Il più grande vulcano d’Europa e del Mediterraneo si estende sui fondali del mar Tirreno, tra Calabria e Sicilia, per ben 70 chilometri. Ma preoccupano più gli studi che prevedono un terremoto disastroso tra Calabria e Sicilia. IN serata ancora una scossa 4.4 in Grecia…
Terremoti di forte intensità in Grecia (l’ultima, qualche ora fa, alle 22.53 del 9 febbraio, di Magnitudo M 4.4) sequenza sismica di attenzione in Calabria, sul web rimbalza il timore per il Marsili, il più grande vulcano d’Europa e del Mediterraneo, che si estende sui fondali del mar Tirreno, tra Calabria e Sicilia, lungo 70 chilometri e con una larghezza di oltre 30 chilometri
Al di là delle informazioni sensazionalistiche, va detto che è un vulcano ancora attivo, e potenzialmente esplosivo, secondo il gruppo di ricerca internazionale che comprende l’Istituto per l’ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Iamc-Cnr) e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma (Ingv), in collaborazione con l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti, la Schlumberger Information Solutions di Madrid, la Leibniz University di Hannover e la società Eurobuilding Spa di Servigliano.
La nave oceanografica Universitatis è stata utilizzata per questa ricerca, che ha scalzato le precedenti acquisizioni che consideravano cessata, all’incirca 100 mila anni fa, l’attività eruttiva del vulcano. Ceneri e lapilli risalenti a 3000 anni fa stravolgono le conoscenze su questo gigante sommerso. In seguito a tali studi, il Marsili si inserisce nella lista dei vulcani italiani attivi come Vesuvio, Campi Flegrei, Stromboli, Etna, Vulcano e Lipari.
Fu un ricercatore italiano, Luigi Marsili, che nei primi anni del secolo scorso, individuò, nelle profondità delle acque del mare Mediterraneo, la presenza di un vulcano che, stando alle stime del CNR, sarebbe il più grande d’Europa, e che ospiterebbe una camera magmatica delle dimensioni di quattro chilometri per due.
Luigi Marsili diede il suo nome al vulcano che aveva scoperto, ubicato nella porzione meridionale del mare mediterraneo, alla distanza di 140 chilometri dalle coste siciliane e a 150 chilometri da quelle calabresi. Se non fosse sottomarino, lo vedremmo come una montagna alta circa 3.000 metri; per raggiungere la sua vetta, invece, è sufficiente scendere ad appena 450 metri di profondità. I recenti studi scientifici documentano la presenza di numerose frane lungo le pareti, foriere del suo imminente risveglio. Ma “imminente” è una parola grossa nella linea del tempo geologico. L’eventuale e speriamo più lontano possibile cedimento dei suoi versanti, muoverebbe milioni di metri cubi di materiale, che potrebbero determinare la comparsa di un maremoto di notevole portata. In conseguenza di tali smottamenti, si originerebbero movimenti tellurici capaci di incrementare ulteriormente la violenza dei maremoti, tanto da portare alla distruzione, nel volgere di pochi minuti, delle vicine coste calabresi e siciliane, e, successivamente, di quelle più lontane. Ma si tratta di ipotesi, che si verificherebbero solo in caso di eruzione. Il che potrebbe avvenire anche tra due o tremila anni. Il problema, semmai, sarà di quelli che verranno che magari, nel frattempo, si saranno trasferiti su un altro pianeta!
L’attività vulcanica, lo ripetiamo, si esprime su una scala di tempo geologica. Significa che le fasi parossistiche dell’attività vulcanica hanno tempi di ritorno molto lunghi di centinaia, anche migliaia di anni. “E’ vero – ammettono gli esperti – che il Marsili è un vulcano attivo potenzialmente molto pericoloso, ma questa non vuol assolutamente dire che la sua eruzione sia imminente né tantomeno che lo sarà nel giro di pochi anni”.
Ben più imminente, secondo gli scienziati e come risultato di numerosi studi indipendenti, è il verificarsi di un possibile terremoto di fortissima intensità, pari a 7.5 di Magnitudo della Scala Richter, tra Calabria e Sicilia. Ecco che tra le conseguenze ci potrebbe essere anche la sollecitazione del Marsili. Di certo ci sarebbe l’esplosione delle centrali chimiche e petrol-chimiche che insistono nella zona: e quella sì che sarebbe una conseguenza tragica per l’Italia.
Ma al Parlamento italiano 630 deputati e 315 senatori, più i senatori a vita: tutti, tranne i rappresentanti Cinquestelle, sono impegnati a mantenere stipendi vergognosi, prebende e facilitazioni. Non hanno certo tempo per programmare la messa in sicurezza di quelle industrie, piuttosto tacciano di allarmismo chi, come UN MONDO D’ITALIANI, mette in guardia i cittadini.
“Piuttosto – le dichiarazioni del geologo Lucio Arboretti, su Periodico Dayly – sarebbe importante sensibilizzare l’opinione pubblica sul modo di comportarsi in caso di evento sismico, questo si poiché per troppo tempo si è taciuto sul fatto che l’Italia è un paese ad alto rischio sismico e più in generale idrogeologico. Il nostro è un territorio instabile proprio a causa della sua genesi e conformazione geologica. Nessun allarmismo, ma tanta, tanta informazione, quella “vera”, scientifica ed attendibile, campagne di sensibilizzazione e preparazione agli eventi. Questo ci vuole“.
E dunque, per stimolare le istituzioni ad intervenire è necessaria un’opera di informazione alla gente, affinché chieda a gran voce le azioni di prevenzione, compresa la messa in sicurezza del polo chimico e petrolchimo che, in caso di sisma, si trasformerebbero in una vera e propria bomba ad orologiera, pronta a scatenare l’inferno.
di Mina Cappussi
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