Giallo su Luca Ventre, l’italiano, originario di Senise, deceduto a Montevideo. Lascia in Uruguay la compagna e la figlia di sette mesi. L’imprenditore, che aveva una società di import-export, si era recato all’Ambasciata italiana la mattina del primo gennaio. Tre versioni diverse sulla causa del suo decesso. Qual è la verità?
Giallo su Luca Ventre, l’italiano scomparso in Uruguay in circostanze ancora poco chiare, dopo essersi recato all’Ambasciata italiana di Montevideo, lo scorso primo gennaio. Dal comunicato ufficiale, diramato il giorno seguente dall’Ambasciata, si apprendeva che il soggetto si era recato lì nelle prime ore della mattina di Capodanno e, dopo aver scavalcato il recinto, si dirigeva verso gli Uffici. “Dopo l’arresto – si leggeva nella comunicazione – il connazionale è stato trasportato al Hospital de Clinicas dove purtroppo risulta sia successivamente deceduto”.
Giallo su Luca Ventre, la risposta dell’Ambasciatore italiano a Montevideo
I familiari chiedono giustizia e chiarezza sulla vicenda, intanto, Giovanni Iannuzzi, Ambasciatore d’Italia a Montevideo, risponde così a Gente d’Italia: “Continuiamo a seguire attentamente la vicenda di Luca e siamo in contatto continuo con il padre, Mario Ventre. Fin dalle prime fasi è stato stabilito un dialogo con il Ministero degli Esteri, con il ministro dell’Interno (Jorge Larrañaga), e con il Fiscal de corte y Procurador general de la Nación (Jorge Diaz Almeida). In ogni occasione è stato chiesto che le indagini siano rigorose e approfondite. Stiamo fornendo ogni collaborazione tanto alla magistratura locale che a quella italiana”.
Protezione in Ambasciata
Sembrerebbe che Luca Ventre si fosse recato all’Ambasciata italiana a Montevideo in cerca di protezione. “Mio fratello si sentiva minacciato. Aveva paura e voleva tornare in Italia. – Queste le rivelazioni di Fabrizio Ventre, fratello del 35enne deceduto, riportate da La Repubblica – Quando è entrato all’interno dell’ambasciata ha iniziato a urlare che qualcuno voleva fargli del male e che chiedeva protezione. Ma per tutta risposta, anziché essere protetto, nella nostra sede diplomatica è stato ucciso. E non lo dico io, ma l’addetto alla vigilanza lì presente, rispondendo alle domande dei magistrati uruguayani”.
I video della sicurezza
Grazie ad un avvocato in Uruguay, la famiglia del 35enne ha preso visione dei filmati della sicurezza, sia dell’Ambasciata che dell’ospedale in cui la vittima è stata trasportata, il referto dell’autopsia e i verbali degli interrogatori. Dopo essere entrato in Ambasciata, Luca Ventre si sarebbe trovato davanti un addetto alla vigilanza e un poliziotto uruguayano armato. Proverebbe ad uscire, ma verrebbe fermato. “Si vede il 35enne bloccato a terra dal poliziotto uruguayano, che per 22 minuti lo tiene fermo per il collo con una tecnica chiamata chiave di judo, fino a che l’imprenditore non si muove più” – si legge su La Repubblica.
Giallo su Luca Ventre, tre versioni differenti
Fanpage.it ha preso visione dell’autopsia. Sembra che il cervello presenti edemi compatibili con la morte da strangolamento. Però, dai documenti ufficiali, pare che la morte sia stata dichiarata per arresto cardiaco. A ciò si aggiungono tre versioni differenti riguardo al decesso di Luca Ventre.
Su Fanpage.it si legge che la prima versione, rilasciata da una dottoressa che ha preso turno al pronto soccorso dell’Hospital de la Clinica alle 8.00, dichiara che Luca le viene consegnato alle 8.06 già morto. La seconda versione, fornita dall’agente che ha ammanettato Luca in ambasciata, sosterrebbe che Luca fosse in stato di forte agitazione già nella volante che lo trasportava verso l’ospedale. Giunto lì, gli vengono somministrati dei farmaci senza un esame medico preliminare. Dopo undici il 35enne va in arresto cardiaco e, dopo più tentativi di rianimarlo, viene dichiarato morto alle 8.30. La terza versione, data da un’altra infermiera, sostiene che Luca entra al pronto soccorso con le convulsioni, non è in grado di parlare, e va in arresto cardiaco.
Qual è la verità?
La Repubblica rende noto che il padre, anch’esso presente in Uruguay, è stato avvisato della scomparsa del figlio in netto ritardo. Inoltre, Sergio Colaiocco, sostituto procuratore della Repubblica di Roma, lo scorso 22 gennaio ha aperto un’inchiesta a riguardo.
“Luca è stato ucciso e si tratta ora di stabilire ufficialmente soltanto in che luogo sia deceduto, affinché possa essere chiaro chi sia competente a indagare, se l’Italia o l’Uruguay. – Sostiene a La Repubblica Fabrizio Ventre, fratello della vittima – Mi sembra comunque evidente che mio fratello sia morto all’interno dell’ambasciata e che dunque la competenza sia della magistratrura italiana”.
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