Agnone convento20 anni di lavori forzati per ciascuno. Hanno pugnalato un uomo che aveva urtato un compaesano nel mettersi il cappotto. Anzi, il tabarro…Le arringhe degli avvocati Ferrara e Fazio, la requisitoria del il P.M. Cav. Nubila, gli avvocati Pinto e De Marco
Due colpi di pugnale per aver urtato un compaesano. Muore così Nicola Iaciancio, dopo essere stato percosso col manico della pistola. Altri tempi, si dirà, quando la tensione era a fior di pelle e le offese si lavavano col sangue: in duelli ufficiali all’alba, alla presenza di “padrini”, o durante fughe rocambolesche che pare di sentir risuonare ancora oggi lungo le strade lastricate di Agnone, l’Atene del Sannio, come è chiamata la città dell’Alto Molise che fa da scenario alla storia che stiamo per raccontare. O meglio, lasciamo che la racconti l’autore dell’articolo che, nel giornale La LIBERTA’ di nell’Anno 1877, così scriveva:
“Il giorno 16 aprile 1876 in Agnone Nicola Iaciancio, uscendo da una bettola, fece per avvolgersi nel tabarro, e per caso urtò col gomito Luigi Cerimele. Questi se ne dispiacque e profferì qualche parola ingiuriosa, che il Iaciancio ripetette alla sua volta. Adirato il Cerimele trasse un pugnale per inveire contro il Iaciancio, ma fu trattenuto da Felice Sabelli. Accorse allora sul luogo, armato di rewolvers, Vincenzo Cacciavillani, cognato del Cerimele, e liberato sì costui dalle mani del Sabelli che lo tratteneva, insieme si diedero ad inseguire il Iaciancio che si era allontanato; e li seguì pure Giuseppantonio Cerimele, germano dell’altro.
Raggiunto il Iaciancio Vincenzo, Cacciavillani pel primo lo percosse sulla fronte col manico del rewolvers, Giuseppantonio Cerimele lo afferrò per la giacca rovesciandolo a terra e Luigi Cerimele lo ferì con due colpi di pugnale che dopo pochi istanti lo resero cadavere. Dopo lunghissima discussione e dietro le conclusioni della parte civile rappresentata dagli avvocati Ferrara e Fazio, il P.M. Cav. Nubila chiese un verdetto affermativo di omicidio volontario per Luigi Cerimele e di complicità necessaria per gli altri due.
I difensori degli accusati Pinto e De Marco chiesero per l’autore dell’omicidio diverse scuse e le circostanze attenuanti e per gli altri due un verdetto negativo. I giurati si uniformano alla requisitoria del P.M. per Luigi Cerimele Vincenzo Scacciavillani e mandarono assolto Giuseppe Antonio Cerimele. La corte con danno i due primi a 20 anni di lavori forzati per ciascuno”.
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