Freedom a Roccamandolfi tra tradizioni, storia e cultura. La puntata andrà in onda a gennaio 2021 su Italia 1
Freedom a Roccamandolfi mostrare il meraviglioso ponte tibetano insieme al castello longobardo. Roberto Giacobbo arriva nella nostra splendida Regione per farla conoscere a tutti nel mese di Gennaio 2021 su Italia uno. Oltre alle meraviglie storiche, è stata molto apprezzata la cucina locale, a cui è stata dedicata gran parte del tempo.
Freedom a Roccamandolfi e il ponte tibetano
Il Molise pur essendo una regione molto piccola è ricca di storia e cultura. Vantiamo numerose aree protette, grazie ai floridi boschi tra l’Appennino abruzzese e il sannita. Per fare un esperienza mozzafiato basta andare a Roccamandolfi che ha origini medievali, e il castello ne è testimone. A livello escursionistico, ci sono differenti percorsi naturalistici e anche la possibilità di attraversare un ponte tibetano. Ma cos’è questo famoso ponte? E’ una struttura che collega 2 sponde, ed è sospesa per diverse centinaia di metri di altezza. E’ costruito con l’aiuto di 3 funi, in acciaio, in tensione tra loro, cosi da e avere l’oscillazione al minimo.
Il ponte tibetano del Comune di Roccamandolfi si trova nei pressi dell’antico castello medioevale (Sentiero dei Fringuelli). È un capolavoro di ingegneria e carpenteria metallica costruito da una ditta molisana, “Michele Iezza”, per valorizzare il suggestivo paesaggio di quel tratto del Matese molisano. Un’esperienza immancabile per chi ha uno spirito avventuroso e, soprattutto, per chi non soffre di vertigini.
Freedom a Roccamandolfi e il castello longobardo
Nel periodo medievale, Roccamandolfi, apparteneva alla contea di Bojano. Ma nel periodo Normanno la sua appartenenza cambiò, e passò a quella del Molise. Il Castello apparteneva a Carlo Pannone. Alla Rocca Maginulfi sono legati due importanti episodi. Nel 1195 vi trovò rifugio, Ruggero di Mandra, conte di Molise e discendente di Riccardo, personaggio eminente della corte normanna. Egli, nel 1196, resistette all’assedio della rocca da parte delle truppe imperiali, finchè non fu costretto ad arrendersi. Nel 1220 Federico II ordinò l’abbattimento di tutte le fortezze che potevano rappresentare un pericolo per il potere centrale.
Tra queste rientrava Roccamandolfi il cui signore Tommaso da Celano non chinò la testa di fronte all’ordine. Si rinchiuse nel castello con i suoi figli e la moglie Giuditta, cercando l’assedio. Tutto ciò fu inutile, in quanto la donna addolorata dalle condizioni dei soldati si arrese. Così, il castrum di Rocca Maginulfi fu demolito per ordine regio ad opera del Conte di Acerra. In seguito alla distruzione della Rocca gli abitanti furono costretti a trasferirsi ed il paese fu ricostruito più in basso nel luogo detto Casale. Dopo questi eventi castello e borgo persero d’importanza e cominciarono a passare da un feudatario all’altro.
Le reliquie di San Liberato
L’episodio che segna la storia religiosa di Roccamandolfi è l’arrivo delle reliquie di S. Liberato. Anna Pignatelli, Duchessa di San Demetrio e Signora della Terra di Roccamandolfi, chiese al Papa Pio VI le reliquie di un santo da collocare nella chiesa di San Giacomo Maggiore, perché fosse onorato come protettore. Il 21 marzo 1780 papa Pio VI concesse alla duchessa il corpo di San Liberato martire. Tutti i roccolani in processione le portarono alla chiesa di San Giacomo Maggiore ove vennero esposte per essere venerate dai fedeli.
Nel 1794, il vescovo di Bojano ordinò che dall’ anno successivo la festa di San Liberato si svolgesse la prima Domenica di giugno, in coincidenza con la transumanza. Il fenomeno del Brigantaggio si fece fortemente sentire. Sabatino Maligno, capo di una delle bande, viene ucciso dai propri compagni. La sua testa mozzata messa in una gabbia di ferro ed attaccata al campanile, vi restò per anni. Con la sua morte si conclusero dieci anni di terrore per la gente del Matese.
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