Mia madre segregata Covid. Sara Di Cristofaro è un’insegnate di 37 anni di origini molisane residente in Abruzzo, Sara denuncia le condizioni in cui è costretta a stare la madre a causa del Covid, e per questo confida nell’aiuto di un pubblico più vasto in modo che qualcuno intervenga.
“Mia madre è un’operatrice socio sanitaria presso la RSA “San Nicola” di Castel del Giudice (Is) e dal 9 dicembre si trova rinchiusa in tale struttura in quanto il sindaco del paese e l’Asrem nella regione Molise vietano sia lei che gli altri operatori di poter uscire. Prima del 9 dicembre i tamponi molecolari effettuati a tutti gli ospiti ed al personale che si trova nella struttura indicata e quello di mia madre risulta negativo. Rientra a lavorare il 9 in quanto era in malattia per alcuni giorni. Una comunicazione ordina di dovere restare nella struttura dal 12 dicembre fino al 18 dicembre. Tale ordinanza non viene da me letta e neanche da mia madre. La cerco sul sito del Comune e su quello dell’Asrem ma non vi è traccia. Il 18 effettuati altri tamponi al personale e ai pazienti e l’esito viene divulgato il 19.”
“Il 19 stesso mia madre accusa sintomi quali febbre, tosse e mal di ossa, il tampone è positivo. Risultano positivi anche altri operatori i quali continuano a restare nella struttura e a lavorare. Il sindaco in seguito emana un’altra ordinanza dove ordina di restare ancora nella struttura fino al 21 dicembre. Il 21 dicembre il sindaco comunica che codeste persone devono restare nella struttura. Mia madre continua a spiegare che l’ambiente in cui si trova non permette la cura dalla malattia. E’ necessario per lei andare in isolamento domiciliare presso un’altra abitazione. Ma ciò non viene ascoltato e gli viene ribadito di non poter uscire ma di dover restare lì”
Mia madre segregata Covid, è sempre stata una grande lavoratrice
Sara continua dicendo “Mia madre ha 62 anni ed è sempre stata una grande lavoratrice, non per altro era consapevole di ciò che poteva accadere lavorando in un centro del genere in questa pandemia, ma non è possibile uscirne fuori se non è in completo isolamento in quanto vi è altro personale che circola, non riceve i pasti ad orari consoni dato che il poco personale che c’è deve lavorare prima per i pazienti e poi pensare alle operatrici positive a letto. Stare lì su di un letto mentre intorno gira altro personale, senza un adeguato sostegno. Inoltre lo spostamento presso un’altra abitazione in isolamento, senza tornare dalla propria famiglia per evitare il contagio non è possibile” Sara afferma che questo sia sequestro di persona e che questo non è tutelare la salute delle persone bensì farle soffrire ancora di più.
Il 22 dicembre Sara ha contattato il dipartimento di igiene e prevenzione e dopo ore è riuscita a parlare con la Dott.ssa Montanaro la quale afferma che loro non c’entrano nulla e che per tale spostamento posso solo fare richiesta al legale rappresentante della struttura ed al sindaco che ha emesso l’ordinanza. Sara chiede aiuto e conclude dicendo che “non si possono costringere le persone a curarsi in situazioni del genere pur avendo la possibilità di andare in isolamento come previsto dalla legge!”
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