostarsi da quelle aree. Molti presidenti regionali e sindaci si sono appellati al buonsenso delle persone chiedendo loro di restare in tali zone evitando di portare in giro il virus o, se rientrati, di restare a casa in quarantena volontaria per rimediare al danno fatto con la propria “fuga”.
In Molise, Campania, Calabria, ed altre regioni, è stata disposta la quarantena a casa e l’obbligo di comunicare all’Asrem, al medico di base o al 1500 (numero di pubblica utilità istituito dal Ministero per la Salute) la propria presenza sul territorio nel caso in cui si provenisse dalla zona rossa. Michele Emiliano, governatore della Puglia, si appellava così ai propri conterranei dopo le immagini degli avvenimenti di Milano dello scorso sabato: “Fermatevi e tornate indietro. […] State portando nei polmoni dei vostri fratelli e sorelle, dei vostri nonni, zii, cugini, genitori il virus che ha piegato il sistema sanitario del nord Italia. Avreste potuto proteggervi come prescritto, rimanendo in casa e adottando tutte le precauzioni che ormai avrete imparato. Ma avete preso una decisione sbagliata. Non ho purtroppo il potere di bloccarvi ma posso ordinarvi di comunicare il vostro arrivo ai medici di famiglia e di rimanere a casa in isolamento fiduciario per 14 giorni”. Purtroppo, il buonsenso e il senso civico, perché anche di questo si tratta, non appartengono a tutti e molti sono coloro che hanno violato l’appello di evitare il maggior numero di contatti possibile con altre persone, rivolto loro non solo dal Presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, dai governatori di Regione, ma anche e soprattutto dalla maggior parte dei propri concittadini, chiaramente preoccupati per la situazione. E così in tanti, appena tornati dalla zone chiuse, si sono riversati nelle piazze e nei locali, vantandosi di essere sfuggiti al decreto, ignorando di agire contro la sicurezza delle proprie famiglie e dei propri conterranei (numerosi sono i video che sono in circolazione sul web a tal riguardo, ha spopolato il video di due ragazze di Agrigento che si vantavano, appunto, di essere appena tornate chi da Milano, per sfuggire al decreto e chi da Roma).
Per fortuna, tanti altri sono coloro che hanno preso decisioni diverse, restando nelle proprie case del Settentrione o decidendo l’isolamento volontario. È il caso di Marzia, molisana che lavora al Nord, che ha rivolto alla regione natia un messaggio di affetto e solidarietà, chiedendogli di resistere a quest’epidemia: “Caro Molise, potresti farmi il favore di presentarti? Tu forse non lo sai, ma per tanti sei una regione sconosciuta, un piccolo lembo di terra insignificante o addirittura un sassolino scomodo finito per sbaglio in quel magnifico stivale che è l’Italia. Lo sai che ti prendono tutti in giro dandoti del “Molisn’t”? Sai che significa questo? Che sei una negazione, significa che tu non esisti e che quindi se tu da domani smettessi di esistere, non fregherebbe niente a nessuno. A me invece piangerebbe il cuore perché tra quelle tue terre verdi e ridenti sono cresciuta e in mezzo all’ospitalità della tua gente “m’so fatta grossa”. La tua terra fu terra di popoli Sanniti. Di popoli guerrieri…perciò… Resisti Molise mio, stai attento! Ps: se non sono scesa è solo perché ti amo. M’steng a la casa. Dedicato a tutti i fuori sede che saggiamente e civilmente hanno scelto di rimanere spesso soli e lontani da casa pur di non portare a spasso il virus. Con Amore, Marzia”. Come Marzia, numerosi sono i ragazzi sensibili al tema, rispettosi delle nuove disposizioni in favore del bene comune, soprattutto consapevoli di aiutare coloro che potrebbero essere colpiti di più da questo nuovo virus.
Nella serata di lunedì 9 l’Italia è stata dichiarata zona protetta, sono state estese le limitazioni delle aree in cui si sono verificati i piccoli focolai per evitare che se ne creino altri. I dati diffusi dalla Protezione Civile sono allarmanti: il numero dei pazienti positivi al virus dall’inizio dell’epidemia è salito a 10.149, le persone attualmente positive sono 8.514, i guariti sono 1.004 e le vittime sono 631. La situazione sanitaria italiana è quasi al collasso, le terapie intensive sono ormai piene e, se la situazione degenerasse, i medici (già sottoposti a turni massacranti di 12 ore) sarebbero anche costretti a dover scegliere a chi salvare la vita, a discapito di altri (numerose sono le campagne per la raccolta di fondi con lo scopo potenziare le terapie intensive dei diversi ospedali italiani). Un epidemiologo di Harvard prevede che circa il 40-70 per cento della popolazione mondiale sarà infettata in quest’anno ed un consulente dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ne presume circa il 60 per cento. Il numero di persone contagiate a livello mondiale potrebbe triplicare se il virus non riuscisse ad essere contenuto, e, negli ospedali non ci sono posti letto e posti in terapia intensiva per tutti; se si ipotizzasse questa situazione per l’Italia, dove troppe strutture ospedaliere sono state chiuse nell’ultimo decennio, lo scenario sarebbe davvero surreale. L’unica cosa sensata che in questo momento si può fare è cercare di prevenire il contagio limitando i contatti superflui. Ci viene richiesto un piccolo sacrificio, se così si può chiamare, cioè quello di stare il più possibile in casa ed uscire solo in situazioni davvero necessarie (per lavoro, per problemi di salute, per procurarsi beni di prima necessità). Tanti proprietari di importanti catene o negozi locali hanno autonomamente scelto di prendersi una pausa evitando così gli affollamenti nei propri esercizi. Con buonsenso e collaborazione tutti dobbiamo fare qualcosa di utile per la nostra Patria, in una complicata emergenza sanitaria come questa.
Di Pamela Cioffi
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