Il palcoscenicoil 20 dicembre, alle 17.00, è quello del Teatro Italia in via Bari e lo spettacolo “Aggiungi un posto a tavola” a cura dei ragazzi dell’ematologia pediatrica dell’Università la Sapienza. L’ABIO promuove l’umanizzazione dell’ospedale. Si dice che il Natale sia la festa della gioia, della bontà, del cuore. Si dice e lo è. Natale è, soprattutto, la festa dei bambini. Bambini belli, bianchi, neri, italiani, africani, europei, sani e ammalati. I bambini usano le difficoltà per riprovarci e vincere le sfide, qualunque esse siano. Noi adulti, spesso, usiamo gli insuccessi per evitare di agire.
“Aggiungi un posto a tavola” il 20 dicembre 2010 va in scena in una versione molto speciale. Non perché cambierà il testo o perché sarà meno bello o interessante, ma perché avrà una location e un gruppo d’attori d’eccezione.
Il palcoscenico il 20 dicembre, alle 17.00, è quello del Teatro Italia in via Bari. L’ingresso sarà libero e lo spettacolo a cura dei ragazzi dell’ematologia pediatrica dell’Università la Sapienza.
Anche se i bambini sanno adattarsi a molte situazioni, l’impatto con le strutture ospedaliere o le lunghe degenze o i bisogni che ne conseguono, non sempre sono facili da gestire.
Questo lo sanno molto bene i volontari dell’ABIO, Associazione per il Bambino In Ospedale (ONLUS), rappresentante italiano dell’EACH (European Association for Children in Hospital), fondata nel 1978.
L’ABIO promuove l’umanizzazione dell’ospedale e cerca di sdrammatizzare l’impatto del bambino e della sua famiglia con le strutture sanitarie.
Il sorriso di un volontario accanto ad ogni bambino in ospedale, è un diritto di tutti. L’obiettivo primario è ridurre al minimo il potenziale rischio di trauma che ogni ricovero presenta, collaborando con le diverse figure operanti in ospedale per attuare, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo, una strategia di attiva promozione del benessere del bambino.
Il volontario ABIO si muove su un duplice territorio.
Per quanto riguarda il bambino, il volontario ABIO lo accoglie al momento del ricovero e facilita il suo inserimento in reparto, lo assiste durante le visite ambulatoriali intrattenendolo e distraendolo durante l’attesa, collabora con il personale sanitario a prepararlo alle varie procedure terapeutiche cui verrà sottoposto (iniezioni, prelievi, radiografie, interventi chirurgici), rende più accoglienti i reparti con decorazioni e arredi, garantisce al bambino una presenza rassicurante in assenza della madre o di altri familiari e promuove attivamente attività ludiche, valorizzando gli aspetti simbolici, comunicativi e relazionali che il gioco può assumere nel contesto ospedaliero.
Mentre, nei confronti dei genitori, il volontario contribuisce a sdrammatizzare la malattia del bambino, ascoltando i loro problemi ed offrendosi come tramite in un ambiente sconosciuto, fornisce informazioni sul comportamento da tenere e le norme da rispettare nell’interesse di tutti, informa sui servizi, supporti e agevolazioni e assicura una presenza amica accanto al bambino, permettendo al genitore di assentarsi serenamente per provvedere ad eventuali incombenze.
Si dice che il Natale sia la festa della gioia, della bontà, del cuore.
Si dice e lo è. Natale è, soprattutto, la festa dei bambini.
Bambini belli, bianchi, neri, italiani, africani, europei, sani e ammalati.
Girare per le corsie degli ospedali in questi giorni di festa potrebbe sembrare poco felice, soprattutto nei reparti di pediatria perché, ad una prima occhiata, appare stridente la sovrapposizione tra lo scintillio, il bagliore delle luci, dei colori, dei pacchetti e degli addobbi per le strade e tra una corsia d’ospedale.
E, invece, non è proprio così.
Andare a trovare questi bambini fa sì che si esca dagli ospedali in un modo completamente diverso da come siamo entrati. Hanno una naturalezza nell’affrontare quello che vivono dalla quale noi adulti dovremmo prender esempio; è un echeggiare di risate, di allegria e colore che riempiono l’anima e gli occhi. È un via vai di sorrisi, capricci, giochi e lacrime: di vita da bambini. L’unico stridore, e stavolta ad un’occhiata approfondita, resta solo il nostro sguardo da adulto, se non impariamo nulla dalla loro spontaneità, dalla forza, dalla volontà che possiedono questi piccoli. I bambini usano le difficoltà per riprovarci e vincere le sfide, qualunque esse siano. Noi adulti, spesso, usiamo gli insuccessi per evitare di agire.
di Stefania Paradiso
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