A Viterbo un interessante Convegno ha approfondito l’intendimento normativo della legge 54/2006 sulla crescita e cura della prole postuma alla disgregazione del principale legame genitoriale. Al maggiore numero di operatori introdotti nei Servizi Sociali, corrisponde una minore formazione adeguata ed un ridotto profilo professionale. Il prof. Cesare Massimo Bianca aveva intravisto da subito i limiti applicativi della legge. Proprio su questa base il Programma di Ricerca del Ministero dell’Università ha finanziato lo studio dell’Università Sapienza di Roma volto ad effettuare un’indagine esplorativa sull’applicazione della legge nei Tribunali di Roma, Milano e Campobasso
VITERBO – Il titolo era certamente impegnativo: “Affido condiviso: esperienze e fallimenti. Problematiche psicodinamiche nella cura dell’evoluzione del minore” e lo schieramento di competenze alla pari. E’ così che sabato 9 ottobre, la Sala Regia del Palazzo dei Priori ha accolto un nuovo successo del Centro di Promozione Culturale Tyrris onlus di Viterbo, dove avvocati, psicologi, criminologi, esperti di chiara fama hanno affrontato il delicatissimo tema. I complimenti al Presidente Massimo Cevoli ed al Direttore Rita Giorgi che, a distanza di un anno dall’importante altra iniziativa di Villa Lante sullo Stalking, hanno replicato successo e partecipazione. Gli interventi sono stati molteplici e ci ha stupito la prevalente presenza femminile, sia nei relatori che nella platea. Una sensibilità legata all’innato istinto materno, che non coincide con la rivendicazione dei padri, a cui le cronache ci hanno abituato nelle ultime settimane, ai danni di particolari donne che, invece, in questa sede sono state qualitativamente e numericamente ben rappresentate. E sono proprio i numeri, dichiarati da Chiara Trapani (Avvocato Civilista del Foro di Viterbo e Presidente della Camera Minorile della stessa città) sui dati delle separazioni, divorzi ed altrettante contese di padri e madri a lasciarci veramente impressionati, oltretutto in crescita, e il ricordo del “c’eravamo tanto amati” sovente, e purtroppo, vive nell’unico strumento col quale è possibile fendere il colpo doloroso all’avversario e si chiama figli. Si individuano i reati, Massimo Pistilli (Avvocato Penalista del Foro di Viterbo) spiega quali e li circoscrive ad articoli precisi del codice penale. Sembrerebbe tutto assolutamente chiaro e normale, se non fosse che i protagonisti in argomento sono esseri umani legati da vincoli di parentela generati nel sangue, e lo scorrere rapido delle slides sul maxi schermo, per marciare correttamente nei tempi organizzativi, non riesce a rimuovere la riflessione fissa e drammatica sulla questione. Il legislatore ha voluto porre una tutela del minore e il suo indisponibile diritto di crescere con un rapporto equilibrato e di paritetica frequentazione dei genitori. Si è orientato alla normativa europea; ha stabilito che ai genitori spetta ad entrambi il vivere alla pari il ruolo che hanno scelto. Abbiamo anche capito che nonostante la validità, ed il necessario supporto legale per definire la lacerazione coniugale, sul fronte figli esso non basta perché all’avvocato spetta l’azione in Tribunale, mentre nella vita normale il richiamo è all’intervento di altri operatori sui quali, almeno sul versante sociale, non è risparmiata la critica. E’ Pompilia Rossi (Avvocato esperto in diritto di famiglia e minorile – Curatore speciale di minori di Roma) che introduce l’argomento dei Servizi Sociali e il suo brillante intervento non fa una piega, anzi, lo condividiamo nei passi più incisivi ove rimarca che, a maggiore numero di operatori introdotti, corrisponde una minore formazione adeguata ed un ridotto profilo professionale. Eppure, assai di rilievo è l’importanza che la relazione socio-ambientale produce nel ruolo processuale. Una redazione che l’Assistente Sociale dovrebbe impegnarsi ad effettuare con indagine oggettiva e che spesso invece formula sul “riferito”, chiaramente genitoriale, il che non consente, ovviamente, al Magistrato, acquisito in giudizio il documento, una valutazione reale ed oggettiva sulla quale emettere con equità la sentenza. Vero che i mezzi sono pochi, altrettanto vero che il limite delle risorse impiegate non è il solo, quando contribuisce negativamente il concorrere di una formazione specifica diffusamente scarsa. La legge 54/2006 ha altresì incluso la prestazione di esperti, definiti mediatori familiari, utilizzati nelle proprie competenze professionali al fine di valorizzare l’altra figura genitoriale, che promuovessero distensioni nel favorire il rapporto con l’altro genitore, coadiuvandolo nella sana condotta, necessaria non solo alla sopravvivenza economica, ma all’indispensabile cura ed assistenza nella crescita educativa ed alla vita affettiva della prole. Così, ha evidenziato la dr.ssa Danila Pescina (psicologa e criminologa) nel suo intervento in fase conclusiva della giornata. I quesiti e l’inquietudine però sono molteplici. Ci si chiede difatti, a distanza di quattro anni dalla sua promulgazione: l’affido condiviso è riuscito nel suo principale intendimento? Di fatto, è migliorata la condizione dei minori, la divisione dei ruoli e la condivisione degli affetti dei genitori? Nonostante l’intento del legislatore e l’intensità degli interventi che ce lo hanno spiegato, il dubbio resta.
In realtà, che la legge 54/2006 avesse bisogno di “aggiustamenti” si sapeva già da tempo. Le modifiche apportate all’art. 155 del Codice Civile erano improcrastinabili, stante la situazione di fatto dei Tribunali italiani alle prese con l’escalation di divorzi e relative contese per l’affidamento dei figli. Il prof. Cesare Massimo Bianca, Presidente della Commissione ministeriale di studio e revisione della normativa e membro della Commissione che si occupa di Diritto di famiglia e minori aveva intravisto da subito i limiti applicativi della legge. Proprio su questa base il Programma di Ricerca del Ministero dell’Università ha finanziato lo studio dell’Università Sapienza di Roma volto ad effettuare un’indagine esplorativa sui possibili cambiamenti verificatisi nell’attività dei Tribunali italiani a seguito dell’entrata in vigore della norma che detta disposizioni in materia di separazione dei genitori e affido condiviso dei figli, volta a monitorare i processi psicosociali che potrebbero ostacolare o favorire la realizzazione dell’affidamento condiviso, analizzare le motivazioni e i criteri presenti nelle sentenze dei giudici nel predisporre l’affido condiviso, effettuare il confronto con la precedente prassi giuridica, sbilanciata verso l’affidamento esclusivo alla madre, verificare, a seguito dell’introduzione della legge, i cambiamenti nella prassi degli interventi psicologici specialistici: la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), e la Mediazione Familiare, quest’ultima purtroppo ancora poco utilizzata, nonostante le specifiche previsioni della stessa legge 54, che ha messo al centro del la norma il superiore interesse del minore, così come sancito dalla Convenzione di New York. La sottoscritta ha condotto la ricerca, in qualità di Counselor, Mediatore familiare ed esperto di Diritto Minorile, presso il Tribunale di Campobasso (incluso nel progetto assieme ai Tribunali di Roma e Milano).
Di Anna Ovidi
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